Si tratta di un provvedimento “draconiano”, ha spiegato il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Verona, Francesco Cobello. Anche perché verrà chiuso a tempo indeterminato il punto nascite, che è il più grande del Veneto, con in media dieci parti al giorno
Una decisione senza precedenti per i reparti di terapia intensiva neonatale e di terapia pediatrica dell’ospedale di Verona: sono stati spostati in un altro edifico e quasi tutto il personale, ad eccezione dei dirigenti medici, è stato assegnato ad altre attività. Si tratta di una decisione radicale che nasce dalla scoperta di un batterio che può essere letale per i neonati, mentre è innocuo per gli adulti. Si tratta di un provvedimento “draconiano”, ha spiegato il direttore generale dell’azienda ospedaliera di Verona, Francesco Cobello. Anche perché verrà chiuso a tempo indeterminato il punto nascite, che è il più grande del Veneto, con in media dieci parti al giorno. E così le partorienti dovranno essere dirottate negli ospedali limitrofi, a Negrar, a Villafranca o a San Bonifacio.
Da un paio d’anni, infatti, ricorre nelle analisi dei neonati la presenza del citrobacter, a fasi alterne. Ma si tratta di una presenza molto pericolosa. “È un batterio solitamente innocuo – spiega Massimo Franchi, direttore dell’Ostetricia e ginecologia dell’azienda ospedaliera – che si trova normalmente nel corpo di persone sane, ma che in determinate circostanze e su soggetti più esposti, può causare infezioni anche gravi”. Ovvero, encefaliti e meningiti. Un anno fa, nell’aprile 2019 era nata una bimba che è deceduta lo scorso novembre, dopo aver contratto una grave forma di encefalite che aveva causato danni irreversibili al cervello.
Pochi giorni fa un paio di perizie hanno confermato che la causa è da ricercare proprio n quel batterio e che l’infezione era avvenuta nel reparto di terapia intensiva neonatale. Cobello ha parlato di una decisione “unica i Italia”, anche perché i genitori di altri neonati hanno chiesto accertamenti su altre morti sospette. Il direttore generale ha aggiunto: “Ufficialmente, il trend dei casi era in calo, ma si sono verificati dodici casi in contemporanea, dei quali uno ha sviluppato un’infezione. Visto che il problema continua a ripresentarsi nonostante i reiterati tentativi di debellarlo, abbiamo deciso di provare il tutto per tutto”.
Sono già in corso le operazioni per spostare i locali delle terapie intensive neonatali e pediatriche, che sono collocato all’ospedale della Donna e del Bambino in un’altra area del corpo centrale dell’ospedale. E avverrà anche la rotazione completa di una cinquantina tra infermieri ed altri operatori sanitari. I bimbi già ricoverati verranno trattati fino alle dimissioni. Gli interventi di sanificazione saranno radicali, non escluso l’abbattimento dell’intonaco. Per garantire un maggiore controllo sulle procedure, le autorità sanitarie veronesi hanno nominato una commissione di esterni composta dal pediatra vicentino Massimo Bellettato, dal microbiologo veneziano Claudio Scarparo e da Elena Narne, dell’azienda Zero della Regione Veneto. Francesca Frezza, la madre di Nina, la bimba scomparsa, commenta: “Non è un caso. Ci sono molti genitori preoccupati e almeno due famiglie hanno avuto dei lutti, ma a molti genitori non sono state date risposte”.