Tra le varie proposte contenute nel rapporto finale consegnato alla presidenza del Consiglio dal comitato di esperti guidato da Vittorio Colao ce n’è una “legata alle peggiori tradizioni della nostra economia”. Quale? Il condono fiscale. La definizione è di Carlo Cottarelli, che in un intervento sul quotidiano La Stampa commenta il dossier con le proposte per la ripartenza post coronavirus elaborato dal gruppo di esperti guidato dall’ex amministratore delegato di Vodafone.
“Nel piano Colao ennesimo condono fiscale” – Il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’università Cattolica di Milano pone la sua attenzione su tre punti “problematici” del rapporto Colao. “Il terzo punto, quello più specifico, riguarda una proposta che mi lascia perplesso. A pagina 17 del Rapporto e nella scheda 7 ci sta l’ennesimo condono fiscale“, scrive Cottarelli. Spiegando che non “si tratta solo dell’emersione del contante, come suggerito dal titolo della scheda”. Il condono, prosegue l’ex direttore del dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario internazionale, comprenderebbe anche “la regolarizzazione di altri valori e dei capitali detenuti illegalmente all’estero. Non lo si chiama ‘condono‘, preferendo il più elegante ‘Voluntary disclosure, ma quello è: il solito premio dato a chi ha evaso le tasse e il solito incentivo a non pagarle in futuro“.
“Capitali rientrati oggi potrebbero quindi uscire domani” – Il riferimento di Cottarelli è per la scheda numero 7 e per la numero 8 del piano Colao. La prima è intitolata: “Emersione e regolarizzazione contante derivante da redditi non dichiarati”. Il gruppo di esperti propone al governo di “introdurre la Voluntary Disclosure sul contante e altri valori derivanti da redditi non dichiarati (anche connessa all’emersione del lavoro nero) a fronte del pagamento di un’imposta sostitutiva e dell’impiego per un periodo minimo di tempo (ad es. 5 anni) di una parte significativa dell’importo in attività funzionali alla ripresa (ad es. investimento nel capitale dell’impresa del soggetto che fa la Voluntary Disclosure, o investimento in social bond nominativi o altri strumenti analoghi)”. Un meccanismo che ha una duplice effetto. Il primo è “sanare” soldi – anche contanti – sfuggiti allo Stato e quindi, con tutta probabilità, frutto di un reato. Il secondo è vincolare il condono all’impiego successivo – e a tempo – di una parte di quei capitali “ripuliti” in aziende impiegate in attività per la ripresa. E qui Cottarelli fa notare che “l’idea che il 40%- 60% dei fondi debbano essere investiti in strumenti che supportino il rilancio del Paese non è molto convincente: i fondi potrebbero essere investiti anche in società di proprietà dell’evasore stesso, cosa che magari sarebbe avvenuta lo stesso utilizzando altre risorse detenute in Italia. I capitali rientrati oggi potrebbero quindi uscire domani“. Insomma la Voluntary disclosure così congeniata dal gruppo di esperti di Colao rischia di trasformarsi in una sorta di meccanismo circolare che crea nuovo capitale nero, favorendo l’arricchimento dello stesso evasore che ha beneficiato del condono. E tutto questo farebbe scattare “effetti premiali in ambito penale” che però sarebbero condizionati “a specifici requisiti di coerenza”: hai evaso ma pagando un tassa e assicurando il reinvestimento di parte del capitale in attività per la ripresa non sarai mai perseguito. Niente esclude, però, che in futuro creerai nuovo “nero” dai profitti delle aziende attivi sul fronte della ripartenza.
Il condono esteso anche ai soldi all’estero – Un meccanismo che il piano Colao propone di estendendere anche per la “regolarizzazione e rientro dei capitali esteri“. In che modo? Favorendo “la regolarizzazione e il rientro di capitali detenuti illegalmente all’estero, tramite estensione della Voluntary Disclosure del punto precedente al rientro/regolarizzazione dei capitali all’estero (imposte e obbligo di reinvestimento parziale)”. Quindi il condono sul contante nascosto andrebbe esteso anche ai patrimoni “detenuti illegalmente” all’estero: anche quelli spesso provenienti da attività illecite. “È un vero peccato che un rapporto che contiene tante ottime proposte di ammodernamento ne contenga anche una così legata alle peggiori tradizioni della nostra economia“, scrive quindi Cottarelli. Recentemente a proporre un condono sul contante è stato Matteo Renzi. Era stato proprio l’ex presidente del consiglio a nominare Cottarelli commissario per la spending review, salvo poi non dare seguito alle proposte elaborate dall’economista per tagliare la spesa pubblica del Paese. Un po’ quello che rischia di accadere per il piano Colao, seppur per motivi diversi. “Non so se quello che si racconta sulla reazione negativa di Conte al piano Colao sia vero. Ma è verosimile, visto che, se non ci fossero stati contrasti, ci sarebbe stata almeno una conferenza stampa congiunta tra i due. Ma non ci si deve stupire se, come in passato, la politica non accetta inmodo entusiastico il parere dei tecnici”, scrive Cottarelli nell’attacco del suo pezzo su La Stampa. Poi ricorda la sua esperienza: “Certo – continua ‘è la politica che deve decidere’ (sono le parole di Conte ndr) ma dopo averchiesto un parere a tecnici indipendenti, sarebbe anche giusto se la politica spiegasse perché certi consigli non sono stati accettati. Insomma, mi coglie un senso di deja vu“, scrive l’economista, facendo evidente riferimento alla sua esperienza.
Gli altri due punti “problematici” – Quello di Colao, per Cottarelli è “un piano complesso. Ma è un piano estremamente utile, sia a livello strategico, sia in termini di suggerimenti concreti da attuare nell’immediato e nel medio periodo”. A parte il condono sul contante, però, ci sono altri due punti che l’economista definisce “problematici“. Il primo è “la mancata indicazione del costo delle proposte avanzate per le finanze pubbliche. Il rapporto si limita a indicare quali misure richiederanno un finanziamento pubblico. E sono tante: per 83 su 102 delle aree di intervento servono soldi pubblici. Non ho (ancora) una stima di quanto potrebbe costare realizzare queste proposte, ma l’impressione è che non si tratti di ‘nocciolinè”. Insomma: secondo Cottarelli dal dossier di Colao non si capisce da dove lo Stato dovrebbe prendere i soldi per il rilancio del sistema economico. Il secondo punto riguarda un aspetto che Cottarelli definisce “essenziale per il buon funzionamento dell’economia italiana e che non viene trattato, se non con un rimando nel rapporto per il presidente del Consiglio”. Il riferimento è per “la riforma della giustizia; un’economia può funzionare bene solo se vi è certezza del diritto. Non è quindi possibile prescindere da questo punto nel formulare un progetto di rilancio del nostro Paese”.