L’indagine "Blu Mais" diretta dai sostituti procuratori Alessandra Falcone e Giulio Monferini ha fatto emergere un sistema di raccolta di rifiuti conciari nel distretto di Santa Croce Sull'Arno e di scarti animali che, con false certificazioni, venivano lavorati e venduti a imprenditori agricoli compiacenti che li riversavano nei propri terreni in cambio di soldi. Si stima che così siano stati smaltite 24mila tonnellate di rifiuti tossici
Li facevano passare come fertilizzanti da usare in agricoltura, ma si trattava invece di rifiuti speciali provenienti dal comparto conciario contenenti alte concentrazioni di cromo e idrocarburi, con valori più alti da 6 a quasi 20 volte rispetto ai limiti di legge. Così sono finiti agli arresti tre amministratori del Consorzio S.G.S, azienda leader nella produzione di concimi organici e biostimolanti, operante nel distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa, e un agricoltore perché coinvolti in un presunto traffico illecito di rifiuti “con accertato spandimento nei terreni agricoli”, soprattutto coltivati a mais, grano e girasole, tra le province di Firenze e Pisa. Disposto anche un sequestro preventivo per oltre 3 milioni di euro.
Gli arresti domiciliari sono stati ordinati, nell’ambito dell’operazione “Blu Mais”, dal gip del Tribunale di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti, e portati a termine all’alba del 9 giugno dal personale della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Firenze, con i carabinieri forestali di Firenze e la polizia municipale dell’Unione dei Comuni Empolese Valdelsa. Ad essere colpiti dal provvedimento sono stati tre amministratori del consorzio, M.S, 73 anni, G.P., 71 anni, e G.B, 43 anni, oltre a un agricoltore locale, R.R., 57 anni. Altre misure cautelari riguardano due indagati: B.A, 52 anni, è stato interdetto dalla professione di agronomo, e R.B., 24 anni, interdetto dall’esercizio dell’impresa agricola.
Secondo le accuse, il gruppo di esperti e agricoltori avrebbe smaltito illecitamente 24mila tonnellate di rifiuti speciali contenenti sostanze nocive ed inquinanti “attraverso il loro utilizzo nella normale pratica agricola per concimare oltre 150 ettari di terreni coltivati a granoturco e girasole, ubicati tra le province di Pisa e di Firenze. Terreni che dalle analisi effettuate sono risultati presentare una rilevante concentrazione di cromo anche esavalente e idrocarburi”.
L’indagine diretta dai sostituti procuratori Alessandra Falcone e Giulio Monferini si è focalizzata sui flussi di rifiuti speciali derivanti dal trattamento dei prodotti conciari. Nella ricostruzione degli inquirenti, il sistema messo in piedi dagli indagati consisteva in un “illecito recupero di ingenti quantità di rifiuti speciali, sia conferiti da una pluralità di imprese conciarie che derivanti dalla lavorazione di sottoprodotti animali che, sulla base di fittizi certificati di analisi, venivano qualificati come prodotti ammendanti compostati misti che pertanto figuravano essere idonei alla concimazione”. Successivamente, si organizzava la vendita fittizia del presunto fertilizzante a imprese agricole compiacenti che, per contro, ricevevano un compenso stabilito sulla base della quantità di prodotto ‘acquistato’. Utilizzando documenti di trasporto e i certificati analitici fittizi, si provvedeva poi al trasporto e all’illecito smaltimento dei rifiuti spandendoli su terreni agricoli degli agricoltori.
Oltre alle misure cautelari, il gip del Tribunale ha disposto anche il sequestro preventivo di oltre 3 milioni di euro nei confronti del consorzio per la gestione dei rifiuti e di alcuni indagati, calcolato come l’illecito profitto, oltre al sequestro di oltre 300mila euro per gli agricoltori coinvolti che venivano pagati per poter spargere i rifiuti nei loro terreni.