Gli occhi spiritati di Schillaci per un rigore non dato. La serpentina di Baggio contro la Cecoslovacchia. Le feste in piazza dopo le vittorie azzurre. Notti magiche prima della serata tragica. Napoli divisa. Maradona e Caniggia e Goycochea. Poi l’uscita sbagliata di Zenga e la delusione, forse la più grande di sempre, per l’eliminazione in semifinale. Sono le immagini di copertina di un ipotetico libro dal retrogusto amaro. Titolo possibile: ‘Mondiali Italia ’90, storia di un’occasione persa’. Perché l’eredità del torneo non si misura con il misero terzo posto della nazionale di Vicini. Il flop fu soprattutto organizzativo: tra costi esplosi e ritardi, le opere realizzate (almeno quelle che non sono state abbattute) erano e restano l’emblema dello spreco. Eppure fu un’edizione epocale, anche e soprattutto dal punto di vista sociale e geopolitico. A trent’anni esatti da allora, raccontiamo – a modo nostro – l’Italia, l’Europa e il mondo di quei giorni. Le storie, i protagonisti, gli aneddoti. Di ciò che era, di cosa è restato. (p.g.c.)
Impegnati nella ristrutturazione dello stadio La Favorita di Palermo, in vista del Mondiale che si sarebbe svolto l’estate successiva, cinque giovani operai morirono sul lavoro. Era il 30 agosto 1989, quando un traliccio per il tetto crollò da oltre 30 metri, accartocciandosi su se stesso e causando la morte di quattro ragazzi con il quinto che morirà in ospedale qualche settimana più tardi.
Antonio Cusimano, Giovanni Carollo, Domenico Rosone, Gaetano Palmieri e Serafino Tusa avevano tutti meno di 31 anni. La delegazione della Fifa era passata a visitare il cantiere il 28 agosto. Due giorni dopo, la tragedia. Il 31 agosto i cantieri nei 12 stadi si fermarono per due ore, la domenica successiva i sindacati distribuirono un volantino fuori dagli impianti per chiedere maggiore sicurezza. L’11 settembre a Palermo i lavori ripresero regolarmente. C’era uno stadio da finire e un Mondiale da giocare.
Il 12 giugno 1990 qui si sarebbe giocata la partita tra l’Olanda dei tre milanisti e l’Egitto, finita 1-1. Nel complesso saranno tre le gare giocate a Palermo, tutte del girone F. Le altre due furono Irlanda-Egitto (0-0) e Irlanda-Olanda (1-1). Lo stadio era stato scelto, l’unico della Sicilia, tra i 12 designati per Italia 90. Del lotto era il meno capiente, poteva ospitare 36.986 spettatori. Inaugurato nel 1932 come Stadio del Littorio, venne ribattezzato nel 1937 Michele Marrone e poi dal 1945 Comunale. Durante Italia 90 si chiama La Favorita, dal nome del parco in cui sorge. L’intitolazione al vecchio presidente del Palermo Renzo Barbera è del 2002. Oggi una targa posta all’ingresso centrale ricorda i cinque operai “caduti durante la costruzione dello stadio comunale La Favorita”.
Nel 2008 i familiari delle vittime denunciarono: “Nel giorno dei funerali tante promesse e assicurazioni di un posto di lavoro per le vedove e i loro figli. A 19 anni di distanza nessuna di quelle promesse è stata mantenuta”.
Matteo Fontana ha recentemente pubblicato per Eclettica Edizioni il libro Un’estate in Italia – 1990, Il mondiale delle notti magiche. “Non furono purtroppo le uniche morti bianche di Italia 90 – scrive – Gli stadi erano dei cantieri sempre aperti e delle trappole mortali per chi ci lavorava. Il conto degli operai deceduti e degli incidenti avvenuti all’interno degli interventi per Italia ’90 fu pesantissimo: dodici, le vittime nella fase di costruzione o ristrutturazione degli stadi. Altre dodici quelle provocate da disastri accaduti al di fuori”. Ventiquattro morti in tutto per Italia 90. Non ci furono solo notti magiche.