Jefferson Davis era il presidente degli Stati Confederati e Robert Lee il loro generale il durante la Guerra civile americana. A ricordarli due monumenti a Richmond, in Virginia, da decenni simbolo anche delle divisioni razziali dell’America. Entrambi sono stati imbrattati durante le proteste esplose dopo la morte di George Floyd e Ralph Northam, governatore democratico dello Stato, ha annunciato dopo sei giorni di manifestazioni di aver ordinato la rimozione “al più presto” della statua di Lee.

“In Virginia abbiamo fissato alti ideali di libertà ed eguaglianza ma non siamo stati all’altezza di molti di loro”, ha aggiunto il governatore. Anche uno dei discendenti del generale Lee, che da anni si batte per la rimozione della statua del suo avo, ha partecipato alla conferenza stampa: “Il tessuto stesso della nostra nazione è a rischio, ed io ho scelto di essere dalla parte della storia, a differenza del mio antenato“.

Northam aveva espresso il suo appoggio alla rimozioni sin dal raduno dei suprematisti bianchi del 2017 a Charlottesville – che considerano la bandiera e le statue confederate il simbolo dei loro ideali razzisti – ma finora aveva rimandato temendo la reazione negativa di una parte degli elettori, anche perché non era chiaro se avesse l’autorità per dare un ordine del genere.

Ora l’Assemblea Generale della Virginia ha approvato una legge in questo senso. “I simboli sono importanti e la Virginia finora non ha voluto fare i conti con i simboli – ha detto ancora il democratico – era sbagliato allora ed è sbagliato adesso, per questo rimuoviamo la statua”. L’operazione però sarà complessa e la tempistica non è chiara: l’amministrazione, dopo un sopralluogo, ha infatti precisato che l’intervento deve essere fatto in massima sicurezza visto che il monumento pesa 12 tonnellate ed è alta più di 18 metri.

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