La camorra, l’aerospaziale, la politica. Puntava in alto, molto in alto, Adolfo Greco, il dominus di un sistema corruttivo della politica che si nutriva anche delle collusioni e le connivenze dell’imprenditore coi clan cutoliani e poi, più recentemente, coi clan di Castellammare di Stabia. Nel 2014 Greco puntava a fare pressioni (o è meglio scrivere lobbying, ndr?) sul primo governo Renzi per ‘salvare’ il cognato, l’ingegnere Leopoldo Verde, Dg del Cira di Capua, dal terremoto che stava per abbattersi sul management del centro di ricerca aerospaziale dopo l’arresto del presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana (e anche del Cira) Enrico Saggese. Come? Attraverso un intervento sul deputato Antimo Cesaro che a sua volta avrebbe dovuto intercedere con il ministro della Ricerca Scientifica Stefania Giannini. All’epoca Cesaro e Giannini erano espressioni di Scelta Civica, il partito in cui militava il figlio Luigi Greco, consigliere comunale di Castellammare di Stabia. “Sono amico di Montezemolo” dice Adolfo Greco in un’intercettazione. Non sappiamo se è vero. Sappiamo però che Montezemolo, fautore con Monti del progetto di Scelta Civica, fu a Castellammare di Stabia per un evento elettorale delle politiche 2013. E in prima fila ad accoglierlo c’erano Greco padre e figlio.
E’ di sei anni fa il calendario della vicenda che emerge dalle carte depositate con l’ultimo arresto di Greco (recentemente annullato dal Riesame), accusato dalla Procura di Torre Annunziata retta da Pierpaolo Filippelli di aver corrotto i parlamentari di Forza Italia Luigi Cesaro e Antonio Pentangelo (che rischiano gli arresti domiciliari, decideranno le camere di appartenenza). L’imprenditore del latte avrebbe versato tangenti e regalato rolex per accelerare all’interno dell’amministrazione provinciale di Napoli l’iter del permesso a costruire appartamenti nell’ex area Cirio di Castellammare.
Nel 2014 Greco, Verde e Saggese sono i tre lati di un triangolo di interessi comuni. Le telefonate e le ambientali trascritte dalla polizia e consegnate al pm Andreana Ambrosino raccontano una storia che li riguarda. Raccontano le paure di Verde quando i giornali iniziano a pubblicare le prime notizie su Saggese indagato per concussione nell’ambito della gestione dell’Asi. Verde e Saggese sono in ottimi rapporti. L’ingegnere teme che l’indagine sul presidente possa essere l’inizio della fine per il suo ruolo di Dg in Cira. Così – riassume la polizia in una richiesta di proroga delle intercettazioni del 7 marzo 2014 – chiama il cognato Greco per chiedere un consiglio. “Insieme – sottolineano i poliziotti – decidono di invitare Saggese per un week end in costiera”. Gli mettono a disposizione una stanza dell’Holiday Inn di Cava dei Tirreni, una delle tante proprietà del gruppo Greco, a pochi chilometri dalle bellezze della costiera amalfitana. Greco gli presenta il suo avvocato. “Qualche giorno dopo la sua vacanza in Campania Saggese viene arrestato”.
Ed iniziano le danze. Le sorelle Rega, mogli di Greco e Verde, danno sfogo alle loro preoccupazioni in una lunga telefonata. Una delle due pronuncia una frase strana: “Ma tu ti ricordi l’ex direttore (del Cira, ndr) che scempio che ha combinato? Ha chiuso in rosso, ha rubato soldi e tutto il resto a seguito…”. Dalle confidenze che si scambiano le sorelle si capisce che con l’arresto di Saggese Verde è piombato nello sconforto. E si lascia andare al telefono. Dice agli interlocutori di temere che l’assessore regionale Pdl Sergio Vetrella e altri politici di quell’area “stiano organizzando una manovra, approfittando dello scandalo Agenzia Spaziale Italiana, per chiedere al ministro l’azzeramento dei vertici del Cira”. Tra i quali lui.
Greco quindi organizza la controffensiva. Scrivono i poliziotti nella richiesta di proroga delle intercettazioni: “Da quanto appreso Greco Adolfo decide di utilizzare le proprie aderenze politiche ed attraverso il figlio Luigi interessa il politico di riferimento Antimo Cesaro che dovrà poi intervenire con il ministro Giannini, in quanto appartenente al medesimo partito politico, Scelta Civica, per scongiurare la rimozione del cognato dall’incarico ricoperto”. Infatti il 1 marzo 2014 Luigi Greco viene intercettato al telefono con Antimo Cesaro. Greco jr chiede un appuntamento al deputato: “Io ti dovrei parlare… insieme a mio zio…”. Antimo Cesaro lo concorda per il venerdì successivo. Secondo gli inquirenti che hanno ascoltato tutte le conversazioni “l’esponente politico nell’incontro garantirà a Luigi il suo intervento presso il Ministro che dovrà incontrare per una riunione già prevista”. Il finale è noto, Verde verrà comunque rimosso dall’incarico, ma continuerà a ricevere il lauto stipendio da Dg: 160mila euro annui.