L’anno scolastico si sta concludendo in quasi tutti gli istituti italiani, e già si pensa al prossimo. Tra le regole previste dal ministero dell’Istruzione per tornare in aula a settembre c’è la distanza tra i banchi, l’obbligo di mascherine dopo i 6 anni e i divisori in plexiglass. Un punto, questo, che ha suscitato molte polemiche. Il professor Franco Locatelli, intervistato dal Corriere della Sera, li ha definiti una “misura estrema, da attuare se non si riesce a fare di meglio” ma specificando che l’uso di mascherine e il rispetto costante delle distanze e delle misure di igiene sono già precauzioni sufficienti. Anche all’università si riparte con le lezioni in presenza da settembre, ma niente plexiglass, come ha confermato il ministro Gaetano Manfredi a Sky tg24. Piuttosto una “diversa organizzazione” degli spazi e degli orari.
Locatelli: “Plexiglass è misura estrema. Bisogna investire sull’edilizia scolastica” – In un’intervista al Corriere della Sera, il presidente del Consiglio superiore di Sanità sostiene che la didattica dovesse necessariamente ripartire, ma bisogna “garantire la sicurezza” della ripresa, basati su alcuni “principi fondamentali”: non si entra con una temperatura superiore a 37,5 o se si hanno avuto contatti con persone positive, i banchi distanziati di almeno un metro e affollamenti da evitare a ogni costo, anche e soprattutto durante l’attività fisica o il gioco. Una volta attuate queste misure, aggiunge, i divisori in plexiglass diventano “una misura estrema, da attuare se non si riesce a fare di meglio”. E spiega: “Oltre alle altre misure, percorsi separati e mascherine indossate da personale e studenti sopra i 6 anni sono sufficienti per evitare la ripresa dell’epidemia“. Poi aggiunge un’osservazione maturata da docente universitario: “Ritengo che questa situazione rappresenti un’opportunità per investire sull’edilizia scolastica perché c’è bisogno di sedi sicure“.
Aule universitarie: più spazi e possibilità di usare le lezioni online – Anche il ministro dell’Università Manfredi, rispondendo alla domanda sui divisori in vetro acrilico, scuote la testa: “No, non ci stiamo pensando”. Piuttosto, dice ai microfoni di Skytg24 si punterà su una “diversa organizzazione”: allungamento dell’orario per le lezioni e un maggior numero di aule. “Consentiremo anche un’integrazione con una didattica a distanza perché abbiamo il problema di affollamento delle aule, quindi ci saranno delle alternanze”, ha spiegato, ricordando anche la situazione degli studenti stranieri e dei fuorisede che richiederanno la dad. “Non dobbiamo lasciare nessuno indietro”.
Esame di Stato e lauree abilitanti – L’intenzione del ministro è quella di far diventare alcune lauree già abilitanti: “Pensiamo a Odontoiatria, Farmacia e Veterinaria che già prevedono nel loro ordinamento molti tirocini – ha spiegato ai microfoni di Skytg24 – Dopo aver cominciato con Medicina stiamo cercando di trasformare le lauree in lauree abilitanti, in maniera tale che l’esame di laurea sia contemporaneamente anche un esame di Stato“. Dal momento che, ricorda, è impossibile abolire l’esame per l’accesso alle professioni, in quanto previsto dalla Costituzione. “Presenterò questo disegno di legge nelle prossime settimane in Parlamento – ha concluso – ma mi auguro che dal prossimo anno sia una realtà.
Per quanto riguarda le rette universitarie, nelle scorse settimane aveva già annunciato tasse più basse per una più larga platea di studenti: “Interverremo sulle tasse universitarie allargando la no tax area, fino a 20mila euro di reddito Isee non si pagheranno le tasse” ha aggiunto, parlando poi di “interventi specifici” gestiti dalle singole università per intercettare le necessità quelle famiglie che hanno subito un calo di reddito improvviso con il lockdown, ancora non registrato dall’Isee.