Gli inquirenti stanno cercando di identificare tutti colorovche hanno permesso al gruppo degli indagati di garantire a centinaia di candidati, in cambio di mazzette che superavano anche i 20mila euro, il posto fisso nei Vigili del fuoco, in Polizia, nella Guardia di finanza e nell’Arma dei Carabinieri. Da una intercettazione si comprende che il sistema andava avanti da 10 anni
Il terremoto giudiziario sui concorsi pubblici truccati nato dalle indagini della dalla procura di Benevento rischia di trasformarsi in uno tsunami per i palazzi romani. Le indagini dei finanzieri campani, coordinati dal procuratore Aldo Policastro e dal sostituto Francesco Sansobrino, puntano ora proprio nella capitale alla ricerca dei numerosi complici che hanno permesso al gruppo composto dal vice Prefetto Claudio Balletta, dall’ex funzionario del Vigili del fuoco in pensione Giuseppe Sparaneo e dal funzionario dei pompieri in servizio a Benevento Antonio De Matteo di garantire a centinaia di candidati, in cambio di mazzette che superavano anche i 20mila euro, il posto fisso nei Vigili del fuoco, in Polizia, nella Guardia di finanza e nell’Arma dei Carabinieri.
Dalle migliaia di intercettazioni raccolte dai finanzieri di Benevento guidati dal capitano Carlo Iannuzzo emerge in modo chiaro infatti che Balletta, che ricopriva il ruolo di capo ufficio affari concorsuali del ministero dell’Interno e considerato al vertice dell’associazione a delinquere, aveva il potere di intervenire verso membri delle commissioni esaminatrici per superare eventuali problematiche che impedissero ai candidati “amici” di superare il concorso e indossare la divisa. Balletta, “in virtù del suo ruolo attuale – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare – può nominare o sostituire i commissari d’esame dei concorsi nei VV.FF., ha costanti contatti con i dirigenti medici delle commissioni d’esame, ed è in grado di conoscere prima della loro pubblicazione la banca dati contenente i quiz preselettivi del concorso di imminente pubblicazione per l’accesso ai VV.FF.”. Il suo ruolo, inoltre, gli permette di intervenire anche nei concorsi per la Polizia di Stato.
In una conversazione, tra De Matteo, Sparaneo e Balletta, infatti i primi due raccontano al Vice Prefetto dell’incredulità di un candidato al termine di una delle prove:
“S: mi ha detto il ragazzo ieri, è il figlio di un capo reparto che sta con me, alla fine sono tutti brava gente, persone serie, che ti garantiscono e che fanno quello che dico io, e ieri mi ha detto: ‘la psicologa non mi ha domandato proprio niente, solo se ero fidanzato’. Poi mi ha detto ‘ah ma tu sei (omissis)? Ah ok! Va bene, te ne puoi andare!’, mentre ha detto che gli altri li hanno tenuti un’ora”
B: hai capito o no! che voleva dire secondo te?
D: che era stato segnalato, coperto…
B: questo! Hai capito allora quando faccio una cosa del genere!”
Ed è proprio a questo lungo elenco di nomi che le indagini puntano. Membri di commissioni che, in cambio di denaro o di favori per l’avanzamento in carriera, avrebbe permesso a candidati talvolta con gravi problemi di salute di superare le prove e indossare la divisa. Proprio De Matteo, infatti, a uno dei candidati per convincere un candidato a versare la tangente, spiega che Balletta “chiama il Presidente” e “poi tutti i Medici” delle commissioni per intervenire in caso di difficoltà. De Matteo, quindi, prova a giustificare l’ingente richiesta di denaro, come strumento necessario per oliare tutti gli ingranaggi del sistema: “il problema è questo, purtroppo lui si è dovuto portare tutti i dottori, quindi il regalo che prende lo distribuisce… capito che fanno! non è che gli dà 1000 euro a ciascuno, ce ne dà 500, là sono più di 12 dottori, lo psicologo pure la devi pensare perché è della Polizia”.
E se durante i mesi lo svolgimento del concorso, i membri della commissione venivano sostituiti, i costi per i candidati potevano aumentare. Come dimostrano uno dei numerosi episodi scovati dai finanzieri di Benevento: la terza tranche chiesta a un candidato era di 7.500 euro e non più di 4mila perché “diversi membri della commissione – si legge nell’ordinanza – d’esame erano cambiati” e “gli indagati avevano dovuto affrontare diversi viaggi a Roma e pagare diversi pranzi per intercedere presso di loro, sostenendo le relative spese”. Una storia che secondo gli inquirenti va avanti da tanti, troppi anni: “Poi le notizie, se le abbiamo prima perché Peppe si vuole bene con questo Dottore! Il Dottore è innamorato, ha trovato una simpatia con Peppe che sono 10 anni!”. Un vero e proprio vaso di Pandora che ora potrebbe essere scoperchiato definitivamente se uno degli indagati arrestati nei giorni scorsi decidesse di vuotare il sacco e fornire nomi e cognomi di tutti coloro che hanno fatto del sistema.