Il gesto era diventato famoso dopo che il quarterback Colin Kaepernick si era inginocchiato nel 2016 prima di una partita per manifestare contro la brutalità della polizia, l'ingiustizia razziale e la disuguaglianza sociale. Al tempo, però, il giocatore era stato fortemente criticato ed era stato allontanato dalla National football league
Inginocchiarsi durante l’inno nazionale non è più vietato. La Federcalcio statunitense ha deciso di abolire il divieto istituto nel 2017 (definito “sbagliato”) che vietava ai giocatori di inginocchiarsi durante l’inno come segno di protesta antirazzista.
Il gesto era diventato famoso dopo che la star del football Colin Kaepernick si era inginocchiato nel 2016 prima di una partita contro i Los Angeles Rams a Santa Clara, in California, per manifestare contro la brutalità della polizia, l’ingiustizia razziale e la disuguaglianza sociale. Al tempo, però, il quarterback era stato fortemente criticato, insultato e minacciato. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ad esempio, aveva affermato che il giocatore aveva mancato di rispetto nei confronti della bandiera americana. Finito sulla ‘lista nera’ dalla National football league (Nfl) il quarterback, poi, era stato allontanato dal campo e solo adesso dopo anni e dopo la morte di George Floyd, ucciso il 25 maggio scorso durante un arresto a Minneapolis, la sua immagine è stata riabilitata agli occhi dell’opinione pubblica.
Inginocchiarsi per denunciare la brutalità degli agenti contro gli afroamericani è diventato anche dei simboli delle proteste degli ultimi giorni. Non solo gli attivisti, ma anche alcuni poliziotti hanno espresso solidarietà alle manifestazioni unendosi al gesto. I membri democratici del congresso statunitense, tra cui la speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader al Senato Chuck Schumer, si sono inginocchiati nell’Emancipation hall di Capitol Hill per 8,46 minuti, lo stesso tempo durante il quale l’agente ha tenuto il suo ginocchio sul collo di Floyd causandone la morte. Dopo che diversi giocatori della Nfl hanno fatto pressione sulla federazione per prendere una posizione a riguardo, il presidente della Nfl, Roger Goodell, ha ammesso che la lega professionistica del football americano “ha sbagliato” a non aver ascoltato e incoraggiato i propri giocatori a protestare pacificamente. “Noi, la Nfl, crediamo che la vita dei neri conti”, ha detto il Goodel usando lo slogan “black lives matter”.