Ogni attimo inizia e muore in un respiro, scorrendo, scandisce le lancette del nostro vissuto. Il fluire del tempo ci è ostile, ci logora, ci consuma. Nonostante ciò, investiamo molto del nostro tempo per guadagnare del denaro fine al solo acquisto di cose prive di un valore reale, ma arricchite di un prezzo esacerbato e una confezione appariscente. Questo processo costituisce la base di una delle piaghe della società odierna: il consumismo.

Si tratta di un fenomeno economico-sociale che consiste nell’aumento dei consumi per soddisfare i bisogni indotti dalla pressione pubblicitaria e da fenomeni d’imitazione sociale diffusi tra ampi strati della popolazione.

Thorstein Bunde Veblen, economista e sociologo statunitense, utilizzò il concetto di ‘consumo vistoso’ per descrivere la propensione ad acquistare beni apprezzati non tanto per il loro valore intrinseco, quanto per l’attribuzione di status sociale di classe agiata che dal loro possesso può derivare. Si guarda quindi al prodotto in quanto tale e non al servizio che esso può offrire.
Questo comporta uno spreco di risorse che costituisce giorno dopo giorno una minaccia sempre maggiore nei confronti del nostro pianeta e di coloro che lo abitano, noi compresi.

Come ben noto, ci troviamo di fronte a un aumento della domanda di materie prime e allo stesso tempo a una scarsità delle risorse: molte di esse sono essenziali per l’economia ma limitate (e spesso insufficienti). La terra, infatti, è un sistema chiuso, quindi scambia energia ma non materia. E poiché la popolazione mondiale continua a crescere, aumenta di conseguenza anche la richiesta di tali risorse, che purtroppo non sono infinite.

E come se questo non bastasse, i processi di estrazione e l’utilizzo delle materie prime producono un enorme impatto sull’ambiente e aumentano il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica (CO2). Un uso più razionale delle materie prime può quindi contribuire a ridurre tali emissioni e quindi a non peggiorare l’attuale crisi climatica.

Ma quale strada potrebbe condurci ad un modello economico che rispetti tanto l’ambiente quanto noi stessi? La risposta risiede nel cambiamento radicale del modello stesso. Secondo la comunità scientifica, modificare le nostre abitudini di consumo portandole verso un’economia basata sul rendimento, ridurrebbe in maniera drasticamente positiva l’impatto ambientale portato dall’uomo. Questo modello porta il nome di “economia circolare”.

Questo sistema di produzione e consumo implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. Questo schema è riassumibile nella “regola delle 4 R”: riduco, riuso, riparo, riciclo.

Si tratta di un termine generico volto a definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati.

In questo modo si estende la durata dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo. Una volta che il prodotto giunge al termine del proprio ciclo vitale, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, ogni qualvolta risulti possibile, nel ciclo economico. Così possono essere continuamente riutilizzati all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore. Tale sistema, oltre ad essere fondamentale per la salvaguardia del pianeta, potrà costituire un’occasione unica per creare nuovi posti di lavoro ben pagati, dal campo dell’innovazione e della ricerca fino a quello della filiera produttiva di “prodotti rigenerati”.

Sfruttare al massimo il potenziale di un materiale, dargli nuova vita, farlo nel rispetto del nostro mondo. Queste sono le basi di un modello economico necessario per la tutela delle nostre vite. Dobbiamo smettere di distruggere per creare, perché questo non porterà a niente di buono. Ciò che nasce dalla distruzione è destinato a rimanere tale. Per questo è nostro dovere immedesimarci nel mondo che ci ospita, riconoscerlo come casa e rispettarlo come tale. Liberiamoci quindi dalle dannose ancore del passato, e lasciamoci trasportare dal flusso dinamico della trasformazione.

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