“Più sicurezza e misure straordinarie”. È questo slogan dello sciopero della scuola indetto dalle organizzazioni confederali, Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil, Snals e Gild per lunedì 8 giugno: insegnanti e personale Ata potrebbero quindi non svolgere l’ultimo giorno di lezione con la didattica a distanza. Una protesta annunciata da qualche giorno e messa in scena nonostante l’invito a revocare lo sciopero da parte della Commissione di Garanzia che ha fatto riferimento alla violazione di un preavviso legale che deve essere almeno di 15 giorni. Un’indicazione che secondo i sindacati verrebbe a decadere dal momento che le scuole sono chiuse.
Nemmeno il decreto Scuola, approvato sabato dopo una seduta fiume a causa dell’ostruzionismo del centro destra, ha convinto i sindacati a fare un passo indietro. Anzi. “Il provvedimento approvato in via definitiva alla Camera non servirà a diminuire il numero dilagante dei precari, che si avvia a raggiungere quota 200mila, né ad avviare e a snellire le procedure concorsuali, i cui tempi di svolgimento si annunciano biblici come sempre”, dice Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.
I sindacati con questa protesta rivendicano adeguate risorse economiche, per consentire un necessario potenziamento degli organici, sia per il personale docente che per il personale Ata; il rispetto rigoroso del tetto massimo di venti alunni per classe in presenza di bambini con disabilità; la piena funzionalità alle segreterie scolastiche, garantendo sorveglianza e rigorosa applicazione delle misure di sicurezza e anti-contagio in tutti i plessi e in ogni singolo piano degli edifici; l’assunzione a tempo indeterminato dal primo settembre attingendo da graduatoria per soli titoli del personale con almeno tre anni di servizio; l’emanazione del bando di un concorso riservato per Dsga riservato agli assistenti amministrativi facenti funzione con almeno tre anni di servizio sul profilo privi del titolo di studio specifico.
Tutto ciò si aggiunge alla mancata attuazione degli impegni che avrebbero consentito a molti precari con almeno tre anni di servizio una stabilizzazione del rapporto di lavoro già il prossimo settembre, così come non vi è alcuna certezza sulle risorse da destinare al rinnovo del Contratto per il triennio 2019-21.
“La situazione del precariato è drammaticamente più grave di quanto appaia: da un’elaborazione effettuata dal nostro dipartimento precari – continua Di Meglio – sui dati forniti dal Ministero dell’Istruzione per il confronto sui nuovi concorsi, si desume che, sulla base della distribuzione geografica e professionale delle attuali graduatorie, su più di 60.000 posti vacanti e disponibili per l’immissione in ruolo della scuola secondaria, solo 14.500 sono le nomine effettivamente realizzabili. Le altre sono impraticabili per mancanza di graduatoria, o per mancanza di posti per quelle classi di concorso dove ci sono ancora candidati. Ed è difficile credere che questi posti saranno assegnati con la cosiddetta ‘chiamata veloce’ che presupporrebbe un esodo massiccio di docenti da una regione a un’altra”.
Lo sciopero, nonostante sia fatto a distanza, seguirà le norme che prevedono la garanzia dei servizi essenziale perciò non potranno essere interrotti esami e scrutini finali che riguardano le classi terminali. Nella stessa giornata anche le famiglie romane scenderanno in piazza dietro il cartello “Apriti scuola”. Trentanove associazioni e comitati di genitori hanno organizzato una protesta in diverse piazze e parchi della Capitale: “Rifiutiamo la normalizzazione della didattica a distanza e le classi pollaio. Chiediamo l’apertura degli edifici scolastici negli orari extra didattici per favorire la ricomposizione delle relazioni sociali, cioè la costruzione di comunità nelle quali bambini e adolescenti siano una priorità”.