Si avvicina il secondo anniversario della
strage del 14 agosto 2018 e i lavori per la ricostruzione del
viadotto di Genova sono quasi ultimati, con
solo sette mesi di ritardo rispetto ai proclami iniziali. Slittamento trascurabile considerando la
pandemia, la “stagione delle piogge” che contraddistingue da qualche anno l’autunno ligure e altri contrattempi durante l’esecuzione dei lavori. Ma quella che i costruttori di
Fincantieri e
Webuild (ex Salini Impregilo) avevano immaginato come una grande serata di
festa, con tanto di
diretta Rai, concerto pop e conduzione di
Amadeus, è ormai ufficialmente saltata.
A ‘guastare la festa’, chiedendo “che si interrompa la
sbornia di inaugurazioni che ha contraddistinto tutta la durata dei lavori di demolizione e ricostruzione del ponte” il
comitato dei familiari delle 43 vittime del crollo, ancora in attesa non solo di
verità e
giustizia, ma anche di garanzie sulla presente e futura
messa in sicurezza della rete autostradale.
Nella lettera aperta firmata qualche giorno fa
Egle Possetti, che quel 14 agosto ha perso la sorella Claudia, suo marito
Andrea Vittone e i due figli, non ha usato mezzi termini: “
Non si permettano di nominare neanche i nostri cari durante la cerimonia, perché non possiamo farli diventare un
ninnolo alla festa, il loro ricordo troverà spazio il 14 agosto, quando,
lontano da passerelle politiche, potranno avere il giusto rispetto che meritano”.
Una bocciatura secca del programma della cerimonia alla quale i parenti delle vittime erano stati invitati dal Commissario per la ricostruzione e sindaco Marco Bucci, che aveva successivamente pensato di mediare il conflitto venutosi a creare limitandosi a raddoppiare gli eventi: “Divideremo le cerimonie: una per l’inaugurazione e una per il ricordo delle vittime”, aveva risposto in diretta streaming a una studentessa che lo aveva incalzato sulla questione.
A smorzare definitivamente le velleità di festeggiamenti, ribadendo il concetto espresso dal comitato dei parenti delle vittime, ci ha pensato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che con una telefonata ai rappresentanti delle istituzioni locali ha precisato che la sua presenza alla cerimonia è vincolata a quella dei parenti delle vittime e alla garanzia “che non ci sia nessun elemento di spettacolo, nessuno show televisivo che accompagni il taglio del nastro, che non sia un evento slegato alla memoria della tragedia”.
La mediazione definitiva alla quale sta lavorando la struttura commissariale è l’organizzazione di un evento privo della componente ‘pop’ del concerto in stile Sanremo in diretta Rai, ma comunque fortemente evocativo con la partecipazione dei parenti delle vittime e del Presidente della Repubblica, inno di Mameli, suono delle sirene del porto, taglio del nastro e ipotetico sorvolo delle Frecce tricolori.
In attesa di ricevere conferme ufficiali su tempi e modi dell’inaugurazione, quello che sembra di capire è che tutti i soggetti coinvolti abbiano messo da parte l’esuberanza per allinearsi al pensiero espresso dalla portavoce del comitato delle vittime Egle Possetti: “Il rispetto al lavoro e all’impegno di tutti non può impedirci di dire che per noi la festa sarà quando avremo davanti agli occhi i colpevoli di questo massacro, quando sarà fatta reale giustizia per questi omicidi delle nostre amate famiglie che non hanno avuto scampo”. Potrebbe essere confermato il concerto di musica classica in piazza suonato dall’orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, ritenuto assolutamente appropriato dal comitato dei parenti delle vittime: “Perché non critichiamo le celebrazioni in quanto tali, ma solo quando vengono proposte con leggerezza o toni euforici”.
Infine, rispetto al nome da dare al viadotto disegnato da Renzo Piano, si è espressa l’ex moglie di una delle vittime, Andrea Cerulli, tra le righe di una più ampia lettera aperta nella quale ribadiva che non c’è nulla da festeggiare: “Il nuovo ponte esiste solo perché è crollato il ponte Morandi per incuria e arrivismo“, ha scritto, aggiungendo che “non si può pensare di chiudere un capitolo dando al ponte un nome nuovo che non ha a che fare con il 14 agosto. Perché sarebbe naturale che quel ponte si chiamasse ’14 agosto’. È da lì purtroppo che è nato, niente e nessuno può cancellare quel maledetto giorno”.