“Sono molto addolorato per quanto affermato sul mio conto e sulla mia persona dalla trasmissione televisiva Le Iene. È stata messa in discussione la mia professionalità e sono stato accusato di conflitti di interesse su una malattia gravissima, che ha portato lutto e dolore agli italiani. In tutto questo, pensate che non sono stato nemmeno interpellato. Se l’inviato delle Iene lo avesse fatto sono certo che si sarebbe reso conto della verità e quel servizio non sarebbe andato in onda. La mia storia di vita professionale parla per me. Non ho alcun interesse in cure, terapie, vaccinazioni contro COVID-19 . Non solo non possiedo nessun brevetto su anticorpi monoclonali contro COVID-19, ma nessun progetto di ricerca che anche lontanamente possa riguardare questo tipo di molecole potenzialmente utili contro COVID-19 è collegato alla mia persona. Mi sono rivolto all’avvocato Fabio Anselmo per chiedergli un’unica e per me fondamentale cosa: ristabilire la verità. L’avvocato ha accettato il mio mandato e lo ringrazio di cuore. Ho accettato tante critiche. Questa, tuttavia, la percepisco fortissimamente ingiusta”, il virologo Roberto Burioni ha annunciato qualche ora fa sulla sua pagina Facebook Medical Facts la decisione di agire per le vie legali, affidandosi all’avvocato che ha seguito i casi di Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, contro la trasmissione Le Iene.
Martedì scorso il programma di Italia 1 ha dedicato un lungo servizio al virologo realizzato dalla iena Alessandro Politi. Il professore del San Raffaele a Che tempo che fa su Rai2, dove è stato ospite fisso nel corso dell’emergenza, ha parlato diverse volte di “anticorpi monoclonali” come soluzione contro il Coronavirus. Anticorpi, affermano Le Iene, che Burioni studia, ha brevettato e depositato. “Se un medico, o consulente scientifico, vuole dare dei consigli non deve essere finanziariamente o economicamente implicato in erogazione di denaro da parte di chi produce, perché non ci può essere serenità. Addirittura una società, la Pomona, aveva registrato una enormità di suoi prodotti. Io mi domando: se uno brevetta l’anticorpo monoclonale immunizzante del virus JC, e non è solo questo ma sono tanti lui ha interesse quindi a farlo vendere?”, ha dichiarato il presidente del Codacons Carlo Rienzi.
Più volte in queste settimane si è discusso della sperimentazione con il plasma iperimmune, ipotesi su cui Burioni, proprio da Fazio, si era mostrato dubbioso nel corso delle settimane: “Utilizzare i sieri e il plasma dei pazienti guariti può essere in grado di migliorare chi sta male. Questa è una notizia buona non solo per il fatto che si può fare questo, perché poi si può fare poco perché prendere il sangue dai guariti non è una cosa semplice. Il plasma delle persone guarite è disponibile in piccola quantità ovviamente, non è che possiamo svenare i guariti. Noi siamo capaci di fare questi sieri, tra virgolette, artificialmente in laboratorio: si chiamano anticorpi monoclonali umani: è una speranza nuova che si apre. Questi plasmi non sono un farmaco ideale, sono difficili e costosissimi da preparare.”
Politi, anche lui affetto dal Coronavirus, ha donato in ospedale due sacche di plasma e ha ricordato che oggi in Italia ci sono più di 150 mila guariti contro i 6 mila ricoverati con solo 450 persone in terapia intensiva. Numeri, dunque, che permetterebbero di aiutare tutti e i costi, a differenza di quanto sostenuto da Burioni, sarebbero molto più bassi, circa 80 euro a sacca. Nei giorni scorsi il virologo era finito nel mirino anche per i soldi incassati per alcune consulenze, ricordiamo legali e contro nessun codice deontologico, annunciando poi una pausa dai media fino al prossimo autunno. Il programma di Parenti si sofferma anche sui rapporti tra il virologo e Pomona, l’azienda farmaceutica con cui ha depositato molti dei suoi brevetti di anticorpi monoclonali e che si occupa anche di vaccini. Proprietario al 100% Gualtiero Cochis, che possiede ditte in tutta Italia in settori disparati, ma quando Politi lo cerca a casa e si finge interessato per proporre una serie di progetti per la sua azienda farmaceutica, la sorella risponde che “mi ha detto che dovete parlare con Burioni, che lui non se ne occupa. Mi ha detto: guarda, io ho da fare, però digli di parlare con il prof. Burioni”. Quindi Burioni è dentro Pomona? “Credo di sì”. È lui che decide? “Forse decide Burioni”. Si conclude così il dialogo.