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di Antonio Tamarozzi

Salve, sono un ristoratore di Modena.
Con i miei soci abbiamo deciso di aspettare a riaprire, primo perché abbiamo una piccola trattoria ed abbiamo calcolato che, se facciamo rispettare le distanze dai tavoli, non potremmo servire che 6 tavoli da 2 persone alla volta, perciò non riusciremmo a coprire le spese.

Secondo, abbiamo voluto vedere come gli altri nostri colleghi avrebbero gestito la riapertura, per poterci preparare al meglio ed essere perfettamente organizzati quando finiremo le settimane di cassa integrazione che abbiamo richiesto per i nostri dipendenti.

La cosa che volevo far notare, guardandomi intorno, è che a noi gestori di locali si chiede di rispettare regolamenti rigidi, ma basta uscire dai locali stessi e a pochi metri dall’entrata si può notare, in mezzo alla strada o a passeggio in centro, molte persone che non rispettano le distanze, non hanno le mascherine e se ne fregano altamente delle regole.

Senza contare le manifestazioni di piazza di politici e gilet arancioni, che non hanno nessuna conseguenza legale e non ricevono nessuna multa per gli assembramenti palesi che possono mettere a repentaglio la vita degli altri cittadini e provocare nuovi focolai.

Ci chiediamo allora: è giusto lasciare i cittadini ed i politici liberi di fare ciò che gli pare e massacrare di regole i locali ed i gestori? Che oltre al rischio contagio devono anche affrontare le problematiche economiche dovute al calo di clientela? Non sarebbe il caso di essere rigidi con tutti? Altrimenti diventa ancora più difficile, per noi gestori, obbligare clienti e dipendenti ad un rispetto delle stesse regole all’interno del nostro locale.

Non dico che sia facile da gestire e da risolvere, ma è un problema oggettivo che i locali devono affrontare tutti i giorni.

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