Come secondo pronostico, perché dopo lo 0-1 di San Siro si diceva che il Napoli avesse un piede e mezzo in finale , e adesso li ha tutti e due. Ma non come se nulla fosse successo. Il clima surreale delle porte chiuse, il fattore campo azzerato, Eriksen nel cuore dell’Inter e Mertens di nuovo con il Napoli nel cuore, di cui da oggi è ufficialmente nella storia, come miglior marcatore di tutti i tempi. È cambiato tanto, non tutto: i nerazzurri di Conte giocano meglio, passano in vantaggio, a tratti dominano, ma sprecano, e buttano via l’ennesima partita decisiva dell’anno. Il Napoli difende, segna in contropiede, strappa l’1-1: quanto basta per guadagnarsi la finale di Coppa Italia, per la decima volta.
A ben vedere, il risultato dell’andata in realtà è pesato, è grazie a quello che Gattuso si qualifica. In campo però non si è visto. Non solo perché sono passati tre mesi, di mezzo c’è stata una pandemia mondiale che ha annullato stati d’animo, sensazioni, condizioni, tutto. Neanche perché con le porte chiuse, gli spalti vuoti, le misure imposte dal coronavirus, il fattore casa non esiste più (oggi non ha inciso per la qualificazione, ma su questo bisognerà ragionare). Almeno all’inizio, ciò che restava del gol di Fabian Ruiz a San Siro lo ha cancellato subito un calcio d’angolo di Eriksen dopo una manciata di minuti, forse deviato impercettibilmente da Di Lorenzo, che si infila tra le gambe di Ospina e beffa il portiere azzurro.
Il vantaggio ha la firma comunque di Eriksen. E proprio Eriksen è stato a lungo la grande novità della serata, nel bene e nel male, soprattutto nel bene. Mai così a suo agio negli schemi di Conte, mai così integrato nel centrocampo nerazzurro: prima non era né mezzala né trequartista, né carne né pesce, ora riesce a essere entrambe. Parte defilato, si accentra per essere sempre nel vivo dell’azione, vero rifinitore della coppia d’attacco, in fase di non possesso tiene come punto di riferimento il regista avversario Demme. È come se i tre mesi di pausa fossero serviti al suo inserimento in gruppo, che tanto aveva fatto discutere a inizio 2020: come ciò sia stato possibile non è chiaro, visto che le squadre sono state ferme a lungo e si allenano a pieno regime solo da un paio di settimane. Forse bastava un po’ di fiducia, un po’ di coraggio.
Certi limiti, che poi non sono neanche limiti ma semplici caratteristiche, non si cancellano. Ad esempio, il dinamismo, la corsa all’indietro. È sempre ad Eriksen che Insigne scappa in campo aperto, su un contropiede innescato direttamente da un rilancio di Ospina, miracoloso su Candreva un minuto prima: proprio dopo che l’Inter aveva sfiorato il raddoppio, probabilmente il colpo del ko, arriva il pareggio del Napoli, firmato da Mertens, solo in mezzo all’area, puntuale col suo appuntamento con la storia azzurra (e presto probabilmente col rinnovo). Ma la colpa del gol non è certo del danese, quanto della solita Inter, delle sue imperdonabili disattenzioni quando conta.
Il pareggio rimette la gara sui binari preferiti di Gattuso, gli stessi, questi sì, già visti con successo all’andata: difesa, difesa, a volte ma senza esagerare anche contropiede. La fatica comincia a sentirsi, le squadre si allungano. Poi anche i ritmi si abbassano. Conte cerca nuove energie nella tripla sostituzione, una delle novità post Covid a cui dovremo abituarci: Biraghi, Moses e Sanchez per Young, Candreva e soprattutto Lautaro, completamente nullo, né un guizzo né un tiro in porta in oltre un’ora di gioco, chissà se per caso o per calciomercato.
Proprio Sanchez ravviva l’attacco, ma è ancora Eriksen ad andare vicino al gol qualificazione, due volte, su punizione, soprattutto con un diagonale in mezzo all’area salvato ancora da Ospina: tra assist e parata decisiva, migliore in campo. L’Inter chiude con Ranocchia cambio della disperazione, come ai vecchi tempi di Spalletti, e l’ennesima partita decisiva persa (in realtà pareggiata, ma vale come una sconfitta) della prima stagione di Conte, perché certe cose non cambiano, neanche dopo il Covid. Mercoledì in finale all’Olimpico sarà Juventus-Napoli, grande classico di Coppa Italia.