Oggi a sorpresa il primo intervento del presidente leghista, che però ha deciso di colpire i funzionari senza mettere in discussione (per ora) il mondo politico. I dem: "A Palazzo Lombardia sanno bene che rimuovere l’assessore al Welfare vorrebbe dire accusare tutta la giunta". Per i 5 stelle "serve una vera discontinuità"
“Non basta mandare via un funzionario”, perché “è la politica la vera responsabile delle scelte compiute nell’emergenza”. Per le opposizioni in Lombardia, la scelta del presidente Attilio Fontana di sostituire il direttore generale della Sanità non è sufficiente: oggi a sorpresa infatti, la giunta leghista ha deciso di spostare il dg Luigi Cajazzo e di farlo diventare vicesegretario generale della Regione. Una scelta che la maggioranza cerca di presentare come “promozione”, ma che colpisce l’uomo che in piena emergenza decise di tenere aperto l’ospedale di Alzano Lombardo. Insomma, a prescindere dai proclami il messaggio è chiaro: mostrare che qualcosa a livello strutturale viene messo in discussione. Anche se, secondo le opposizioni, non si può dire sufficiente e nei corridoi torna a circolare l’ipotesi (al momento smentita su tutti i fronti) di rimpasto in giunta con l’esclusione dell’assessore al Welfare Giulio Fontana. E’ questa la strada più difficile: vorrebbe dire per i leghisti ammettere di aver commesso errori e fare un mea culpa pubblico. Intanto al posto di Cajazzo è arrivato Marco Trivelli, proveniente dall’ASST di Brescia: “Manager nato all’ombra di Formigoni e cresciuto con Maroni, continua la spartizione politica”, ha denunciato il M5s. Proprio Trivelli fa parte della squadra cresciuta ai tempi dell’ex presidente della Regione dal 1995 al 2013.
I primi a commentare la notizia della sostituzione di Cajazzo sono stati i dem. “Per ora”, ha detto il capogruppo Pd in Lombardia Fabio Pizzul, “sono cambiamenti che non toccano la politica, che però è la vera responsabile delle scelte compiute durante l’emergenza“. Ma, continua Pizzul, nessuno al momento ha intenzione di arrivare a mettere in discussione l’assessore al Welfare Giulio Gallera: “A Palazzo Lombardia sanno bene che rimuovere l’assessore alla Sanità significa accusare tutta la giunta, presidente in primis, degli errori e delle mancanze palesate in questo periodo”, ha continuato il dem. “Ma è in corso, e vedremo con che esiti, quel cambio di rotta che abbiamo chiesto per settimane”. Ancora più netta la deputata Pd Lia Quartapelle: “Fontana diceva: ‘Rifarei tutto’. Oggi per fortuna ha cambiato idea e ha sostituito il direttore generale della Sanità. Non basta mandare via un funzionario. Si faccia lavorare la commissione di inchiesta e si corra ai ripari con test, sanità di territorio e tracciamento”.
Per i 5 stelle, la sostituzione di Cajazzo con Marco Trivelli, proveniente dall’ASST di Brescia, non segna quella discontinuità invocata in queste settimane. “Si scrive Trivelli, si legge Formigoni”, ha dichiarato il consigliere M5s Gregorio Mammì, “la sostituzione ai vertici della sanità lombarda è solo di facciata”, un’”operazione di distrazione di massa”. Perché “cambiando l’ordine dei direttori, il risultato non cambia”. Anzi, ha continuato: “Il vero cambiamento si deve basare sulla meritocrazia e su una riforma generale della sanità lombarda”. E invece, è l’accusa, “Fontana prosegue nella via della spartizione politica, nominando come direttore generale della sanità Marco Trivelli, manager nato all’ombra di Formigoni e cresciuto con Maroni. All’alba della fase 3″ dell’emergenza coronavirus “la Lombardia perde, con la prima mossa di Fontana, la grande occasione di creare discontinuità con il passato”. Secondo Mammì, infatti, la “modifica non farà nessuna differenza nella debacle assoluta del nostro sistema socio-sanitario”: “La sanità lombarda va riformata smettendola, una volta per tutte, di spartirsi le poltrone di chi deve gestire un settore strategico. Va riformata da cima a fondo cancellando la riforma di Maroni, togliendo le mani dei partiti dalle nomine, garantendo più spazio e risorse alla sanità pubblica e restituendo ai cittadini un sistema sanitario territoriale capillare capace di affrontare tanto il lavoro ordinario quanto le emergenze”.