Se i vertici dem e M5s difendono la scelta, non mancano i malumori del governo alla maxi commessa da 9-11 miliardi di euro con il regime di al-Sisi, con la prima consegna di due fregate Fremm. A Ilfattoquotidiano.it Laura Boldrini chiede che le decisioni passino dalle Camere, così come Nicola Fratoianni, che annuncia un intervento durante il question time di mercoledì. Denuncia anche da parte dei pentastellati Ehm e Ferrara: "Fatto grave". Ma il capo politico del Movimento, Vito Crimi, si schiera col governo: "Non vendere quelle navi non avrebbe portato alla verità su Regeni"
“Prima di prendere decisioni del genere, si chieda l’approvazione del Parlamento, come avviene sempre in materia di politica estera” e come previsto dalla legge 185/90. L’annuncio del via libera del governo alla vendita di due fregate Fremm all’Egitto, nell’ambito di una maxi-commessa militare tra i 9 e gli 11 miliardi di euro ribattezzata “Il contratto del secolo”, la più imponente mai approvata dall’Italia dal dopoguerra, ha scatenato proteste da parte di alcuni esponenti della maggioranza. Nessuna messa in discussione da parte dei vertici Pd o dal M5s, il cui capo politico M5s Vito Crimi ha ufficialmente difeso la scelta, ma segnali che la decisione ha creato malumori interni. A preoccupare sono soprattutto le implicazioni sul caso Regeni: il tema è molto sentito nella maggioranza, ma dopo che la commissione d’inchiesta ha convocato il premier Giuseppe Conte e le dure parole del presidente Erasmo Palazzotto (“Così tradite le promesse alla famiglia”), c’è chi esita ad esporsi. Secondo la deputata dem Laura Boldrini il governo ora “deve riferire in Aula”, ha detto a ilfattoquotidiano.it. Con lei hanno protestato anche i colleghi Pd Barbara Pollastrini, Lia Quartapelle e Andrea De Maria. Mentre Leu oggi, durante il question time alla Camera, chiederà chiarimenti al ministro Luigi Di Maio. Tra i 5 stelle solo due le voci che hanno deciso di criticare apertamente la vendita delle armi all’Egitto: i deputati Yana Ehm e Gianluca Ferrara.
Sotto accusa appunto c’è la decisione, annunciata dopo una telefonata tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il leader egiziano Abdel Fattah al-Sisi, di concedere la cessione della “Spartaco Schergat” e della “Emilio Bianchi” al Cairo, vista la mancata collaborazione del regime nelle indagini sull’uccisione di Giulio Regeni, le sistematiche violazioni dei diritti umani, la carcerazione di Patrick Zaki e per il sostegno offerto dall’Egitto al generale Khalifa Haftar in Libia. E si chiede che scelte di questo tipo, come avviene per le decisioni relative alla politica estera e come previsto dalla legge che regola la vendita di armi all’estero, passino prima dalle Camere.
Tutto è legato a un passaggio della legge 185/90 sulle “norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento”. Nel testo si legge che “l’esportazione ed il transito di materiali di armamento sono altresì vietati verso i Paesi in stato di conflitto armato, in contrasto con i principi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, fatto salvo il rispetto degli obblighi internazionali dell’Italia o le diverse deliberazioni del Consiglio dei ministri, da adottare previo parere delle Camere“. Visto che l’Egitto è membro della coalizione a guida saudita che combatte i ribelli Huthi in Yemen e che non esistono obblighi internazionali che leghino l’Italia al Paese di al-Sisi, la legge prevede che la vendita di armi avvenga “previo parere delle Camere”. Cosa che, nell’ultimo caso, ma non solo, non è avvenuta. Inoltre, nel testo si legge anche che l’export è vietato anche “verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani, accertate dai competenti organi delle Nazioni Unite, dell’Ue o del Consiglio d’Europa“.
Boldrini (Pd): “Serve passaggio in parlamento. Governo espliciti la propria posizione sull’Egitto”
La deputata dem Laura Boldrini, sentita da Ilfattoquotidiano.it si chiede innanzitutto “qual è la politica italiana rispetto all’Egitto. Da una parte, ogni giorno lavoro all’interno di una Camera che ha deciso di interrompere i rapporti con la controparte egiziana a causa della mancata collaborazione del Cairo nelle indagini sull’uccisione di Giulio Regeni. Dall’altra abbiamo un governo che autorizza la vendita di armi ad al-Sisi. I membri del governo devono venire in Parlamento a riferire sulla posizione dell’Italia rispetto all’Egitto, in maniera chiara. Personalmente, ho chiesto di riconsiderare la decisione. Lo dobbiamo a Regeni, a Zaki e anche in nome della dignità del nostro Paese. Bene ha fatto la commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Regeni a convocare Conte“.
L’ex presidente della Camera conclude poi chiedendo che certe decisioni ricevano prima l’approvazione delle Camere: “La politica estera è un tema cruciale e le decisioni in materia devono sempre passare dal Parlamento. Visto che stiamo parlando di una maxi-commessa, mi auguro che in futuro il governo chieda il via libera del Parlamento prima di prendere decisioni del genere”
Fratoianni (LeU): “Come per le missioni internazionali, non si può scavalcare l’aula”
Il deputato di Liberi e Uguali, Nicola Fratoianni, a Ilfattoquotidiano.it annuncia un’interrogazione nel corso del question time alla Camera che si terrà oggi (10 giugno) alla presenza del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio: “Questa decisione del governo è in aperta violazione della legge 185 del 1990. Non si tratta solo di una vendita di armi a un Paese che attua documentate e sistematiche violazioni dei diritti umani nei confronti degli oppositori, non si tratta solo di Regeni, Zaki o di tutti gli altri casi simili. Si tratta anche e soprattutto del ruolo svolto dall’Egitto nei vari conflitti internazionali“, ha detto in riferimento all’appoggio in Libia al generale della Cirenaica, Khalifa Haftar, in opposizione al Governo di Accordo Nazionale di Fayez al-Sarraj, riconosciuto dall’Onu e sostenuto dall’Italia, e al coinvolgimento del Cairo nel conflitto yemenita.
“Come avviene per tutte le decisioni di politica internazionale, anche quelle relative alla vendita di armi a Paesi in conflitto o che violano i diritti umani deve passare dal Parlamento”, ha concluso.
M5s, Ehm: “Non posso dire ‘sì’ al contratto con l’Egitto”. Ferrara: “Grave”
Sul fronte 5 stelle, sono poche le voci in dissenso con la linea scelta dall’esecutivo nonostante l’impegno del Movimento per il caso Regeni. La deputata grillina Yana Ehm, su Facebook ha scritto un lungo post dal titolo: “Perché non posso dire sì al contratto del secolo con l’Egitto”. E nel testo la deputata elenca i vari motivi per cui si dice contraria: “perché viola la legge 185/90”, “perché stiamo parlando di un regime autoritario con sistematiche violazioni dei diritti umani, incarcerazioni arbitrarie, repressione del dissenso e persecuzione degli oppositori politici, giornalisti, sindacalisti, e difensori dei diritti umani”, “per Giulio Regeni”, “per la posizione egiziana divergente dalla nostra visione strategica sul Mediterraneo e nello scacchiere libico”, “per Patrick George Zaki” e “per l’art. 11 della nostra Costituzione che dice che ‘l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali'”.
E anche lei, come Boldrini e Fratoianni, ritiene che le decisioni sulle forniture di armi all’Egitto debbano passare prima dal Parlamento: “La legge 185 del 1990 parla molto chiaro, rimane il nostro faro ed è fondamentale per noi parlamentari rispettare attentamente il dettato normativo. Dunque, laddove ci sarà una decisione presa dal Consiglio dei Ministri, questa dovrà passare dalle camere ed incontrare il parere favorevole. Al momento l’intesa verte su una telefonata informale tra il nostro premier Conte e il presidente egiziano Al Sisi. L’operazione deve fare ancora il suo corso”.
Stessa posizione del senatore Gianluca Ferrara, capogruppo M5s in commissione Affari Esteri, che ritiene la decisione “un fatto grave e, a nome del Movimento 5 Stelle, auspico ci sia quanto prima un ripensamento. Sono persuaso che, data la tragica vicenda del nostro concittadino Regeni, non si antepongano certi interessi alla ricerca della verità”.
Crimi: “Non vendere quelle navi non avrebbe portato alla verità su Regeni”
La posizione dei due parlamentari pentastellati non rispecchia però quella del Movimento. Il capo politico, Vito Crimi, intervistato a Sono Le Venti di Peter Gomez sul Nove, ha dichiarato che “non vendere le fregate all’Egitto non avrebbe portato nessun valore aggiunto nel percorso per raggiungere la verità sulla morte di Giulio Regeni”. Il senatore ha poi definito quello con Il Cairo “una manovra di tipo ecomomico”: “Vorrei sottolineare che non stiamo regalando le navi ma le stiamo vendendo – aggiunge Crimi – L’Egitto le ha chieste a vari Paesi e noi abbiamo la possibilità di fornirle. Sono invece convinto che grazie agli sforzi della diplomazia e il lavoro del presidente Conte forse qualche risultato lo otterremo”.