Siamo d’accordo, tutto è relativo, come motteggiava Einstein, aggiungendo che un centenario sarebbe ben lieto di rompere uno specchio, con la consapevolezza che avrebbe ancora sette anni di guai.
Era solo il 3 giugno scorso quando la quasi piena libertà di muoverci ci veniva restituita dal governo mondiale del Covid-19 ed è una libertà forzatamente imposta dall’ecatombe economica prossima ventura.
Tuttavia, tanti e tanti sono ancora gli allarmi dei virologi e le attenzioni richieste a noi cittadini di tutto il mondo.
Ma tutto è relativo, appunto, e in quello che è sembrato un ‘liberi tutti’ imposto dall’economia, tanti e tanti che fino a ieri stavano tappati in casa o si inalberavano se qualcuno si appropinquasse loro a meno di un metro, oggi ostentano una noncuranza desolante.
Parlo dei forzati dell’apericena, degli schiavi dello spritz, ma anche, in queste ultime ore, degli ‘eroi’ dell’antirazzismo.
Tutto è relativo, tranne il razzismo, che nel secondo ventennio del ventunesimo secolo non dovrebbe proprio avere più l’energia propulsiva dello schiavismo settecentesco. Invece, eccolo qua, il razzismo, riportato a nuova vita da un manipolo di idioti in divisa da poliziotto americano.
L’enormità di un omicidio di stampo razzista ha portato immediatamente al licenziamento dell’assassino e al suo successivo arresto, insieme ai suoi ‘complici’ in uniforme. A questo punto, le Istituzioni hanno fatto il massimo di quello che potevano e presumibilmente la giustizia non sarà tenera con quei razzisti assassini.
Ma ecco il relativismo. Improvvisamente, a dispetto di 7 milioni di morti in tutto il mondo, è stato come se il Covid-19 non fosse mai esistito. Centinaia di migliaia di persone si danno appuntamento nelle città di ogni continente per manifestare contro ‘il razzismo’, un concetto in sé morto e sepolto, mentre alcuni razzisti sono ancora vivi e vegeti ma senz’altro una sparutissima rappresentanza umana. Il paradosso relativista fa sì che tutte queste persone, per manifestare contro qualcuno che è già stato punito con l’arresto e si beccherà probabilmente 20 anni di galera, si accalcano ovunque nel mondo al grido di ‘il vero virus è il razzismo’.
Per il paradosso relativista, manifestare contro un mero concetto (abbracciato, lo ripeto, da una minoranza imbecilli nel mondo) tutti ammassati, senza mascherine, spesso scontrandosi con le forze dell’ordine, diventa nella situazione odierna un atto di estremo, incosciente egoismo menefreghista nei confronti della società intera, a livello globale. Altro che razzismo.
Non posso fare a meno allora di chiedermi come possa la mente dell’essere umano essere tanto facilmente manipolabile. In questo caso abbiamo un ‘povero nero’ ammazzato da un suprematista bianco, senz’altro razzista. Ma sono alquanto sicuro che non ci sarebbero state le medesime sollevazioni popolari, gli stessi accaniti scontri di piazza, se a morire nella medesima situazione del povero Floyd fosse stato un messicano o un rom, o un indiano, o un cinese. Non sarebbe forse stato ‘razzismo’ come quello invocato da stolide masse incoscienti su tutto il globo terracqueo?
La risposta è, anche in questo caso, il relativismo. Evidentemente il fatto che la comunità afroamericana sia in grado di sollevare masse con la grande facilità che abbiamo visto nelle maggiori città di uno dei paesi più grandi e ricchi del mondo, conta, anche mediaticamente. Tutti gli altri, dietro, supinamente, senza farsi domande, ma urlando soltanto ‘il virus è il razzismo!’
Il virus vero, il Covid-19, ringrazia e saluta allegramente.
Grazie a queste indisciplinate, inconsulte e pericolose maree umane, si può garantire ancora anni di spensierata libertà di ammazzarci tutti.