C’è un retroscena inedito che riguarda le nomine del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria nel giugno del 2018: il ministro Alfonso Bonafede chiese al vicecapo Dap Marco Del Gaudio di restare al suo posto. Il Fatto ha ricostruito questa altalena di decisioni di Bonafede: il 19 giugno 2018 chiama il magistrato di sorveglianza di Novara Lina Di Domenico (incontrata già l’11 giugno 2018) e le propone di accettare seduta stante il posto di vicecapo Dap. Il giorno dopo comunica al Csm questa e altre nomine chiedendo per lei il fuori ruolo, poi ci ripensa e il 22 giugno nel pomeriggio chiede a Marco Del Gaudio di restare al suo posto. La dottoressa Di Domenico resta nel limbo per mesi. Alfonso Bonafede dopo averla nominata chiede la revoca della nomina stessa e la rinomina solo a settembre. Quindi, a differenza del capo Dap Francesco Basentini, di Fulvio Baldi, capo gabinetto, o di Giuseppe Corasaniti, Capo Dag, Lina Di Domenico non è inserita subito nella struttura ministeriale. Solo a ottobre del 2018 – e solo per il gran rifiuto di Marco Del Gaudio – diventa finalmente vicecapo Dap.
Marco Del Gaudio è un magistrato di grande esperienza che ha alle sue spalle successi nella lotta alla camorra ma non è il classico uomo gradito al M5s. Napoletano, 53 anni, Del Gaudio è legato da decenni alla corrente di sinistra Magistratura Democratica ed è stato nominato prima vice-capogabinetto del ministro Andrea Orlando e poi ad agosto 2017 Vice-capo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria.
Nessuno si stupisce quando il 20 giugno 2018 viene fatto fuori dal Dap da Alfonso Bonafede. Alle 11 di mattina di quel giorno di giugno l’allora consigliere del Csm Luca Palamara trasmette in gran segreto ai suoi fedelissimi la lista dei nomi scelti da Bonafede e appena comunicati al Csm. Nella sua chat fa la lista: c’è Fulvio Baldi capo gabinetto (poi dimessosi dopo un articolo de ilfattoquotidiano.it sulle sue conversazioni con Luca Palamara, ancorché non indagato), c’è il capo Ispettorato Andrea Nocera (poi dimessosi per un’indagine per corruzione a Napoli), c’è il capo DAG Giuseppe Corasaniti (poi dimessosi per le incomprensioni con il resto dello staff di Bonafede), c’è anche il capo del Dap Francesco Basentini (dimessosi per lo scandalo scarcerazioni) e c’è pure il vicecapo Dap Lina Di Domenico. Nonostante le indiscrezioni della vigilia per Di Matteo, come scrive in chat Palamara, non c’è ‘Nulla’.
Sono passate due settimane dall’insediamento del primo Governo Conte. La notizia si diffonde il 20 giugno mattina alla festa della Guardia di Finanza. Per celebrare il 244esimo anniversario del Corpo a Villa Spada con il comandante generale Giorgio Toschi c’è il nuovo che avanza: il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’interno Matteo Salvini e la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati che appone la medaglia d’oro al merito civile sulla bandiera della Guardia di Finanza.
C’è anche il capo Dap Santi Consolo che riceve in quel contesto una telefonata dal ministro. Bonafede gli chiede di andare al Ministero per un colloquio nel quale, dopo mille complimenti, gli comunica che ha appena nominato al suo posto Francesco Basentini. Santi Consolo non la prende bene e annuncia al ministro le sue dimissioni dalla magistratura appena terminato il passaggio delle consegne al nuovo capo del Dap.
Anche il suo vice Marco Del Gaudio è stupito dalle modalità della sua rimozione. Il 22 giugno, a margine di un convegno all’hotel Sheraton Parco dei Medici, parla con Bonafede durante la prima uscita pubblica del Ministro davanti ai magistrati. Il ministro lo convoca per il pomeriggio nella sua stanza al Ministero. E lì venerdì 22 giugno pomeriggio, Alfonso Bonafede a sorpresa chiede a Del Gaudio di restare al suo posto. Il vicecapo del Dap è sorpreso. Fa notare al Ministro che ha appena nominato Lina Di Domenico al suo posto e ha già chiesto due giorni prima al Csm per lei il fuori ruolo ma Bonafede gli spiega che non c’è problema. La nomina della Di Domenico si può revocare. Del Gaudio da un lato è gratificato dall’altro spiega al ministro che non stravede per l’idea di fare il vice di Basentini. Bonafede insiste ma Del Gaudio resta perplesso e chiede qualche giorno per pensarci.
Bonafede gli parla anche di Antonino Di Matteo e spiega a Del Gaudio la sua idea: creare la casella di vicecapo della giustizia minorile per offrirla alla dottoressa Donatella Donati, nominata pochi mesi prima da Andrea Orlando del Pd per tre anni a capo degli Affari Penali, e proveniente dalla segreteria di Gennaro Migliore (allora Pd). Secondo Bonafede la Donati potrebbe accettare di buon grado lo spostamento lasciando il posto libero a settembre per Di Matteo.
Un’operazione simile però, come Del Gaudio spiega al ministro, richiederebbe tempi lunghi e probabilmente un provvedimento normativo con la copertura dell’impegno di spesa per la creazione di un nuovo ufficio. Bonafede scopre così la sua buona conoscenza della macchina ministeriale e si convince di aver fatto un errore a rimuoverlo. Marco Del Gaudio potrebbe essere il Virgilio giusto per accompagnare il neo-nominato Basentini nell’inferno del Dap. Il magistrato promette di pensarci su e si congeda.
Anche Francesco Basentini in quelle ore gli rinnova la richiesta di restare ma Del Gaudio resiste. Il magistrato napoletano capisce che Bonafede fa sul serio quando lo avvertono da Roma che il ministro ha revocato la nomina di Lina Di Domenico. Prima di avere l’assenso di Del Gaudio a restare al suo posto, Bonafede chiama la neo-nominata vicecapo Dap e le comunica la revoca della sua nomina. Il ministro le spiega che preferisce un passaggio di consegne più morbido. Accanto a Basentini vorrebbe tenere Del Gaudio come vicecapo per qualche tempo. Poi, tra qualche mese, si vedrà.
Quando Marco Del Gaudio apprende della revoca della Di Domenico scrive una lettera al ministro Bonafede per comunicare ufficialmente che preferisce lasciare il Dap, come inizialmente previsto e disposto. Così Alfonso Bonafede incassa il secondo no dopo quello di Di Matteo, ricevuto il 20 giugno dopo il primo incontro interlocutorio del mattino del 19 giugno.
A ben vedere i giochi si fanno il 19 giugno. Quella mattina Bonafede incontra Di Matteo e gli dice che non vuole lui ma Basentini a capo del Dap. E la sera dello stesso giorno il ministro chiama la magistrata di sorveglianza Di Domenico, che aveva incontrato al ministero già l’11 giugno 2018 per parlare di Dap senza però specificare quale poltrona fosse in ballo per lei.
Il Ministro alle sette di sera del 19 le comunica tre cose: la vuole nominare vice capo del Dap; le chiede di dare il suo assenso formale scritto subito e infine, a richiesta della neo-nominata vice, le comunica che il Capo sarà Basentini. La richiesta formale di fuori ruolo per Basentini e Di Domenico arriva al Csm il 20 mattina. In quel momento Di Matteo incontra al ministero per la seconda volta Bonafede e gli comunica con nettezza che non è interessato agli Affari Penali ma solo al Dap, dove però Bonafede gli spiega di avere già nominato Basentini.
Quindi riepilogando: ci sono stati due ripensamenti di Alfonso Bonafede sui vertici del Dap. Tra il pomeriggio del 18 giugno e le 11 di mattina del 19 giugno Bonafede deecide di non offrire a Di Matteo ma a Basentini la direzione del Dap. Lo spiega il ministro il 6 maggio durante il question time alla Camera: “mi convinsi – dopo una prima telefonata e in occasione di un primo incontro al ministero – che questa seconda opzione (Direzione Affari Penali e non DAP, Ndr) fosse la più giusta”, ha detto il ministro.
“Quando il dottor Di Matteo venne al ministero gli dissi che tra i due ruoli sembrava meglio gli Affari penali (…) e a me era sembrato, ma forse oggi scopro che mi sono sbagliato, che alla fine dell’incontro fossimo d’accordo. Questo spiega perché il giorno dopo mi chiese il secondo incontro, peccato che nel frattempo io avevo già fatto”, ha spiegato nella sua telefonata alla trasmissione Non è l’arena.
Ora si scopre che per la poltrona di vicecapo del Dap Bonafede revocò la sua nomina del 20 giugno. Avrebbe potuto fare lo stesso con la nomina di Basentini a Direttore del Dap, avvenuta sempre il 20 giugno? La deliberazione ufficiale ci fu solo il 27 giugno in Consiglio dei ministri, su proposta di Bonafede. Nella sua discrezionalità il ministro avrebbe potuto cambiare idea sul numero uno come sul numero due? Un fatto è certo Bonafede scelse nella sua discrezionalità politica di revocare la Di Domenico per lasciare spazio a Del Gaudio e di non revocare Basentini per fare spazio a Di Matteo. Nonostante Del Gaudio non avesse accettato. Mentre Di Matteo lo avrebbe fatto. Le ragioni di questa duplice e divergente scelta discrezionale potrebbero essere spiegate dal Ministro durante la sua audizione in Commissione Antimafia prevista nelle prossime settimane.