Mente la Commissione europea valuta l'adozione di nuovi strumenti strutturali di lotta alle fake news inerenti la pandemia, in Italia si dibatte sulla necessità della realizzazione di una vera e propria commissione parlamentare d'inchiesta, oltre che su alcune misure specifiche per a frenare il dilagare delle bufale online
Bufale e fake news sono diventate un problema sempre più ingombrante nell’ambito dell’informazione, soprattutto via Web e social, dove spesso le informazioni viaggiano incontrollate, diffondendosi alla velocità della luce. Un problema da sempre molto sentito dall’Unione europea, acuitosi con l’attuale emergenza sanitaria da Covid-19 tanto da spingere la Commissione Ue a valutare l’adozione di nuovi strumenti di lotta alle fake news.
“La disinformazione ai tempi del Coronavirus può uccidere. Abbiamo il dovere di proteggere i nostri cittadini rendendoli consapevoli della diffusione di informazioni false e denunciando i responsabili di tali pratiche”, ha dichiarato l’Alto Commissario e vicepresidente della Commissione, Josep Borrell. “Nel mondo odierno, basato sulla tecnologia, nel quale i guerrieri si servono di tastiere anziché di spade e le operazioni di influenza e le campagne di disinformazione mirate sono un’arma riconosciuta di soggetti statali e non statali, l’Unione europea sta intensificando le proprie attività e migliorando le proprie capacità per combattere questa battaglia”.
In sostanza il nuovo piano si muoverà lungo sei direttive principali: comprensione, comunicazione, cooperazione, trasparenza, assicurazione della libertà di espressione e del pluralismo del dibattito democratico e sviluppo degli strumenti critici nei cittadini.
Anzitutto, secondo la Commissione, è importante distinguere tra contenuti illegali e contenuti dannosi ma non illegali, e ancora tra disinformazione vera e propria, che è per definizione intenzionale, e cattiva informazione, che può essere invece involontaria. “La motivazione può variare, da operazioni di influenza mirate condotte da soggetti stranieri a ragioni puramente economiche. Ciascuna di tali sfide richiede una risposta calibrata. È inoltre necessario mettere a disposizione una maggiore quantità di dati per il controllo pubblico e migliorare le capacità analitiche”.
Il secondo pilastro riguarda l’intensificazione degli sforzi volti alla corretta informazione dei cittadini sui rischi connessi a fake news e bufale. Il documento ricorda come “la Commissione continua a sfatare i miti che circondano il coronavirus tramite una pagina web che ha totalizzato più di 7 milioni di visualizzazioni. Il servizio europeo per l’azione esterna, assieme alla Commissione, ha intensificato la comunicazione strategica e potenziato la diplomazia pubblica nei Paesi terzi, compresi i paesi del vicinato dell’UE. Vi sono state operazioni di influenza e campagne di disinformazione mirate, intraprese nell’UE, nei paesi vicini e a livello globale da soggetti stranieri e da alcuni paesi terzi, in particolare Russia e Cina”.
In questo scenario, dunque, rafforzare la cooperazione con altri soggetti internazionali per contrastare la disinformazione diventa sempre più indispensabile. Per questo il Parlamento europeo e il Consiglio rafforzeranno ulteriormente la comunicazione tra istituzioni dell’Unione europea e Stati membri, grazie all’utilizzo di canali consolidati, come ad esempio il sistema di allarme rapido e i dispositivi integrati per la risposta politica alle crisi. “Infine, molti consumatori sono stati fuorviati e indotti ad acquistare a prezzi eccessivi prodotti inefficaci o potenzialmente pericolosi e le piattaforme hanno rimosso milioni di annunci pubblicitari ingannevoli; la Commissione continuerà a cooperare con le piattaforme digitali e a sostenere la rete di cooperazione per la tutela dei consumatori delle autorità nazionali per contrastare tali pratiche che violano la normativa in materia di tutela dei consumatori”.
Un altro aspetto cardine è poi senza dubbio la trasparenza, in particolare per quanto riguarda le piattaforme digitali che, secondo la Commissione, dovrebbero trasmettere relazioni mensili contenenti dati più dettagliati sulle azioni da esse svolte per promuovere contenuti autorevoli e limitare la disinformazione sul Coronavirus e gli annunci pubblicitari a essa relativi; dovrebbero inoltre intensificare la loro cooperazione con i verificatori di fatti – in tutti gli Stati membri e in tutte le lingue – e i ricercatori e garantire maggiore trasparenza quanto all’attuazione delle loro politiche intese a informare gli utenti che interagiscono con la disinformazione”.
Queste azioni però devono accompagnarsi ad altre, volte ad assicurare libertà di espressione e pluralismo del dibattito democratico. “La Commissione continuerà a monitorare l’impatto sul diritto e sui valori dell’UE delle misure di emergenza adottate dagli Stati membri nel contesto del Coronavirus. La crisi ha fornito una testimonianza del ruolo dei media liberi e indipendenti quali servizio essenziale, che fornisce ai cittadini informazioni attendibili e verificate, contribuendo a salvare delle vite. L’UE intensificherà il proprio sostegno a media e giornalisti indipendenti nell’UE e a livello mondiale. La Commissione invita gli Stati membri a intensificare gli sforzi profusi per garantire che i giornalisti possano lavorare in sicurezza e a valorizzare al massimo la risposta economica dell’UE e il pacchetto per la ripresa per sostenere i media colpiti duramente dalla crisi, rispettando nel contempo la loro indipendenza”.
Infine, secondo la Commissione è indispensabile fornire strumenti critici ai cittadini, che li aiutino nella comprensione e nel discernimento delle fonti. “Sensibilizzarli e rafforzare la resilienza della società significa consentire ai cittadini di partecipare al dibattito democratico salvaguardando l’accesso alle informazioni e la libertà di espressione e promuovendo l’alfabetizzazione mediatica e la cultura dell’informazione dei cittadini, compresi pensiero critico e competenze digitali. Si tratta di obiettivi conseguibili attraverso progetti di alfabetizzazione mediatica e sostenendo le organizzazioni della società civile”.
Nel frattempo in Italia il dibattito sulle misure da adottare nei confronti della disinformazione riguardo alla pandemia da Coronavirus si muove lungo due binari, da un lato infatti si sta ancora valutando l’opportunità politica di istituire una vera e propria Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle fake news, ipotesi recentemente approvata anche dal Presidente dell’Agcom, Angelo Cardani. Dall’altro invece ci sono le proposte di legge per contrastare la diffusione delle notizie false in relazione al Coronavirus, descritte nella relazione redatta dalla task force di 11 esperti formata lo scorso aprile e pubblicata ieri sul sito del Dipartimento per l’Informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Le misure suggerite si concentrano in questo caso su te ambiti: semplificazione dell’accesso ad un canale di comunicazione istituzionale e ai contenuti che vengono ritenuti scientificamente più attendibili, ad esempio attraverso la creazione di un sito di riferimento per le fake news. Sensibilizzazione dei cittadini riguardo ai meccanismi di fruizione delle notizie e ai rischi legati alla disinformazione, ad esempio tramite campagne televisive e corsi di formazione per gli stessi comunicatori pubblici. Infine, secondo la task force, sarebbe anche utile uno studio in grado di valutare l’effettiva incidenza della disinformazione sul dibattito politico, e la messa a punto di strategie di comunicazione in grado di soddisfare la richiesta di informazione degli utenti, predisponendo ad esempio delle FAQ ufficiali sugli argomenti più cercati in rete, o creando profili ufficiali su app di instant messaging come WhatsApp, in cui un bot possa fornire risposte standard alle domande più comuni su Coronavirus e Covid-19.