Ormai è una reazione a catena. Anche la Food and Drug Admnistration (Fda), come riportano i media Usa, ha ritirato la sua autorizzazione all’uso di emergenza per due farmaci contro il coronavirus promossi da Donald Trump per i timori sulla loro sicurezza ed efficacia. Si tratta della idrossiclorochina (assunta per un periodo anche dal presidente) e della clorochina: non hanno superato i recenti test clinici e i medici hanno avvisato che possono causare seri problemi al cuore.
Il caso idrossiclorina, nelle scorse settimane, ha scosso il mondo scientifico con il ritiro dello studio pubblicato su The Lancet – in cui si affermava che aumentava la mortalità – che ha annunciato l’apertura di un’inchiesta. La ricerca, apparsa su quella che è considerata una delle più autorevoli riviste scientifica, aveva innescato una serie di reazioni da parte dell’Oms, dell’autorità francesi e dell’Aifa con la sospensione o il blocco delle sperimentazioni in corso.
Ma, lo studio aveva al suo interno molte incongruenze, “ho subito notato un errore grossolano di statistica”, aveva spiegato al Fattoquotidiano.it Andrea Savarino, ricercatore dell’Iss, che ha sollevato il 26 maggio, primo in Europa, i dubbi sullo studio di Lancet. Dopo tre giorni, il 29 maggio, 120 ricercatori di tutto il mondo (tra cui Harvard ed Oxford) avevano scritto una lettera all’editore di Lancet, mettendo in discussione la validità della pubblicazione perché nello studio erano stati usati “dati” provenienti da una società considerata inaffidabile.
Nei giorni scorso poi l’Organizzazione mondiale della sanità aveva comunicato la ripresa dei trial con idrossiclorochina con l’annuncio da parte del direttore direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in conferenza stampa a Ginevra. Nello studio ritirato si analizzavano 96mila cartelle cliniche provenienti da 671 strutture ospedaliere di tutto il mondo.