“Allora io faccio gli arruolamenti, qui è come fosse una squadra, difesa, attacco e centrocampo”. Così il vice Prefetto Claudio Balletta vedeva la formazione nella quale giocava con Giuseppe Sparaneo e Antonio De Matteo. Per la procura di Benevento, però era una vera e propria associazione a delinquere in grado di intervenire prima, durante e dopo i concorsi pubblici per l’assunzione di personale nei Vigili del fuoco, nella Guardia di Finanza, nella Polizia e nell’Arma dei Carabinieri. I tre sono finiti in carcere su ordine del giudice per le indagini preliminari, Vincenzo Landolfi, che ha accolto la richiesta del procuratore di Benevento Aldo Policastro e il sostituto Francesco Sansobrino. Un provvedimento di quasi 1200 pagine nelle quali sono contenute migliaia di intercettazioni dalle quali emergeva il modus operandi con il quale i tre reclutavano candidati e poi li facevano superare i concorsi. Dalle prove scritte a quelle orali, fino alle visite mediche: il gruppo sembrava onnipotente.
Dagli atti dell’inchiesta, infatti, emergono le storie di candidati reclutati nonostante con seri problemi cardiaci. “Nelle ultime visite – si raccontano gli indagati – ci sono stati ragazzi con problemi seri (…) a livello cardiaco, a livello di bilirubina, a livello di altri accertamenti, varicocele che è causa di esclusione”, ma per il gruppo non era un problema insuperabile. “Qua riusciamo a giostrare” si dicevano ignari di essere ascoltati dai finanzieri di Benevento guidati dal capitano Carlo Iannuzzo. “Noi possiamo agire perché il terminale è ottimo (…) lo sapete quanti ragazzi abbiamo per il concorso da ispettori? minimo 150“ diceva De Matteo al vice prefetto Balletta, ritenuto dagli inquirenti il capo promotore dell’operazione che al suo complice chiariva un concetto “tu hai capito che li portiamo tutti quanti! il problema è che dobbiamo capire e valutare la situazione!”.
E anche per chi aveva conti in sospeso con la giustizia, il gruppo riusciva a trovare una soluzione su misura: come per uno dei candidati che in fase di selezioni ha dichiarato di non avere carichi pendenti pur essendo sotto processo. “Quando questo è venuto – racconta uno degli indagati – a fare la visita, mi spiegò questa cosa qua, se vi ricordate, là doveva dichiarare se teneva carichi pendenti, non pendenti…e noi gli dicemmo di mettere che non aveva carichi pendenti perché effettivamente ancora non era stato condannato, la causa era in atto e non c’era alcun provvedimento”. Qualcosa però va storto. La falsa dichiarazione del candidato viene a galla e rischia di far saltare il piano. Il giovane urla contro le persone cui ha versato denaro in cambio del posto fisso e la situazione sta per degenerare. A trovare una soluzione, però, secondo quanto si legge negli atti dell’inchiesta è ancora una volta Balletta: “Diventa determinante – scrive il gip Landolfi – l’attivazione risolutiva del Balletta stesso che, anche al fine di salvaguardare l’integrità del sodalizio, interviene proficuamente con la commissione giudicatrice, ottenendo l’immediata convocazione del candidato, bypassando tutte le problematiche sottese non solo al carico pendente in capo allo stesso, ma anche e soprattutto alla circostanza che il giovane aveva dichiarato il falso sottoscrivendo un atto ove aveva omesso di indicare la sussistenza di detti procedimenti a suo carico”. Tutto risolto, insomma.
E lo stesso avveniva per centinaia di giovani che in media, versavano una mazzetta da 20mila euro ciascuno: una montagna di denaro che gli indagati, a volte, non sapevano dove nascondere. Anche per questo i finanzieri hanno ritrovato nel corso delle perquisizioni quasi 250mila euro in contanti nascosto negli armadietti in altri luoghi curiosi. E la richiesta del posto fisso portava al gruppo continui candidati: “Veniamo a noi, dottore quanti ne possiamo portare?” chiedeva Sparaneo in occasione di un imminente selezione, “tutti! – rispondeva Balletta – portiamo i vincitori e gli idonei, visto che vogliono la guerra, capito? Visto che stiamo là! Quando arriveremo lì ci spartiremo le cose con chi le dobbiamo dividere; quanti ne sono 400? questo a me, questo a te, questo al figlio del re!”. Per il gip Landolfi: “Obiettivo costante dell’associazione è approfittare, cinicamente e senza farsi alcuno scrupolo, del desiderio di giovani candidati di ottenere, anche in modo illecito, un impiego stabile nonché della disponibilità dei loro genitori a ‘comprare’ tale impiego dando fondo ai propri risparmi o addirittura – aggiunge il magistrato – indebitandosi”.