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di Serena Verrecchia

Una mattina, lo confesso, vorrei svegliarmi salviniana. Neanche leghista, che pure sarebbe un’esperienza ai limiti del metafisico. Salviniana proprio. Con la maglietta del Capitano addosso e il manuale del Cazzaro Verde sul comodino. Vorrei provare l’ebbrezza di condividere un post della Bestia e sentirmi una persona vagamente sagace.

Vorrei convincermi che il problema insormontabile del Paese siano i barconi al largo di Lampedusa, così gli altri 49 milioni di problemi, o giù di lì, possano apparire tutto sommato trascurabili. Mi piacerebbe incazzarmi con la pancia e non con la testa, giusto per non rovinarmi l’aperitivo con mojito delle 19. Vorrei citofonare a chi mi pare ed esaltarmi ad ogni parola del mio Capitano, il Walt Whitman incompreso, il Robin Williams che saliva coi piedi sui banchi e strappava le pagine dai manuali. Meglio ancora se sotto i piedi ci sia la faccia di Giuseppe Conte e tra le pagine di quei manuali, cinque o sei dossier che sarebbe meglio lasciare ad impolverare.

Un’altra mattina, lo confesso, vorrei svegliarmi 5stelle. Specie di questi tempi di astinenza da stadi. Ma vorrei svegliarmi tra quelli che stanno in curva, non tra quelli che comprano il posto in tribuna. Vorrei gridare il mio amore così: con la foga, con gli applausi, con il maiuscolo degli striscioni e la bava alla bocca di certi cori. Mi piacerebbe urlare che ci son troppe cose che non vanno anche se spetta a me lavorare per cambiarle.

Mi piacerebbe guardarmi allo specchio con quella convinzione lì: che è la mia la faccia più pulita, irreprensibile, educata, onesta e fascinosa che si sia mai vista nei palazzi del potere. E se qualcuno dovesse avere il coraggio di asserire il contrario, via con gli insulti da Curva Sud, le frecciate, i caratteri cubitali, gli hashtag del “sì ma quando c’erano loro” e la lista di tutti gli orrori, commessi sì, ma rigorosamente dagli altri.

E poi vorrei svegliarmi meloniana. Sentirmi una donna, una madre, una cristiana, un’italiana e tutte quelle cose lì. Ma sentirmici come ci si sente Lei, con slancio energico e impeto poderoso. Mi piacerebbe prendermi meriti inesistenti, lasciare agli altri il lavoro sporco e sigillare in un contenitore ermetico l’onestà intellettuale, tanto per essere sicura che non si ribelli persino lei. E poi, più di tutto, mi piacerebbe svegliarmi meloniana per poter denunciare la deriva autoritaria del governo Conte. Finisce sempre che tre o quattro gonzi ci credono sul serio.

Una mattina però, vorrei svegliarmi anche dem, con lo sguardo afflitto, i capelli scompigliati e la puzza sotto il naso. Sarebbe bello avere le spalle sempre coperte, la certezza assoluta che qualsiasi bazzecola io dica ci sia sempre il Salvini di turno a spararla più grossa. Vorrei convincermi di avercelo più lungo di tutti. Pure di Conte, che adesso va bene per carità, ma poi… chissà.

Una mattina vorrei svegliarmi pure con la tessera di Forza Italia nel portafogli. Solo per travestire da garantismo quell’irrefrenabile voglia di arraffare tutto e scamparla sempre. O quasi. E perdersi il gusto di svegliarsi Calenda – come si chiamano i suoi adepti? Esistono degli adepti di Carlo Calenda? – e parlare come fossi un leader vero, con una forza realmente tangibile alle spalle? Mai.

E poi, dulcis in fundo, sogno di svegliarmi renziana, prima o poi. Che, mi rendo conto, sarebbe possibile solo in una realtà alternativa, una realtà nella quale De Niro è profondamente trumpiano, Travaglio berlusconiano, Feltri astemio e Italia Viva un partito. Ma sai che sballo giocare a nascondino con la coerenza!

Non è solo una macabra perversione la mia. È la curiosità di provare qualcosa di forte, almeno una volta. Svegliarmi con le idee meno confuse, abbandonare questo pessimismo immotivato e arrivare a comprendere, finalmente, le benedette logiche di partito.

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