Avevano messo le mani sul business delle scommesse legali, da Palermo fino alla Lombardia. Le indagini della Dda di Palermo, guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, hanno portato alla luce un vero e proprio sistema con il quale i clan, con l’aiuto di imprenditori compiacenti, erano riusciti a creare un giro d’affari stimato in oltre 100 milioni di euro. Per questo la Guardia di Finanza ha arrestato 8 persone, mentre altre due sono state raggiunte da divieto di dimora nel palermitano, e sequestrato preventivamente beni per 40 milioni di euro. I dieci sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal favoreggiamento mafioso.
Per chiarire alcuni contrasti, il boss aveva dovuto partecipare alla riunione in cui si discusse la ricostituzione della cupola di Cosa Nostra. Quindici giorni fa avevano acquistato l’ultima agenzia di scommesse, ma da tempo avevano allungato i loro tentacoli su Salvatore Rubino, 59enne imprenditore ben integrato nel settore dei giochi legali, intestatario di licenze e concessioni. A gestire tutto però erano i boss dei mandamenti palermitani di Porta Nuova e Pagliarelli: Francesco Paolo Maniscalco, di 57 anni, e Salvatore Sorrentino, di 55 anni, entrambi già condannati per mafia. Su richiesta dei pm della Dda di Palermo (aggiunto Salvatore De Luca, sostituto procuratore Dario Scaletta) i tre sono stati arrestati, assieme ad altre cinque persone. In carcere anche l’imprenditore Vincenzo Fiore, di 42 anni, e Christian Tortora, di 44 anni, mentre sono finiti ai domiciliari Giuseppe Rubino, di 87 anni, e i due prestanome Antonino Maniscalco, di 26 anni, e Girolamo Di Marzo, di 59 anni.
Con il provvedimento, il gip Walter Turturici ha disposto anche un sequestro preventivo da 40 milioni di euro. Si tratta di otto società con sede in Campania, Lazio, Lombardia e Sicilia, “cinque delle quali titolari di concessioni governative cui fanno capo i diritti per la gestione delle agenzie scommesse”. Ma anche nove agenzie fisiche a Palermo, Napoli e in provincia di Salerno. Due fratelli, Elio e Maurizio Camilleri, “imprenditori collusi vicini” a Sorrentino, sono stati sottoposti al divieto di dimora nel territorio del comune di Palermo. I due avevano acquistato delle quote societarie – per conto del Mandamento – “investimento poi liquidato a causa di dissidi interni, con l’erogazione, in più tranche, di oltre 500mila euro“. Di loro Sorrentino aveva parlato in una riunione con Settimo Mineo, che poi fu arrestato nel blitz Nuova Cupola del dicembre 2018.
L’indagine dei finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria ha tracciato un volume d’affari da oltre cento milioni di euro e stamattina sono state eseguite delle perquisizioni anche nelle altre regioni coinvolte. Non è da escludere che l’inchiesta possa condurre a nuovi sviluppi, principalmente legati ai riferimenti del gruppo all’interno dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Ma il cuore pulsante era a Palermo e nel business ormai inabissato si erano lanciati anche i boss delle famiglie della Noce, di Brancaccio, di Santa Maria del Gesù, Belmonte Mezzagno, in cui erano stati aperti dei centri scommesse, e di San Lorenzo che si erano occupati dei “lavori di allestimento” delle agenzie del gruppo. E che poi restituirono parte dei guadagni, partecipando al “sostentamento dei detenuti” nonché al mantenimento di un “vitalizio” per i familiari del boss assassinato Nicolò Ingarao.
A dimostrazione della trasversalità degli interessi economico-finanziari delle varie articolazioni di Cosa nostra palermitana, l’espansione sul territorio della rete di agenzie scommesse e di corner gestiti tramite le imprese sequestrate è stata garantita dall’ombrello protezionistico delle famiglie mafiose con le quali gli indagati si sono costantemente relazionati ottenendo reciproci vantaggi sia in termini affaristici che di rafforzamento della capacità di controllo economico-territoriale”, scrivono i finanzieri. A febbraio avevano acquistato un immobile trasformato in ufficio amministrativo di una delle società del gruppo. Proseguendo la mimetizzazione degli interessi nel business legale. Per i finanzieri una delle figure centrali era il boss Francesco Paolo Maniscalco, “soggetto di risalente ed indiscusso lignaggio mafioso” già condannato nel 2005 a quattro anni per mafia ed era lui a tenere i contatti con Rubino.
“L’indagine conferma l’approccio di Cosa nostra nell’attuazione della cosiddetta strategia di inabissamento, protesa cioè a mimetizzare le attività criminali all’interno di strutture imprenditoriali inserite nel tessuto economico legale, al fine di non suscitare allarme sociale e limitare gli interventi repressivi”, dice il colonnello Gianluca Angelini, comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo. I loro affari tra l’altro non si erano fermati neppure in tempo di Covid, anzi stavano cercando delle opportunità per approfittare dell’immobilità. A febbraio avevano acquistato un immobile nel quartiere Malaspina, trasformato in ufficio amministrativo di una delle società del gruppo. Il 15 maggio invece avevano rilevato l’ultima agenzia di scommesse, proseguendo la mimetizzazione degli interessi nel business legale. Tra gli indagati c’è anche Salvatore Milano, 67enne capomafia di Porta Nuova, e nell’indagine emerge anche Enrico Splendore, noto imprenditore delle scommesse a cui lo scorso anno sono stati sequestrati 7 milioni di euro. Per i finanzieri una delle figure centrali era il boss Franco Maniscalco, “soggetto di risalente ed indiscusso lignaggio mafioso” già condannato nel 2005 a quattro anni per mafia, ed era lui a tenere i contatti con Rubino.
“Salvo te ne devi uscire..anzi dobbiamo uscire il più veloce possibile”, diceva il boss Maniscalco. E ancora “a me non interessa niente, pure di quello che pensi tu, si deve fare in questo modo e basta”, diceva rivolgendosi a Rubino. “Totuccio se l’è portata Serie A..ha fatto il mafioso, mi è piaciuto quello, gli ha detto una bugia a zio Settimo”, continuava riferendosi all’incontro convocato per riformare la cupola dopo la morte di Totò Riina. Poi parlando di uno dei prestanome, il boss Sorrentino chiarisce i rapporti tra i vari componenti del gruppo. “Jimmy si deve ‘calare i cavusi’ (i pantaloni ndr) a fare tutto quello che gli diciamo, denunce non ne deve fare e non deve fare questo, io mi ci afferro… visto che è uomo mio e ne rispondo io, se Jimmy si ‘arrisica’ (rischia ndr) a fare qualche denuncia, io ci rompo le gambe a lui e poi mi vado a consumare con loro”. “Noi sbagliamo, piangiamo le conseguenze – rispondeva un altro degli indagati – e poi ci facciamo uscire il sangue dalla bocca”.
Mafie
Palermo, le mani dei clan sulle scommesse legali. Blitz della Guardia di Finanza: 8 arresti. Tra accuse, associazione mafiosa e riciclaggio
Altre due persone colpite dal divieto di dimora a Palermo, mentre sono stati sequestrati preventivamente beni per 40 milioni di euro. L'indagine dei finanzieri ha tracciato un volume d'affari da oltre 100 milioni di euro e stamattina sono state eseguite delle perquisizioni anche nelle altre regioni coinvolte
Avevano messo le mani sul business delle scommesse legali, da Palermo fino alla Lombardia. Le indagini della Dda di Palermo, guidata dal procuratore Francesco Lo Voi, hanno portato alla luce un vero e proprio sistema con il quale i clan, con l’aiuto di imprenditori compiacenti, erano riusciti a creare un giro d’affari stimato in oltre 100 milioni di euro. Per questo la Guardia di Finanza ha arrestato 8 persone, mentre altre due sono state raggiunte da divieto di dimora nel palermitano, e sequestrato preventivamente beni per 40 milioni di euro. I dieci sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori aggravato dal favoreggiamento mafioso.
Per chiarire alcuni contrasti, il boss aveva dovuto partecipare alla riunione in cui si discusse la ricostituzione della cupola di Cosa Nostra. Quindici giorni fa avevano acquistato l’ultima agenzia di scommesse, ma da tempo avevano allungato i loro tentacoli su Salvatore Rubino, 59enne imprenditore ben integrato nel settore dei giochi legali, intestatario di licenze e concessioni. A gestire tutto però erano i boss dei mandamenti palermitani di Porta Nuova e Pagliarelli: Francesco Paolo Maniscalco, di 57 anni, e Salvatore Sorrentino, di 55 anni, entrambi già condannati per mafia. Su richiesta dei pm della Dda di Palermo (aggiunto Salvatore De Luca, sostituto procuratore Dario Scaletta) i tre sono stati arrestati, assieme ad altre cinque persone. In carcere anche l’imprenditore Vincenzo Fiore, di 42 anni, e Christian Tortora, di 44 anni, mentre sono finiti ai domiciliari Giuseppe Rubino, di 87 anni, e i due prestanome Antonino Maniscalco, di 26 anni, e Girolamo Di Marzo, di 59 anni.
Con il provvedimento, il gip Walter Turturici ha disposto anche un sequestro preventivo da 40 milioni di euro. Si tratta di otto società con sede in Campania, Lazio, Lombardia e Sicilia, “cinque delle quali titolari di concessioni governative cui fanno capo i diritti per la gestione delle agenzie scommesse”. Ma anche nove agenzie fisiche a Palermo, Napoli e in provincia di Salerno. Due fratelli, Elio e Maurizio Camilleri, “imprenditori collusi vicini” a Sorrentino, sono stati sottoposti al divieto di dimora nel territorio del comune di Palermo. I due avevano acquistato delle quote societarie – per conto del Mandamento – “investimento poi liquidato a causa di dissidi interni, con l’erogazione, in più tranche, di oltre 500mila euro“. Di loro Sorrentino aveva parlato in una riunione con Settimo Mineo, che poi fu arrestato nel blitz Nuova Cupola del dicembre 2018.
L’indagine dei finanzieri del Nucleo di polizia economico finanziaria ha tracciato un volume d’affari da oltre cento milioni di euro e stamattina sono state eseguite delle perquisizioni anche nelle altre regioni coinvolte. Non è da escludere che l’inchiesta possa condurre a nuovi sviluppi, principalmente legati ai riferimenti del gruppo all’interno dell’agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Ma il cuore pulsante era a Palermo e nel business ormai inabissato si erano lanciati anche i boss delle famiglie della Noce, di Brancaccio, di Santa Maria del Gesù, Belmonte Mezzagno, in cui erano stati aperti dei centri scommesse, e di San Lorenzo che si erano occupati dei “lavori di allestimento” delle agenzie del gruppo. E che poi restituirono parte dei guadagni, partecipando al “sostentamento dei detenuti” nonché al mantenimento di un “vitalizio” per i familiari del boss assassinato Nicolò Ingarao.
A dimostrazione della trasversalità degli interessi economico-finanziari delle varie articolazioni di Cosa nostra palermitana, l’espansione sul territorio della rete di agenzie scommesse e di corner gestiti tramite le imprese sequestrate è stata garantita dall’ombrello protezionistico delle famiglie mafiose con le quali gli indagati si sono costantemente relazionati ottenendo reciproci vantaggi sia in termini affaristici che di rafforzamento della capacità di controllo economico-territoriale”, scrivono i finanzieri. A febbraio avevano acquistato un immobile trasformato in ufficio amministrativo di una delle società del gruppo. Proseguendo la mimetizzazione degli interessi nel business legale. Per i finanzieri una delle figure centrali era il boss Francesco Paolo Maniscalco, “soggetto di risalente ed indiscusso lignaggio mafioso” già condannato nel 2005 a quattro anni per mafia ed era lui a tenere i contatti con Rubino.
“L’indagine conferma l’approccio di Cosa nostra nell’attuazione della cosiddetta strategia di inabissamento, protesa cioè a mimetizzare le attività criminali all’interno di strutture imprenditoriali inserite nel tessuto economico legale, al fine di non suscitare allarme sociale e limitare gli interventi repressivi”, dice il colonnello Gianluca Angelini, comandante del Nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo. I loro affari tra l’altro non si erano fermati neppure in tempo di Covid, anzi stavano cercando delle opportunità per approfittare dell’immobilità. A febbraio avevano acquistato un immobile nel quartiere Malaspina, trasformato in ufficio amministrativo di una delle società del gruppo. Il 15 maggio invece avevano rilevato l’ultima agenzia di scommesse, proseguendo la mimetizzazione degli interessi nel business legale. Tra gli indagati c’è anche Salvatore Milano, 67enne capomafia di Porta Nuova, e nell’indagine emerge anche Enrico Splendore, noto imprenditore delle scommesse a cui lo scorso anno sono stati sequestrati 7 milioni di euro. Per i finanzieri una delle figure centrali era il boss Franco Maniscalco, “soggetto di risalente ed indiscusso lignaggio mafioso” già condannato nel 2005 a quattro anni per mafia, ed era lui a tenere i contatti con Rubino.
“Salvo te ne devi uscire..anzi dobbiamo uscire il più veloce possibile”, diceva il boss Maniscalco. E ancora “a me non interessa niente, pure di quello che pensi tu, si deve fare in questo modo e basta”, diceva rivolgendosi a Rubino. “Totuccio se l’è portata Serie A..ha fatto il mafioso, mi è piaciuto quello, gli ha detto una bugia a zio Settimo”, continuava riferendosi all’incontro convocato per riformare la cupola dopo la morte di Totò Riina. Poi parlando di uno dei prestanome, il boss Sorrentino chiarisce i rapporti tra i vari componenti del gruppo. “Jimmy si deve ‘calare i cavusi’ (i pantaloni ndr) a fare tutto quello che gli diciamo, denunce non ne deve fare e non deve fare questo, io mi ci afferro… visto che è uomo mio e ne rispondo io, se Jimmy si ‘arrisica’ (rischia ndr) a fare qualche denuncia, io ci rompo le gambe a lui e poi mi vado a consumare con loro”. “Noi sbagliamo, piangiamo le conseguenze – rispondeva un altro degli indagati – e poi ci facciamo uscire il sangue dalla bocca”.
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Cagliari, 04 feb. - (Adnkronos) - È morto il principe Karim Aga Khan, fu lui il 14 marzo del 1962 a fondare il Consorzio Costa Smeralda e portare al centro del mondo un angolo di Sardegna. "Non abbiamo parole. Solo una: grazie", è il commento ufficiale del Consorzio. L'annuncio ufficiale della scomparsa arriva dall'Aga Khan Development Network. "Sua Altezza il principe Karim Al-Hussaini, Aga Khan IV, 49° Imam ereditario dei musulmani sciiti ismailiti e diretto discendente del profeta Maometto (pace sia con lui), è deceduto pacificamente a Lisbona il 4 febbraio 2025, all'età di 88 anni, circondato dalla sua famiglia". A breve è previsto l'annuncio del suo successore.
"I leader e lo staff dell'Aga Khan Development Network porgono le nostre condoglianze alla famiglia di Sua Altezza e alla comunità ismailita di tutto il mondo - si legge in una nota -. Mentre onoriamo l'eredità del nostro fondatore, il principe Karim Aga Khan, continuiamo a lavorare con i nostri partner per migliorare la qualità della vita degli individui e delle comunità in tutto il mondo, come lui desiderava, indipendentemente dalle loro appartenenze religiose o origini".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "La presidente del Consiglio riferisca in Parlamento sulla vicenda Almasri. Prima lo farà, prima potrà occuparsi dei gravi problemi del Paese e tentare qualche soluzione alla crisi industriale, al Pil che ristagna, alla sanità ormai alla deriva. Perda meno tempo nella comunicazione social e ne trovi per cose più gravi e urgenti. Chi la segue nei suoi video e poi legge la bolletta della luce e del gas comincia a chiedersi come mai tanta distanza fra la realtà e la rappresentazione che ne dà Meloni. Sulla vicenda Almasri ci metta la faccia, ma in Parlamento e non su X o Instagram. Solo così potrà chiudere una vicenda gestita male e conclusa peggio". Lo dice Daniela Ruffino di Azione.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - Fdi e Lega all'attacco del Pd sull'inchiesta campana sul favoreggiamento dell'immigrazione clandestina che vede coinvolto il tesoriere regionale dem, Nicola Salvati, già sospeso ieri dal partito. "Siamo sconcertati da queste notizie che coinvolgono i 'buoni e generosi' del Pd. Se le accuse fossero confermate sarebbe gravissimo", attacca direttamente Matteo Salvini via social. Anche la premier Giorgia Meloni dedica un post alla vicenda sottolineando come l'inchiesta campana confermi "ancora una volta quanto denunciato dal Governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli". La premier garantisce: "Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità".
Non tarda la replica dei dem che, dopo aver sospeso ieri Salvati, oggi hanno incaricato il tesoriere nazionale del Pd, Michele Fina, di assumere la gestione della tesoreria regionale. "Quanto al merito della vicenda, oltre ad averlo rimosso dall'incarico di tesoriere, dopo un secondo lo abbiamo immediatamente sospeso in via cautelare dall'anagrafe degli iscritti del Pd -sottolinea lo stesso Fina-. E' giusto il caso di osservare che una ministra della Repubblica, rinviata a giudizio per falso in bilancio e sotto indagine per truffa ai danni dello Stato, siede ancora tranquillamente al suo posto. Prego di notare le differenze".
Nella vicenda intervengono anche i 5 Stelle. Il capogruppo Riccardo Ricciardi va giù duro: "Per qualsiasi percorso di alleanza, nazionale o territoriale, ci vuole la massima intransigenza. Ci auguriamo che chi vuole sottoscrivere un accordo con i 5 stelle faccia una pulizia totale in casa propria". Una 'pulizia' che in Campania la stessa Elly Schlein ha come obiettivo. Giuseppe Conte ricorda come "l'etica pubblica è fondamentale" per i 5 Stelle ma è su Meloni che il leader M5S batte, anche su questa vicenda. E a stretto giro ribatte via social al post della premier. "Non posso crederci: Meloni, davvero hai fatto un post per denunciare che l’'immigrazione non può essere lasciata in balia della criminalità'? Cioè tu scappi dal Parlamento per non spiegare agli italiani perché hai rimpatriato con volo di Stato un boia, con accuse di stupri di bambini, al centro dei traffici di migranti e oggi te ne esci con un post così? Ma davvero ti sei convinta che noi italiani siamo tutti idioti a eccezione di te, tua sorella e dei tuoi stretti sodali? Per farti tornare alla realtà ti allego due immagini: in una il criminale Almasri che scende dal volo di Stato, nell'altra una notizia di qualche mese fa dai comuni d'Italia".
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - “Giorgia Meloni continua a fuggire dal parlamento preferendo parlare continuamente sui social, quasi fosse una influencer e non la Presidente del Consiglio. Manda i due ministri, Nordio e Piantedosi, che avevano fatto saltare la precedente informativa con una motivazione menzognera: siccome c'era il segreto istruttorio e per rispetto delle indagini, non avrebbero potuto partecipare. Mentivano sapendo di mentire". Così Angelo Bonelli, parlamentare di AVS e portavoce di Europa Verde.
"Perché la Legge Costituzionale n°1 del 16 gennaio 1989, all'articolo 6, stabilisce in modo inequivocabile che il procuratore invia la denuncia al tribunale dei ministri senza svolgere alcuna indagine. È quindi evidente che gli interessati sapevano che non ci sono indagini e che non c'è alcun segreto istruttorio da rispettare. Infatti, domani i ministri Piantedosi e Nordio si presentano a Montecitorio per l'informativa. Si presentano per non far venire la premier Meloni: colei che ha accusato l'opposizione, in particolar modo Alleanza Verdi e Sinistra, di essere amici dei trafficanti di esseri umani".
"Ora l'Italia e l'opinione pubblica internazionale hanno la prova che lei è amica e complice dei trafficanti di esseri umani. Giorgia Meloni venga in Aula a spiegare perché! È ora di farla finita con il complottismo e il vittimismo da propaganda di Giorgia Meloni, che sparge sui social e nelle trasmissioni televisive amiche", conclude Bonelli.
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Sono in corso i lavori per la costruzione del nuovo Terminal Donato Bramante che, ci auguriamo, sarà pronto entro la seconda parte del 2025. Sarà una struttura completamente green che migliorerà l’esperienza dei crocieristi che vengono qui a Civitavecchia. Abbiamo inoltre completato l’impianto fotovoltaico del Terminal Vespucci, che quindi sarà interamente alimentato da energia rinnovabile. Stiamo lavorando sul rinnovamento del design del Terminal 10 per poi trasferirlo al 18 e che sarà dedicato alle navi boutique, a conferma della vocazione di Civitavecchia come hub europeo principale per questo genere di imbarcazioni". Ad affermarlo è John Portelli, Direttore Generale della Roma Cruise Terminal (Rct) alla conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – illustrando i molteplici interventi infrastrutturali che stanno rendendo il porto di Civitavecchia sempre più funzionale ed ecosostenibile.
"Ma ci sono altri progetti importanti che vedono il ripensamento di tutta l’area portuale di Civitavecchia – continua Portelli -, i nuovi varchi che saranno inaugurati nel 2025, il ponte che collegherà questa parte del porto con le banchine delle crociere. E poi, le nuove bitte di 300 tonnellate che sono piuttosto rare nei porti italiani e che sono fondamentali per dare flessibilità agli ormeggi, specialmente per le grandi navi che si fermano nel porto di Civitavecchia".
Civitavecchia, 4 feb. (Adnkronos) - "Dopo aver superato la soglia dei 3 milioni di turisti in transito nel porto di Civitavecchia, l’anno scorso, traguardo mai raggiunto da nessun porto in Italia, oggi celebriamo il risultato di 3.459.000, un risultato importantissimo e straordinario, non solo su base nazionale, ma europeo e mondiale, visto che siamo secondi – e, ormai, di poco – solo a Barcellona, e contiamo di superarla in un paio d’anni, posizionandoci ormai tra i primi sei porti crocieristici al mondo". Ad affermarlo è Pino Musolino, Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale, in occasione della conferenza stampa che si è tenuta presso la Sala Comitato dell’AdSP – Molo Vespucci snc a Civitavecchia – per illustrare i dati delle crociere del 2024 e le prospettive di sviluppo del traffico crocieristico.
"Un altro dato importante – continua Musolino – riguarda anche l’effetto che le crociere turnaround, cioè che partono e arrivano a Civitavecchia hanno prodotto sui servizi di ricettività della città. Il 79% degli operatori di bed and breakfast o di alberghi dichiara che senza le crociere il loro lavoro sarebbe fortemente penalizzato. Parliamo di ristoranti, parcheggi fuori dal porto un’industria che produce tanto lavoro in molti settori”. Un indotto che non favorisce solo Civitavecchia, ma di cui beneficia, ovviamente, oltre alla città di Roma, meta di riferimento per i turisti delle crociere, anche tutto il territorio laziale. “In questi anni, siamo riusciti a mandare oltre 20.000 persone in località come Viterbo e Bomarzo", conclude il Commissario Straordinario dell’AdSP del Mar Tirreno Centro Settentrionale.
Roma, 4 feb. (Adnkronos) - "Non mi aspetto che altri seguano passivamente quanto detto da noi a Orvieto (...) però mi porrei almeno la domanda perché questi due convegni hanno fatto parlare molto. Non sarà perché c’era un eccessivo silenzio autocompiaciuto sul relativo rafforzamento del Pd in un gioco a somma zero col Movimento Cinque Stelle che al momento non rende comunque le opposizioni competitive per il Governo nazionale?". Lo dice Stefano Ceccanti in un'intervista a Formiche.
Quanto alla costruzione di una coalizione Ceccanti osserva: ". Le culture politiche del centrosinistra, pur separate per decenni dalla Guerra Fredda, erano più facilmente sommabili allora perché si erano progressivamente avvicinate. Non è invece così semplice sommare gli elettorati delle odierne forze di opposizione perché il M5S è sorto come movimento di opposizione all’intero sistema dei partiti e, anche qualora vi siano intese di vertice, non è detto che il messaggio riesca a passare".
"Però non esistono trucchi rispetto a un tentativo che va esperito di formulare in positivo un’ipotesi di Governo senza reticenze e avendo un rapporto risolto con le proprie esperienze passate di guida del Paese e di corresponsabilità nelle istituzioni europee. Il passato non è riproponibile, ma siamo chiamati a fare opposizione al Governo Meloni, non a quelli di Renzi e Gentiloni. In questo senso il passaggio referendario sul jobs act, a cui opporsi, sarà un test significativo".