Se questo mio post avesse una colonna sonora sarebbe Theme from Love Story del grande Andy Williams:
Where do I begin to tell the story
Of how great a love can be
“Dove inizio a raccontare la storia
di quanto può essere grande una storia d’amore”
Perché quella dei 5 Stelle è una storia d’amore raccontata dai media come una storia di guerra. Beceri personalismi, fake news, cavalieri improbabili, lotte per il potere, schieramenti, divisioni, litigi, accoltellamenti alle spalle, sotterfugi, meschinità, doppiogiochismo.
Dall’altro verso abbiamo il mito fondativo di Casaleggio e Grillo che decidono per il bene dell’umanità (iniziando dall’Italia) di fondare un partito e BeppeGrillo.it è la sua voce. Il suo capo non capo che elargisce il suo amore (e la sua popolarità) ad un gruppo di ragazzi e ragazze volenterosi e li fa entrare in Parlamento in massa per scardinare il Sistema. O almeno provarci.
Ecco dovremmo giudicarli su questo, non se ci sono o meno riusciti (perché è ovvio che la risposta è no) ma se ci stanno provando. O se c’hanno provato. Ecco io credo di sì, che lo si è provato a fare. Per questo quella dei 5 Stelle è un’idea buona, ma del tutto da ripensare, ma non devono illudersi i suoi (ragazzi) non c’è nessun Movimento 5 Stelle senza Beppe Grillo. O almeno non sarà mai in questa forma.
L’ho scritto già in altri post, puoi raccontare la stessa storia in mille modi diversi, la stessa storia, gli stessi accadimenti, puoi leggerli in crescendo o in calando. Ora per esempio, le parole di Alessandro Di Battista sono l’inizio della fine o sono l’inizio di un nuovo ciclo?
Storia di amore o di guerra, bene. Poi però se vogliamo esser seri, la verità di fondo – che io non ho detto – in tutto questo tipo di discorsi è solo una: manca una legge seria sui partiti in Italia e un sistema elettorale adeguato che possa fare uscire il meglio (per esempio, vogliamo ridisegnare i collegi e ripristinare l’uninominale, affinché un candidato sia espressione di un territorio, come accade nel Regno Unito)?
Il Partito Democratico con Walter Veltroni si era dato un autoregolamento (fondato sulle primarie) ecco, quella era la strada giusta; ora, a distanza di 15 anni, possiamo affermarlo: è andato tutto all’aria. Addio primarie, i candidati sono tornati a esser scelti dalle segreterie dei partiti, pesati, bilanciati tra alleati, localismi, personalismi, non c’è nessuna regola certa. I regolamenti vengono aggiustati in divenire, invece di migliorarli, vengono fatte correzioni su correzioni e le primarie finiscono nella spazzatura. Ora è legittimo che Di Battista chieda un Congresso? Sì è legittimo, lo chiedo pure io, il Movimento 5 Stelle è un partito troppo grande per non darsi delle regole.
E non parliamo della piattaforma di voto Rousseau, perché non c’è una vera e propria tessera del Movimento: tu non ti iscrivi a un partito, ti iscrivi per votare le decisioni di un partito. Eh va bene può anche restare, ha la sua funzione. Ma non puoi sostituirla alle primarie: le elezioni primarie sono un rito pubblico, collettivo, vanno celebrate, anche grazie ai media, non puoi fare a meno dei media, il candidato deve essere messo alla prova prima di essere votato. E la prova deve avvenire davanti a tutti, è solo lì che puoi testare un candidato di fronte agli elettori tutti e di fronte le telecamere.