Gli occhi spiritati di Schillaci per un rigore non dato. La serpentina di Baggio contro la Cecoslovacchia. Le feste in piazza dopo le vittorie azzurre. Notti magiche prima della serata tragica. Napoli divisa. Maradona e Caniggia e Goycochea. Poi l’uscita sbagliata di Zenga e la delusione, forse la più grande di sempre, per l’eliminazione in semifinale. Sono le immagini di copertina di un ipotetico libro dal retrogusto amaro. Titolo possibile: ‘Mondiali Italia ’90, storia di un’occasione persa’. Perché l’eredità del torneo non si misura con il misero terzo posto della nazionale di Vicini. Il flop fu soprattutto organizzativo: tra costi esplosi e ritardi, le opere realizzate (almeno quelle che non sono state abbattute) erano e restano l’emblema dello spreco. Eppure fu un’edizione epocale, anche e soprattutto dal punto di vista sociale e geopolitico. A trent’anni esatti da allora, raccontiamo – a modo nostro – l’Italia, l’Europa e il mondo di quei giorni. Le storie, i protagonisti, gli aneddoti. Di ciò che era, di cosa è restato. (p.g.c.)
Il Qatar ha battuto la Cina. La notizia si diffonde tra un misto di sorpresa e incredulità allo Jurong Stadium di Singapore. Contro la Corea del Sud si è appena conclusa l’ultima partita degli Emirati Arabi Uniti nel girone finale di qualificazione, comprendente anche Arabia Saudita e Corea del Nord. La sfida è finita sul punteggio di uno e uno. Il pareggio degli arabi l’ha messa a segno Adnan Al-Talyani, alla sua seconda rete dopo quella della vittoria contro la Cina. Questo però è un gol diverso. Ha il sapore della storia. Sono passati appena diciotto anni dalla fondazione del piccolo Stato arabo e gli Emirati Arabi Uniti sono qualificati a Italia 90. È il loro primo mondiale. È il 28 ottobre 1989.
Per compiere l’impresa gli emiratini si sono affidati a un brasiliano 58enne dal grande passato: Mario Zagallo. Originario di Maceiò – una piccola cittadina sulla costa atlantica a circa 250 chilometri da Recipe – Zagallo era in campo il 29 giugno 1958 quando un 18enne Pelé regalò il primo titolo mondiale ai verdeoro in Svezia. In quella finale, tra l’altro, la rete del provvisorio quattro a uno (la partita terminerà cinque a due) porterà proprio la sua firma. Zagallo era in campo anche in Cile, nel 1962. Mentre, invece, assistette da allenatore alla levitazione di Pelè su Burgnich a Messico 1970. In tutto tre titoli iridati vinti. E adesso questo risultato impensabile. Eppure non sarà lui a sedere sulla panchina degli Emirati Arabi in Italia.
Mancano sei mesi al mondiale e la Federazione sorprende tutti licenziando Zagallo. Al suo posto arriva un altro brasiliano, fresco campione d’Asia con l’Arabia Saudita: Carlos Parreira. In verità per lui si tratta di un ritorno. Era stato chiamato anche nel 1984, dopo aver vinto con il Kuwait la Coppa d’Asia 1980 ed essersi qualificato a Spagna 1982. A lui si era chiesto un posto al mondiale messicano, ma gli Al-Abyad (i Bianchi) erano stati eliminati dall’Iraq. Oltre ai risultati sportivi, a Parreira venne chiesto di continuare in quella crescita calcistica e organizzativa intrapresa per primo da Don Revie, il grande allenatore inglese del Leeds United (due campionati inglesi, tre coppe nazionali e due Coppe delle Fiere) che accettò nel 1977 la panchina degli Emirati Arabi Uniti rinunciando a quella dell’Inghilterra.
In Italia il quartier generale scelto dalla federazione è Imola. All’hotel Molino Rosso viene allestito anche un tendone per consentire ai giocatori e ai membri dello staff di pregare. Il presidente federale, lo sceicco Hamdan bin Rashid Al Makhtoum ha promesso importanti premi in denaro se la nazionale fosse riuscita a conquistare almeno un punto. Impresa tutt’altro che semplice considerando che al mondiale sbarca una squadra formata interamente da giocatori militanti nel campionato nazionale. Molti sono dilettanti che hanno un’altra occupazione. In rosa ci sono anche vigili del fuoco, addetti aeroportuali, poliziotti e funzionari pubblici. Il sorteggio poi non è stato d’aiuto. Gli Emirati Arabi Uniti sono capitati con la Germania Ovest vice campione del mondo, la Jugoslavia di Stojkovic e la Colombia di Valderrama. Contro quest’ultima l’esordio.
È il 9 giugno, Stadio dall’Ara di Bologna. Gli Emirati Arabi Uniti scendono in campo senza il loro punto di riferimento arretrato. Il difensore Ghanim Mubarak non ha recuperato dall’infortunio al ginocchio. Il sogno del primo punto iridato dura quarantacinque minuti. Nella ripresa i colombiani cambiano marcia e si impongono con le reti di Redin e Valderrama. Cinque giorni dopo l’avversario è ancora più duro. Di fronte alla squadra di Parreira arriva la Germania Ovest. L’emozione di giocare a San Siro viene presto offuscata dalle cinque reti con cui i tedeschi vincono la sfida. Per gli Emirati Arabi Uniti però si tratta di un’altra giornata storica. Nell’arco dei novanta minuti non ci solo le reti di Matthaus, Klinsmann, Bein e la doppietta di Voller. C’è anche la prima rete in un mondiale dei Bianchi. La sigla al minuto 46 Khalid Ismail, battendo Illgner con un diagonale di sinistro.
La terza partita del girone è contro la Jugoslavia. Nonostante le due sconfitte, gli emiratini non sono ancora matematicamente eliminati. Confinando in una serie combinazioni, una vittoria potrebbe proiettarli agli ottavi. Gli slavi, poi, sono una nazionale storicamente strana. In base alla giornata possono vincere o perdere contro chiunque. Purtroppo per i Bianchi quella sera sono in una grande forma. La doppietta di Pancev e le reti di Susic e Prosinecki decretano la fine dell’avventura per gli uomini di Parreira. Anche questa volta gli arabi trovano la rete, stavolta con Ali Thani. Italia 90 finisce con zero punti. Da parte della Federazione non ci sarà nessun premio in denaro. Così come non ci sarà un’altra occasione iridata. Il mondiale italiano è finora l’unico a cui i Bianchi hanno partecipato. Parreira, invece, è atteso dalla panchina del Brasile. Quattro anni dopo l’errore dal dischetto di Roberto Baggio gli consegnerà il titolo di Usa 94.