Trenord versus rider. Il 3 giugno, proprio mentre il governo incentiva l’acquisto di biciclette come mezzo di trasporto “sicuro” in tempi di coronavirus, la società che gestisce il trasporto ferroviario in Lombardia ha comunicato il divieto di salire sui treni con le bici. Dopo le proteste arrivate sia dai pendolari sia da Legambiente, che ha chiesto “l’immediata revoca di un provvedimento gravemente discriminatorio“, l’azienda ha spiegato la decisione chiamando in causa i ciclofattorini. Che, come è noto, durante il lockdown hanno sempre continuato a lavorare garantendo la consegna di pasti (e non solo) a domicilio. Sono troppi, secondo Trenord, e con le loro bici “rendono impossibile il mantenimento delle distanze“. La rete Rider x i diritti, che riunisce collettivi e sindacati confederali, non ci sta. Anche perché i collettivi di rappresentanza di questi lavoratori chiedono da tempo di incrementare le corse nelle fasce di maggiore affollamento, aumentare le carrozze con deposito bici, assegnare spazi pubblici o convenzionati per il deposito dei mezzi a spesa delle piattaforme.
“Durante il periodo dell’emergenza sanitaria, in particolare negli ultimi giorni dopo il lockdown“, scrive in un comunicato del 5 giugno l’azienda partecipata da Trenitalia e Ferrovie Nord Milano, “il fenomeno dei riders metropolitani ha raggiunto livelli numerici insostenibili a ogni ora del giorno. Si verificano veri e propri ‘assalti ai treni‘ con centinaia di biciclette, che pregiudicano la sicurezza dell’esercizio ferroviario e rendono impossibile il mantenimento delle distanze imposte per il post-Covid19 fra i posti disponibili”. Per questo, sostiene, l’unica possibilità è il divieto. Resta consentito solo il trasporto di biciclette pieghevoli, monopattini e mezzi non ingombranti. Inadatti, ovviamente, a fare le consegne.
Nei giorni scorsi quindi i rider in partenza dalla stazione milanese di Porta Genova – diretti in molti casi a centri di accoglienza per migranti nell’hinterland – sono stati avvertiti che la bici andava lasciata a terra. Con il rischio di vedersela rubare e non poter più lavorare. “Chiediamo al Prefetto di Milano, a Regione Lombardia e al Comune di Milano di convocare immediatamente e con urgenza un tavolo con Trenord per giungere al più presto ad una risoluzione del problema”, scrive su facebook il collettivo Deliverance Milano. “In tempi non sospetti avevamo presentato tempo fa un pacchetto di proposte che andava dall’aumento delle carrozze con #deposito bici, l’incremento delle corse nelle fasce ritenute “calde” di partenza e di rientro, all’assegnazione di spazi pubblici o convenzionati adibiti al deposito dei mezzi (a spese delle piattaforme), alla quale avevamo accompagnato un prospetto per l’istituzione di uno spazio polifunzionale come punto ristoro per i rider in una zona strategica della città”.
Ora, continua la nota, “pretendiamo risposte, sia dalle istituzioni che da Trenord che stanno creando un danno e un disservizio a tutta la comunità e all’utenza del trasporto pubblico locale”, commenta il collettivo Deliverance. “E poi pretendiamo risposte soprattutto da Assodelivery che è la principale responsabile di questa situazione, in quanto dovrebbe essere lei a mettere a disposizione dei rider mezzi di trasporto e un deposito sorvegliato in cui sanificare quotidianamente i cassoni e aggiustare le bici”.