Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il centro sociale occupato, in una traversa di via Nomentana e di fronte al comando della Finanza, era il quartier generale della cellula anarco-insurrezionalista, smantellata nella mattinata del 12 giugno dai carabinieri del Ros. I 7 arrestati sono accusati di almeno 5 attentati con ordigni ed esplosivo tra il 2010 e il 2017 e avevano appoggi anche a Pisa e a Milano. Il Campidoglio aveva già chiesto lo sfratto
Programmavano attacchi incendiari in varie zone “strategiche” di Roma e provincia, finanziando la “lotta armata” attraverso l’organizzazione di serate rap e hip-hop. E lo facevano all’interno di un palazzo occupato di proprietà del Campidoglio. Tra l’altro, situato proprio di fronte alla sede del comando regionale della Guardia di Finanza. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il centro sociale occupato Bencivenga era il quartier generale della cellula anarco-insurrezionalista, smantellata nella mattinata del 12 giugno dai carabinieri del Ros che hanno eseguito 7 arresti con le accuse di associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico, atto di terrorismo con ordigni micidiali ed esplosivi e altri reati.
Lo stabile che era stato scelto come ‘base’ è un’ala di un vecchissimo complesso edilizio del Comune di Roma situato in una traversa della via Nomentana che costeggia un’ansa del fiume Aniene. Qui nel 2014 venne arrestato il terrorista basco Xabier Gonzalez Sola, uno dei leader del Collettivo Bandiera Nera. Negli ultimi anni, per “finanziare” l’azione del gruppo, gli occupanti avevano organizzato diverse serate rap e hip-hop. Fra queste, il Sottosuolo festival, l’Hip hop underground e Rappata selvaggia.
L’intero stabile è occupato dal 2001 da militanti della sinistra radicale romana che diedero vita al centro sociale La Maggiolina. Esperienza dalla quale, tuttavia, quelli del Bencivenga si staccarono all’inizio del decennio scorso perché reputavano “troppo commerciale” e “troppo morbida” l’azione politica. La Maggiolina, infatti, aveva ottenuto anche una sorta di riconoscimento pubblico, attraverso una concessione stipulata dal dipartimento Patrimonio del Comune di Roma: ad oggi l’assegnazione è scaduta e gli occupanti, cui è contestata una morosità cospicua, hanno ricevuto l’avviso di sfratto dal Campidoglio.
Nello stabile sono tuttora ospitate diverse famiglie che si dichiarano in emergenza abitativa. “Auspico che l’edificio rientri al più presto nella disponibilità del Comune di Roma – spiega il presidente del Municipio III, Giovanni Caudo – Il Municipio ha prodotto tutti gli atti necessari. Spero però che ora non si faccia confusione e si mettano sullo stesso piano queste mele marce con le altre esperienze culturali, di tutt’altro tenore, che animano il nostro territorio”. Il riferimento è, oltre alla Maggiolina, anche allo Zoobar, altro ex centro sociale che insiste sulla stessa stradina, e il vicino centro sociale Brancaleone.
“In continuità con i dettami degli ideologi in carcere”, secondo gli inquirenti, dal Bencivenga venivano progettati ed eseguiti diversi piccoli attentati incendiari in tutta la città. Qui si è formata la cellula Santiago Maldonado del Fronte Anarchico Informale, intitolata all’attivista argentino, ucciso in Patagonia, che lottava per i Mapuche. Il fatto più grave fu l’esplosione di un ordigno rudimentale – con dentro 1,6 kg di esplosivo – piazzato il 7 dicembre 2017 davanti alla stazione dei carabinieri di San Giovanni. Ma ci sono altri episodi documenti dagli inquirenti: l’attentato alla stazione dei carabinieri di Roma Gianicolense del 24 ottobre 2010, quello all’agenzia Monte dei Paschi di Siena dell’8 marzo 2012, l’ordigno esplosivo al tribunale di Civitavecchia il 12 gennaio 2016, quello piazzato il 7 dicembre 2017 davanti alla sede romana dell’Eni.
Dalle carte degli inquirenti emergono altri “appoggi” a Roma e in tutta Italia, in cui gli anarchici volevano fare proseliti. Il doppio incontro Una goccia di curaro, del 2018, alla Bam (Biblioteca Abusiva Metropolitana) di via dei Castani a Centocelle, in particolare. Ma anche il Galeone Occupato a Pisa, il Brancaleone Occupato a Milano e l’Asilo Occupato, contro il cui sgombero i militanti del Bencivenga scesero in piazza insieme ad altri loro compagni. Ad ogni uscita, immancabili le scritte sui muri di stazioni e carceri, con insulti e minacce varie alle forze dell’ordine e all’ex ministro dell’Interno, Matteo Salvini.