Cessione di 532 filiali a fronte delle 400-500 indicate all’inizio. Intesa Sanpaolo ha siglato un accordo integrativo dell’accordo vincolante con Bper Banca sulla cessione di un ramo d’azienda costituito da un insieme di filiali del gruppo che nascerebbe dalla fusione con Ubi Banca e dai rispettivi dipendenti e rapporti con la clientela. Lo comunica la stessa banca, che così risponde alle risultante istruttorie comunicate dall’Antitrust. L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha ritenuto infatti che la concentrazione “non sia allo stato degli atti suscettibile di essere autorizzata“, specificando che l’accordo per la cessione di un ramo d’azienda a Bper non può “essere preso in considerazione quale intervento volto a risolvere le criticità concorrenziali”.
L’offerta pubblica di scambio con cui Intesa Sanpaolo intende acquisire Ubi Banca è stata lanciata lo scorso 17 febbraio. La decisione definitiva dell’Antitrust è attesa nella seconda metà di luglio. Intanto l’accordo integrativo con Bper prevede un ampliamento del ramo d’azienda oggetto di cessione a 532 filiali a fronte delle 400-500 indicate all’inizio. “Il Ramo – si legge in una nota – sarà composto da depositi e raccolta indiretta da clientela stimati rispettivamente in circa 29 miliardi e 31 miliardi e da crediti netti stimati in circa 26 miliardi”. Per oltre il 70% si tratterà di “clientela basata nelle regioni settentrionali“.
Un punto che era però stato oggetto delle osservazioni fatte dall’Antitrust. L’Autorità il 9 giugno scorso ha spiegato che l’accordo sottoscritto da Intesa e Bper non poteva essere preso in considerazione per tre ragioni. La prima era la “sostanziale indeterminatezza del perimetro del ramo di azienda di Ubi, oggetto di cessione in favore di Bper”, che è stata ora specificata dall’accordo integrativo. La seconda ragione erano le “incertezze in merito all’effettiva attuazione di tale accordo” qualora Intesa detenga a valle dell’offerta pubblica di scambio “il mero controllo al 50% più 1 azione del capitale sociale di Ubi”. Infine, appunto, l’Antitrust ha sottolineato la “sostanziale inefficacia di tale accordo rispetto alle criticità in altre aree del territorio italiano, diverse dalle province del nord-ovest”.