Il 13 maggio è stato approvato dal consiglio dei ministri il “First Playable Fund”, un fondo per il finanziamento di prototipi di videogiochi che ha l’obiettivo di sostenere lo sviluppo dell’industria dei videogiochi a livello nazionale.

Ma il nuovo fondo ha trovato il primo ostacolo sul suo percorso: l’emendamento 38.32, presentato da un gruppo di deputati del Partito democratico tra cui l’ex ministra Marianna Madia, propone di sopprimere i commi dal 12 al 18 dell’art. 38 del decreto (quelli contenenti le disposizioni in merito al First Playable Fund), aggiungendo i 4 milioni previsti ai 10 milioni che lo stesso articolo vede destinati “per la concessione alle start up innovative di agevolazioni sotto forma di contributi a fondo perduto finalizzate all’acquisizione di servizi prestati da parte di incubatori, acceleratori, innovation hub, business angels e altri soggetti pubblici o privati operanti per lo sviluppo di imprese innovative“.

Durante il recente periodo di lockdown, in Italia l’utilizzo di videogiochi per intrattenersi è letteralmente schizzato alle stelle però, nonostante sia stato più volte affermato che il nostro Paese sia uno dei principali fruitori di videogiochi e che ne alimenti il mercato in maniera cospicua, il “creare” videogiochi da noi è ancora visto come un lavoro strano e utopico, forse perché ancora troppo legati concettualmente a tipologie di lavoro più fisiche e meno “virtuali”; ma sono tanti gli studi di sviluppo in Italia, di piccole e medie dimensioni, che ogni anno producono giochi, formando una realtà che ormai non si può più ignorare.

Il First Playable Fund, per come è stato approvato con il DL Rilancio, prevede una dotazione finanziaria iniziale di 4 milioni di euro per il 2020, fondi destinati a sostenere le fasi di concezione e pre-produzione dei videogiochi, necessarie alla realizzazione di prototipi, tramite l’erogazione di contributi a fondo perduto, riconosciuti nella misura del 50 per cento delle spese ammissibili, e per un importo compreso dai 10.000 euro e 200.000 euro per singolo prototipo. L’istituzione del fondo, qualora non passasse l’emendamento dei deputati del PD, rappresenta un passo importante, che non solo può aiutare a salvare i piccoli studi che a causa della pandemia si sono ritrovati in grossi guai, ma che dà speranza, a chi in questa industria ha sempre creduto, e tutt’ora ci crede.

Il prototipo di un videogioco rappresenta la prima versione giocabile dell’opera ed è lo strumento attraverso il quale gli sviluppatori presentano il loro progetto di sviluppo a editori e investitori per ottenere finanziamenti necessari per la successiva produzione del prodotto finale e per la sua distribuzione sul mercato internazionale. La realizzazione del prototipo, che di solito coincide con le fasi di concezione e pre-produzione, richiede un investimento rilevante in termini di risorse da parte delle imprese e solitamente avviene in regime di autofinanziamento da parte delle imprese stesse, senza poter contare su apporti finanziari di editori e/o investitori, che possono intervenire nelle successive fasi della produzione.

Altri paesi europei prevedono già fondi simili per supportare la propria industria videoludica, come la Germania che dal 2019 ha deciso di stanziare 50 milioni di euro l’anno per i prossimi 5 anni, o Francia e Regno Unito, con rispettivamente fondi da 4milioni di euro (dal 2008) e 4milioni di sterline (dal 2015), senza dimenticare la Polonia, che grazie ai corposi investimenti nell’ultimo decennio è oggi casa di centinaia di studi tra grandi e piccoli, che danno lavoro ad oltre 6000 sviluppatori, tra cui CD PROJEKT RED, uno dei più grandi studi d’Europa che può vantare tra le sue opere la celebre serie The Witcher e che si appresta a lanciare nei prossimi mesi l’attesissimo Cyberpunk 2077. Proprio in Polonia il comparto vale da solo oltre 400 milioni di dollari, senza dimenticare che a livello globale oggi il solo settore videogiochi fattura più della somma di cinema e musica.

I principali rappresentanti del settore in Italia nelle scorse ore si sono attivati con una petizione su Change.org per chiedere il ritiro dell’emendamento che, se approvato, vanificherebbe il lavoro svolto negli ultimi mesi, continuando a penalizzare lo sviluppo del comparto legato allo sviluppo di videogiochi in Italia rispetto al resto d’Europa.

Nelle scorse settimane, prima che venisse presentato l’emendamento, avevamo avuto la possibilità di parlare del processo con cui era nato il First Playable Fund con la sottosegretaria M5s Mirella Liuzzi e con Adriano Bizzoco, Public Affairs Manager per IIDEA (l’associazione che rappresenta parte degli studi di sviluppo italiani). La sottosegretaria Liuzzi aveva dichiarato: “È molto importante che anche l’Italia entri nel mercato dei videogiochi, ed è importante che si capisca quanto questo mercato può far bene al nostro paese“. Mentre Bizzoco parlando del lavoro dell’associazione da lui rappresentata, aveva ribadito l’importanza che il governo “riconosca sempre di più l’industria del videogioco italiano, che può essere un motore importante per la nostra economia come gli altri“.

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