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di Bianca Leonardi
Nonostante la ripartenza, graduale e faticosa per la maggior parte degli italiani, anche in questa fase c’è sempre un settore che è fermo e che non ha risposte chiare per il futuro ed è il settore dello spettacolo.
Nelle ultime settimane il Governo ha dimostrato in rare occasioni di prendere in considerazione tale settore, accogliendo alcune istanze avanzate e ponendo il cosiddetto dl Rilancio come soluzione per la ripartenza. In realtà il dl Rilancio non è una soluzione, ancora una volta esclude le esigenze di molti lavoratori, imprese e soprattutto la complessità di un settore come quello della musica che è per la maggior parte escluso dal Fondo Unico dello Spettacolo.
La crisi che stiamo vivendo ha visto centinaia di migliaia di artisti, tecnici, imprenditori, professionisti, spazi, agenzie e promoter della musica mobilitarsi al fine di ottenere il riconoscimento legittimo dei propri diritti costituzionali di lavoratori e di operatori del comparto culturale italiano. Questa grande mobilitazione ha di certo messo in evidenza le numerose lacune legislative e i disequilibri che esistono da tempo tra istituzioni granitiche e la dinamica complessità del settore musica, che da anni chiede a gran voce di essere ascoltato non solo dentro uno smartphone o sopra un palco, ma anche in Parlamento.
A tal proposito dal 9 giugno 2020 una serie di emendamenti al Decreto Rilancio è stato presentato alla Camera a supporto del mercato della musica, avviando così una discussione degli stessi che saranno analizzati e approvati durante i prossimi giorni. Gli emendamenti presentati sono a disposizione di ogni gruppo parlamentare che “segnalerà” quelli prioritari che si dovranno discutere, e che avranno maggiore possibilità di entrare nel testo legislativo.
La richiesta dei lavoratori dello spettacolo è quella di una legiferazione con loro e non contro di loro, in modo che il dl Rilancio non sia di nuovo un provvedimento discriminatorio, ma una reale occasione di ripartenza alle giuste condizioni perché, a oggi, non è possibile permettersi di aprire a tutti i costi.
Le voci sono chiare e rappresentano la possibilità che vengano ritenute prioritarie tutte quelle istanze che riguardano la musica e approvate con la relativa copertura economica degna di un settore che fa parte del comparto culturale che produce il 16% del Pil, ma si è visto durante questa emergenza restituire indietro poco più dell’1% delle risorse stanziate.
Quello che viene chiesto alla politica è “una strategia, una visione, un’idea di quale futuro si può costruire per il settore della Musica” scrive Luca Zannotti, manager di Musiche Metropolitane e una delle menti attive del coordinamento. Una richiesta convertita in bozze di emendamento presentate alla Camera, che si esplica nella risoluzione di tutti quei punti poco chiari che abitano il settore: “dall’estensione dell’art bonus, a un maggior numero di misure concrete di defiscalizzazione, fino all’ampliamento degli ammortizzatori sociali per tutti i lavoratori dello spettacolo per tutto o gran parte del 2020” continua Zannotti. Queste sono solo alcune richieste in nome di un sistema equo e giusto che non può e non deve permettersi di lasciare indietro nessuno.
“Non lasciateci #senzamusica”: è questo il grido di aiuto dei lavoratori dello spettacolo che invitano chiunque ad attivarsi adesso, senza aspettare, per fare in modo che la voce di tutti coloro che sembrano dimenticati divenga chiara e forte, fatta da una moltitudine di persone. Ed è proprio l’hashtag #senzamusica che è stato scelto per amplificare il messaggio con la speranza di coinvolgere più persone possibili, da quelli che lavorano nella musica ai semplici ascoltatori, agli appassioni fino ai fan. È partita così una campagna sui social nella speranza che queste voci, almeno adesso, vengano ascoltare e che le proposte di emendamento vengano attuate.
Che sia la volta buona per dare dignità e rispetto a tutto quel settore troppo spesso invisibile?