Nel primo trimestre 2020 l’Italia, insieme alla Francia, è il Paese europeo che ha registrato il maggiore calo del Pil (-5,3%). Lo comunica Eurostat, precisando che il Pil è sceso del 3,6% nella zona euro e del 3,2% nell’Ue-27 rispetto al trimestre precedente. Si tratta del calo più importante dal 1995. Intanto dall’Istat, dopo le previsioni diffuse lunedì, arrivano nuovi dati sull’impatto della pandemia sul tessuto economico. La spesa media mensile delle famiglie nei primi tre mesi dell’anno è crollata del 4%. Escludendo le spese alimentari e per l’abitazione, la spesa media mensile è diminuita di oltre il 12% rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente per effetto della crisi sanitaria.
Nel 2019 spesa media in lieve calo – L’istituto di statistica ha diffuso anche i dati sulla spesa mensile delle famiglie nel 2019, l’anno in cui in Italia è stato introdotto il reddito di cittadinanza. Il valore medio della spesa mensile è stato di 2.560 euro mensili in valori correnti, sostanzialmente invariato rispetto al 2018 (-0,4%) e sempre lontana dai livelli del 2011 (2.640 euro mensili), cui avevano fatto seguito due anni di forte contrazione non recuperata negli anni successivi. In termini reali la spesa cala dell’1%, diminuendo per il secondo anno consecutivo dopo la moderata dinamica positiva osservata dal 2014 al 2017. A spendere di più sono le famiglie in cui la persona di riferimento è imprenditore o libero professionista (3.918 euro mensili), seguono quelle che hanno come persona di riferimento un dirigente, quadro o impiegato (3.273 euro).
Il 50% delle famiglie residenti ha speso nel 2019 meno di 2.159 euro al mese – La distribuzione dei consumi però è asimmetrica e più concentrata nei livelli medio-bassi: la maggioranza delle famiglie ha speso un importo inferiore al valore medio. Se si osserva il valore mediano (il livello di spesa per consumi che divide il numero di famiglie in due parti uguali), il 50% delle famiglie residenti in Italia ha speso nel 2019 una cifra mensile non superiore a 2.159 euro, sostanzialmente invariata rispetto ai 2.153 euro del 2018. La composizione della spesa corrente è stabile rispetto al 2018: la spesa per abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili continua ad avere la quota più rilevante (35% del totale), seguita dalla spesa per prodotti alimentari e bevande analcoliche (18,1%) e da quella per trasporti (11,3%). La voce di spesa che le famiglie cercano maggiormente di contenere è quella relativa ad Abbigliamento e calzature, soprattutto tra le famiglie del sud. Il 37,5% delle famiglie che già sostenevano spese per viaggi e vacanze ha provato a ridurle, con un massimo del 52,8% nel Mezzogiorno.
Quasi mille euro in meno per la spesa delle famiglie di soli stranieri – Pur in attenuazione, restano “ampi” i divari territoriali: nel Nord-ovest si spendono circa 740 euro in più (800 nel 2018) rispetto a Sud e Isole. Le capacità di spesa e le abitudini di consumo variano poi “a seconda della cittadinanza dei componenti”, rimarca l’istituto. “Nel 2019, il divario tra la spesa delle famiglie composte solamente da italiani (2.615 euro) e quella delle famiglie con almeno uno straniero (1.995 euro) è di 620 euro (il 23,7% in meno), divario che sale a 952 euro (-36,4%) se si considerano le famiglie composte solamente da stranieri”