Ad accorgersene è stato Markus Kaiser, il guardiacaccia della zona: da otto ore vedeva l'uccello immobile nel proprio nido. L’episodio è stato condannato anche dal presidente dell’Associazione Cacciatori Alto Adige, Günther Rabensteiner: “Intollerabile”
Un cacciatore ha ucciso un’aquila reale. La notizia ha suscitato notevole scalpore non solo in Val Pusteria dove alcune settimane fa è avvenuto l’episodio, ma in tutto il Trentino Alto Adige. L’aquila infatti è una specie protetta e a rischio di estinzione. Eppure nel comune di Gais, a pochi chilometri da Brunico, è stato trovato un esemplare ucciso a fucilate nel suo nido, mentre stava covando. Ad accorgersene è stato Markus Kaiser, il guardiacaccia della zona: da otto ore vedeva l’uccello immobile nel proprio nido e così si è allarmato. Poi la conferma dell’uccisione: accanto all’aquila morta, due piccoli completamente formati e un paio di uova non ancora dischiuse. Il colpo a palla l’ha trapassata da parte a parte. Indignazione e rabbia dagli animalisti (e non solo) espressa dalle dure prese di posizione di Lac, Wwf Trentino e Wwf Bolzano. Adesso scende in campo anche l’associazione Naturtreff Eisvogel, che ha messo a disposizione una ricompensa di 1.000 euro a chiunque sia in grado di fornire informazioni utili a identificare l’autore del gesto.
Thomas Clementi, il tecnico faunistico che dal 2003 monitora la specie, ha spiegato all’Alto Adige: “All’imbocco della Val Aurina il nido si trova in una valletta laterale su una modesta parete di roccia. Sul versante di fronte, alla stessa altezza, corre una strada forestale e c’è un’altana per la caccia agli ungulati. Basta parcheggiare, si fanno due passi, si appoggia il fucile e bum. Finito. Un colpo facile, sono meno di trecento metri in linea d’aria. La caccia è aperta dall’8 maggio e certamente l’animale pochi giorni prima del 16 maggio era ancora vivo”. Un precedente, in Val d’Ultimo, risale al 2018, quando fu trovata la carcassa di un rapace a pochi metri da una strada forestale, ucciso a palla. “Stiamo scontando – ha commentato Clementi – il clima di ostilità, se non di odio, che si è venuto a creare contro lupo e orso, e che per estensione tocca oggi tutta la filiera dei predatori”. L’episodio di bracconaggio è stato bollato anche dal presidente dell’Associazione Cacciatori Alto Adige, Günther Rabensteiner: “È un fatto intollerabile”.