La Conferenza episcopale italiana prende posizione contro il ddl: "Esistono già adeguati presìdi per comportamenti violenti o persecutori". "Stupita" dalle dichiarazioni dei vescovi la presidente della Commissione giustizia alla Camera Businarolo (M5s). Il relatore dem Zan: "Nessuna censura, a differenza di quanto ho sentito dire in questi giorni a sproposito"
“Un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui, più che sanzionare la discriminazione, si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione”. Quindi “non serve una nuova legge” contro l’omofobia. La presidenza della Cei prende posizione sul ddl in discussione in Commissione Giustizia alla Camera, che guarda “con preoccupazione” anche perché “esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio”. L’intervento arriva a poche settimane dalla Giornata contro l’omotransfobia, che ha portato alla ribalta ancora una volta i dati sulle violenze e gli abusi, aumentati del 9% in Italia. Episodi che anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha ricordato essere “una violazione del principio di eguaglianza” che lede i diritti umani.
Stupiti dalle dichiarazioni della Cei Francesca Businarolo, deputata M5s e presidente della commissione Giustizia della Camera, e Alessandro Zan, deputato del Pd e relatore del ddl contro. “Sono molto sorpresa dalla reazione dei vescovi. Affermare, come fanno i vescovi italiani, che ‘esistono già adeguati presidi’ per contrastare questo fenomeno significa non voler prendere atto di una dura realtà di discriminazione nei confronti della quale noi sentiamo la responsabilità politica ed etica di intervenire”, ha detto Businarolo, mentre Zan precisa: “Lo ripeto per l’ennesima volta a scanso di fraintendimenti: non verrà esteso all’orientamento sessuale e all’identità di genere il reato di “propaganda di idee” come oggi è previsto dall’art. 604 bis del codice penale per l’odio etnico e razziale. Dunque nessuna limitazione della libertà di espressione o censura o bavaglio come ho sentito dire in questi giorni a sproposito”.
La posizione della Cei – La presidenza dei vescovi italiani sottolinea che “le discriminazioni, comprese quelle basate sull’orientamento sessuale, costituiscono una violazione della dignità umana, che, in quanto tale, deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Trattamenti pregiudizievoli, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo, stalking… sono altrettante forme di attentato alla sacralità della vita umana e vanno perciò contrastate senza mezzi termini”. E prosegue facendo presente che nell’ordinamento giuridico del nostro Paese “esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio“.
“Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione – sottolinea la Chiesa italiana – alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni”. Poi fa esempi concreti: “Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma, e non la duplicazione della stessa figura, significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso. Crediamo fermamente che, oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore, si debba innanzitutto promuovere l’impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona. Su questo non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto”. “Nella misura in cui tale dialogo avviene nella libertà – conclude la nota dei vescovi -, ne trarranno beneficio tanto il rispetto della persona quanto la democraticità del Paese”.