"Speravo che il M5s e il Pd replicassero l’accordo del governo nazionale anche a livello locale, ma purtroppo non sarà così. Per questo noi faremo argine alla destra pericolosa di Matteo Salvini”, ha raccontato il capolista a Livorno
Dalle Frattocchie alla Casaleggio Associati. Dall’impegno antimafia – tra la fondazione Caponnetto e Libera Toscana – a quel caffè nel bar di Salvatore Provenzano, nipote acquisito di Bernardo, durante la campagna elettorale che gli costò la scomunica di Luigi Di Maio da candidato del M5s a Corleone. Di giravolte politiche, Maurizio Pascucci se ne intende. E ora è arrivata solo l’ultima: dopo l’espulsione dal Movimento 5 Stelle, ha deciso di candidarsi alle regionali toscane con una lista in sostegno del candidato renziano Eugenio Giani. Il nome della lista, ironia della sorte, dice tutto: “Svolta”. Eppure, dice Pascucci a ilfattoquotidiano.it, non c’è alcuna contraddizione in questa scelta e nessuna ricerca di una nuova poltrona: “Vengo dal mondo della sinistra e lì ho deciso di tornare – dice orgoglioso – speravo che il M5s e il Pd replicassero l’accordo del governo nazionale anche a livello locale, ma purtroppo non sarà così. Per questo noi faremo argine alla destra pericolosa di Matteo Salvini”.
Nato a Poggibonsi (Siena) l’8 agosto 1964, Pascucci è cresciuto a Cecina, piccolo comune sul mare a sud di Livorno, dove per anni ha fatto il cameriere e poi il titolare della pizzeria “La scaletta”. Qui inizia anche la sua carriera politica: prima le Frattocchie, poi il centro studi Comsomol di Mosca in pieno comunismo sovietico e quindi la tessera della Federazione giovanile Comunista. Poi, per un decennio (1990-2001), è assessore comunale alla Qualità della Vita del Comune – sempre rosso – di Cecina. Alla politica, Pascucci ha sempre unito la lotta antimafia: dopo l’impegno in Sicilia negli anni di Pio La Torre, nel 2000 diventa portavoce di Libera Toscana e coordinatore della Carovana Antimafia, fino a lavorare in una cooperativa legata a Libera fondata da undici corleonesi per coltivare 240 ettari confiscati.
Eppure, con il nuovo millennio, la sinistra non lo convince più. E, come molti, arriva l’infatuazione per i 5 Stelle: quando i grillini entrano in Parlamento per la prima volta, nel 2013, anche Pascucci sbarca a Roma come collaboratore di Mario Michele Giarrusso, senatore siciliano espulso ad aprile per non aver restituito la parte di stipendio promessa. Eppure Pascucci nel 2018 prova a fare il grande salto nella sua Corleone, dove ha la residenza e dove per un decennio ha accompagnato i volontari nei beni confiscati (dal 2008 è cittadino onorario): si candida nel M5S alle elezioni comunali. Ma nel bel mezzo della campagna elettorale, a novembre 2018, si fa fotografare nel bar di Salvatore Provenzano, nipote acquisito del più celebre boss siciliano: “Un buon caffè con Salvatore, delusione per i maldicenti”, scrive su Facebook. Poi, quando la foto diventa un caso politico, la toppa è peggiore del buco: “Voglio riaprire il dialogo con i parenti dei mafiosi”, dice a Repubblica. Il capo politico del M5S Luigi Di Maio va su tutte le furie: annulla il comizio finale e passa la palla ai probiviri in vista dell’espulsione. Alle elezioni, la lista di Pascucci non sfonda: il 28%, doppiato dal centrodestra di Niccolò Nicolosi, ma il M5S non concederà mai il logo ai cinque consiglieri di opposizione.
Oggi Pascucci spiega di non averi mai rinnegato il suo impegno antimafia: “La mia storia parla per me – dice – ho accompagnato per 11 anni i volontari toscani nelle terre di Corleone. La mia è una storia di contrasto alla mafia. Nessun tipo di accordo o diplomazia con i mafiosi, né a Corleone né da altre parti”. Sulla foto nel bar di un nipote di Provenzano (incensurato) oggi precisa che è stato mal interpretato: “Il bar era gestito da un Provenzano, che con il boss ha una parentela lontana innegabile – continua – Ho fatto quel gesto perché volevo lanciare un messaggio. Che colpe ha una persona se il proprio parente è un mafioso e lui se ne dissocia? Non ci deve essere un pregiudizio e quindi continuo a dire che con queste persone, che non portano avanti gli interessi dei parenti, bisogna riaprire un dialogo”.
Oggi la nuova piroetta di Pascucci che ha deciso di candidarsi nel collegio di Livorno con la lista “Svolta” in sostegno del candidato Pd Eugenio Giani alle regionali toscane di settembre. Il progetto riunisce tre forze politiche di ex fuoriusciti dal M5S: “Toscana nel cuore” del consigliere regionale Gabriele Bianchi, i pizzarottiani di “Italia in Comune” dell’ex deputato Massimo Artini e poi la lista paneuropea Volt. Bianchi sarà il capolista a Firenze, Pascucci a Livorno. “Vogliamo contrastare l’avanzata della Lega ed evitare che vinca anche in Toscana – conclude Pascucci – per farlo andava replicato il modello del governo nazionale M5S-Pd, ma i grillini hanno fatto un’altra scelta. Per questo abbiamo deciso di sostenere Eugenio Giani”.