Un fantomatico nuovo Presidio Turismo Italia e tante belle intenzioni applaudite subito da Confindustria Alberghi: vanno un po’ a senso unico i punti 42-57 del piano del Comitato di Esperti con cui si aprono gli Stati Generali. Gran parte delle iniziative proposte servirebbero a mettere le pezze all’esistente, fino addirittura a “stimolare la domanda del prodotto alberghiero” (scheda 43), al punto di far “concedere a uso alberghiero beni immobili di valore storico e artistico” (scheda 49).

Peccato che, in primo luogo, il turismo negli ultimi anni abbia contribuito all’economia in Italia ben più di quanto le statistiche ufficiali sull’ospitalità ci dicano e molto al di là del fatturato vero o presunto degli alberghi: si calcola che nella sola Roma, addirittura, ci sia un 30 per cento di sommerso, come ben noto a chi di mestiere si occupa della materia (vedi l’intervento di Antonio Preiti di Sociometrica).

Ancora: sia l’Istat ufficialmente, sia gli addetti ai lavori con le varie associazioni di categoria – come Turismo Property Managers Italia – calcolano che gli appartamenti e le strutture cosiddette extra-ricettive coprano ormai il 55% del mercato dell’ospitalità in Italia, ed è a questa fetta che va aggiunta l’altra cospicua e incalcolabile di cui sopra, ovvero la parte in nero.

Infine, le ultime ricerche ufficiali indicavano già che la tendenza, soprattutto dei turisti stranieri per le permanenze superiori alle 3 notti, ovvero per le vacanze, fosse quella di cercare ospitalità al di fuori del mercato alberghiero; e in questo periodo bastava leggere con un po’ d’attenzione almeno Il Sole 24 ore – abitudine che manager ed esperti dovrebbero pure avere – per capire che anche il Covid ha prodotto un ulteriore incremento di questo trend.

Viene chiamato “effetto cocooning, fa sorridere ripeterlo, ma ha anche un certo senso logico l’idea che dopo essere stati chiusi nel bozzolo (cocoon) domestico per proteggersi, tanti italiani vogliano ricreare qualcosa di simile al nido di casa anche per le prossime vacanze.

Ora, nessuno contesta che un buon sistema alberghiero faccia da volano meglio in situazioni di difficoltà (è il caso, per esempio, del turismo montano in questo periodo, che vede infatti l’Alto Adige come meta privilegiata), ma prima ancora che all’economia è allo stato paesaggistico del Belpaese che non giova affatto la costruzione di altre strutture-monstre per la ricettività, peggio ancora il saccheggio di beni pubblici per farci nuovi hotel.

Ma quando si tratta con ‘manager di comprovata capacità internazionale’ come Colao, ovvero la classe dirigente che ha fatto sprofondare il mondo nel disastro della globalizzazione post-industriale, non c’è da aspettarsi granché: con l’arroganza proverbiale di chi appunto è abituato a vivere in un iperuranio di potere, autoblu, grand hotel e voli privati o in prima classe, i nostri esperti hanno messo nero su bianco alcune indicazioni per il prossimo biennio che prescindono dallo stato reale delle cose.

Per il rilancio del turismo, altro che buttare soldi per i grandi alberghi: sarebbe necessario privilegiare la rete dei piccoli operatori più sensibili alla tutela del territorio e alla sostenibilità, convincere comuni e regioni a investire nelle infrastrutture della mobilità dolce, a ripristinare e mantenere in buono stato sentieri e cammini, a moltiplicare le piste ciclabili e inventarsi tante belle iniziative ecologiche, come le chiusure temporanee al traffico delle strade più spettacolari d’Italia.

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