Il board del Meccanismo europeo di stabilità aveva incaricato Joaquin Almunia, ex responsabile degli affari economici delle commissioni Prodi e Barroso, di preparare lo studio. Che parla di fallimento nel riportare rapidamente il Paese alla crescita, ma riconosce al Mes di aver ammorbidito le rigidità del programma precedente dando per esempio via libera al riavvio del reddito sociale di solidarietà
I programmi di assistenza del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilità che ne ha preso il posto hanno evitato l’uscita forzata della Grecia dall’euro, ma all’inizio hanno peccato di “insufficiente attenzione ai bisogni sociali della popolazione greca”. Non solo: hanno dato priorità agli obiettivi di consolidamento fiscale perdendo di vista la necessità di spingere la crescita, indispensabile per la sostenibilità di lungo termine. Con il risultato che il percorso di ritorno dell’attività economica verso il suo potenziale è stato più lento del previsto. Sono le conclusioni a cui arriva il rapporto di valutazione sul programma greco di aiuti, presentato al board dei governatori del Mes dal curatore indipendente Joaquin Almunia. Il rapporto riconosce al Mes di aver ammorbidito le rigidità del programma precedente, riconoscendo “la necessità di puntare a una crescita inclusiva e alla giustizia sociale”.
L’ex responsabile degli affari economici delle commissioni Prodi e Barroso era stato incaricato dallo stesso board di preparare lo studio. L’esperienza della Grecia “ha influenzato la revisione in corso del Trattato Mes e confluirà anche nei futuri programmi Mes, inclusa la risposta alla crisi del Covid 19“, ha commentato il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, in un video messaggio prima dell’incontro annuale dei governatori del Mes. Il riferimento è al fatto che la nuova linea di credito precauzionale messa a disposizione dei Paesi colpiti dalla pandemia non prevede condizionalità se non il fatto di usare i soldi per le spese sanitarie.
“Il programma Mes per la Grecia”, iniziato nel 2015 dopo la scadenza del programma del suo predecessore (il Fondo europeo di stabilità finanziaria), “puntava a mitigare il rischio del debito sovrano, rendendo prioritaria la sostenibilità di bilancio, ma nonostante i più contenuti obiettivi di consolidamento non è riuscito a portare l’attività economica rapidamente verso il suo potenziale”, si legge nel rapporto. “L’impatto macroeconomico delle riforme strutturali non è stato tenuto in considerazione in modo sistematico nelle previsioni delle istituzioni, nel disegnare i programmi e nella revisione”, motivo per cui “i benefici delle riforme strutturali si sono materializzati molto più tardi delle attese”. Inoltre le istituzioni non hanno compreso appieno le debolezze della governance greca, la “capacità amministrativa insufficiente a implementare l’ambiziosa agenda di riforme” e “la mancanza di una efficace rete di sicurezza per proteggere i gruppi più vulnerabili”.
Per quanto riguarda l’impatto sociale, la premessa è che la Grecia è arrivata alla crisi “con una disuguaglianza di reddito alta e in peggioramento“. Stando al rapporto, “i miglioramenti del mercato del lavoro e il rafforzamento del sistema di welfare durante il programma del Mes hanno condotto a una distribuzione del reddito più equa. Ma, nonostante i progressi, le disuguaglianze sono rimaste sopra la media Ue e il tasso di povertà e disoccupazione è rimasto relativamente elevato a causa di politiche inefficaci del lavoro“. Tuttavia “con il programma del Mes l’approccio è cambiato per adattarsi meglio alle necessità sociali”: per esempio “misure come i licenziamenti nel settore pubblico sono state abbandonate” ed “è stato reintrodotto un programma di reddito sociale di solidarietà che comprendeva il lancio di un reddito minimo garantito”.
In ogni caso, “il programma ha fallito l’obiettivo di inseguire sistematicamente e con vigore la sostenibilità macroeconomica a lungo termine. L’impatto macroeconomico delle riforme strutturali non è stato tenuto in considerazione in modo sistematico nelle previsioni delle istituzioni, nel disegnare i programmi e nella revisione”, motivo per cui “i benefici delle riforme strutturali si sono materializzati molto più tardi delle attese”. Per questo Almunia raccomanda che i prossimi programmi guardino maggiormente alla crescita, che è “condizione necessaria per il successo e la credibilità di ogni programma”.
Centeno, in un video messaggio, ha commentato dicendo che l’aggiustamento “è stato troppo lungo e si sarebbe dovuto prestare più attenzione ai bisogni della popolazione greca”. Ma con la nuova linea di prestiti per affrontare la pandemia “abbiamo dimostrato che il Mes può adattarsi a crisi diverse e agire senza politiche stile troika. E’ una istituzione flessibile, pronta ad adattare i propri strumenti a sostegno dell’euro in ogni circostanza”, ha concluso.