Diverse le voci che si oppongono all'ultima circolare del ministero dell'Istruzione che impone la consultazione dei voti solo tramite il registro online. "Non c'è alcuna violazione della privacy", ribattono i dirigenti scolastici. Crepet: "Scelta inutile e dannosa"
Il giorno dopo la notizia dell’addio alla pubblicazione dei voti sui tabelloni degli scrutini appesi ai vetri o all’albo delle scuole, gli esperti del mondo scuola si dividono. Da una parte tanti insegnanti e qualche pedagogista plaudono alla decisione del ministero dell’Istruzione, dall’altra altri professori, molti presidi e qualche psicologo che ritengono questa scelta “inutile” e “dannosa”.
Il primo a stupirsi della nota pubblicata da viale Trastevere è Paolo Crepet, che sta per uscire in libreria con l’ultima fatica letteraria I vulnerabili, edito da Mondadori. L’idea che d’ora in poi i voti li possa leggere solo l’interessato sul registro online non piace per nulla allo psichiatra e sociologo torinese che la butta in battuta: “Ringrazio il ministero perché senza di esso le nostre giornate sarebbero molto più tristi. E poi, come abbiamo visto anche in questa vicenda, la cosa che ha fatto ieri domani non va più bene”.
Ironia a parte, Crepet aggiunge: “Chi lavora al ministero non si rende conto di cos’è il pianeta adolescenza. Il voto ai ‘quadri’ non turba assolutamente la mente di un giovane adolescente. Questi ragazzi vanno in discoteca fino alla sei del mattino, il voto in latino è l’ultimo dei loro pensieri”.
Non solo. Secondo lo psichiatra a perderci è l’istituzione: “La scuola dev’essere un luogo di autorevolezza, non è un posto di baratti. Stiamo promuovendo tutti e non abbiamo capito che il Paese va a rotoli perché c’è una classe dirigente che ha creato un diplomificio. Togliere i voti dai tabelloni mi sembra un modo per evitare che l’ultimo barlume di autorevolezza resti. Tutto questo è triste. La cosa peggiore è che i genitori non contrastano questo declino. Questi cambiamenti sono uno sberleffo alle famiglie”. Infine un’osservazione tecnica: “Il 45% delle famiglie a Sud di Roma non ha strumenti tecnologici in casa, come faranno quelli che non hanno un computer a vedere il registro elettronico?”.
A sollevare critiche in merito alla decisione presa dal ministero è anche l’Associazione nazionale presidi che ha scritto una lettera alla ministra: “Ritengo del tutto inaccettabile che, su una materia delicata come quella della pubblicazione degli esiti degli scrutini, si impartiscano – spiega il presidente Antonello Giannelli – nuove istruzioni in palese contrasto con quelle già diramate, meno di due settimane addietro, con una nota sempre del ministero. Per di più, molti colleghi hanno già celermente e meritoriamente provveduto secondo tali indicazioni e oggi si trovano ad essere smentiti dallo stesso Ministero. Sottolineo che, così operando, oltre a imporre al personale un onere lavorativo gratuito e imputabile solo alla tardività con cui sono state diramate le istruzioni, si mina gravemente la credibilità della scuola presso l’utenza”.
E sul merito della questione Giannelli scrive: “Sottolineo espressamente che non si pone alcuna questione di tutela della privacy, in quanto tale condotta è prevista da precise fonti normative, fermo restando il divieto di pubblicazione di dati personali idonei a rivelare lo stato di salute o comunque non pertinenti. La stessa Autorità Garante si è ripetutamente espressa in tal senso. Le istruzioni fornite ieri, in tutta evidenza, regolano la materia in modo contrastante con quanto previsto dalle norme attualmente vigenti e, pertanto, ne chiedo la rettifica”.
La pensa diversamente il pedagogista Daniele Novara: “Non è una questione particolarmente importante ma sono favorevole a questa decisione. Era un’inutile esibizione di competizione, un’inutile sollecitazione competitiva tra gli alunni che erano costretti a rendere pubblica la loro performance. Sono contrario ai giudizi e ai voti numerici basati su una logica vecchia che valuta gli errori. Sono per una scuola che sviluppa competenze e sa osservare i miglioramenti e i progressi. Questa forma antica di esporre al pubblico ludibrio i bocciati era una nefandezza che se è stata eliminata non possiamo che gioirne. La scuola sta uscendo pian piano dall’archeologia”.