Non è sufficiente detestare Donald Trump per evidenziarne i comportamenti deplorevoli se non quando – specialmente negli ultimi mesi – addirittura criminali. Serve la scienza (con la S maiuscola) per ufficializzarne l’inadeguatezza rispetto al ruolo che ricopre, una delle posizioni di potere più influenti al mondo. Con queste premesse è nato il documentario “#Unfit – The Psychology of Donald J. Trump”. Girato da Dan Partland, è uno dei gioielli in anteprima italiana al 16° Biografilm Festival – International Celebration of Lives, che lo programmerà mercoledì 10 giugno gratuitamente in streaming a partire dalle 14, per le 24h successive.
Un’opera raggelante quella di Partland, filmmaker e produttore statunitense da sempre impegnato a svelare le aberrazioni del proprio sistema-Paese, che assume particolare rilevanza oggi, alla luce della controversa gestione Trump dell’emergenza Covid in Usa, seguita dalle proteste antirazziste causate dall’uccisione dell’afroamericano George Floyd per mano di un poliziotto. Ma – va detto – il film è stato pensato, girato e proposto prima che tutto ciò accadesse, divenendo documento quasi profetico del pericolo che la ‘persona Trump’ rappresenta in qualità di Presidente degli Stati Uniti. In breve, il magnate newyorkese è qualificato come ‘unfit’ cioè inadatto, per una miriade di gravi nevrosi – ai limiti della psicosi – che gli sono diagnosticate da emeriti esperti. Psichiatri, psicologi di varie discipline, sociologi, storici, politologi ma anche – e persino – da figure istituzionali dell’esercito, nonché membri del partito Repubblicano ed ex consiglieri dell’attuale Presidente, specie alcuni che hanno collaborato alla sua campagna elettorale. Insomma, gente che conosce la “materia umana” e per questo ravvisa il rischio drammatico in cui corrono l’America e il mondo intero.
“Noi abbiamo il dovere di avvertire e proteggere la società da quest’uomo” dichiarano in staffetta gli intervistati di Partland, preoccupati che un giorno qualunque possa svegliarsi e, senza un particolare motivo, premere il fatidico bottone delle armi nucleari americane di cui è l’unico a conoscerne i codici. Certo, quello sarebbe il momento estremo che nessuno si augura, ma il profilo di ‘The Donald’ non lo fa escludere, anzi. Trump, infatti, ne esce come peggio non potrebbe: sostanzialmente un “maligno narcisista“, e “un bugiardo patologico”, ma anche un sadico, sociopatico, sessista, razzista, misogino, intollerante verso le diversità, incapace di provare una qualunque forma di empatia. Anzi, provocatore che gode nell’umiliare chiunque si dichiari contrario alle sue idee.
Trump, sottolinea nel film il professor Sheldon Solomon “si è attribuito la licenza di odiare”, un’attitudine non lontana da quelle espresse da noti dittatori della Storia. Figure che erano altrettanto “unfit” a governare ma che la sapiente propaganda sulle masse in delicati snodi storici ha concesso loro le chiavi del potere assoluto. Il documentario non a caso passa in rassegna figure del passato (come Hitler e Mussolini) e del presente (Bolsonaro, Erdogan, Putin fra gli altri) al fine di evidenziare similitudini con l’attuale inquilino della Casa Bianca, enucleando gli elementi comuni di un profilo psico-patologico incline a un uso delirante del potere. Film puntuale nel suo porsi in piena campagna elettorale, inquietante e di certo da non perdere.