Aridatece la quarantena. Aridatece Bobo Vieri. Lassù in quel doppio riquadro in verticale, in quella casella de Il Gioco dei Nove da dove dominare gli astanti, in quello spazio sideral casalingo che in tempi di Covid-19 è diventato un imperdibile Lascia o Raddoppia, il bomber zingaro, il sinistro di Dio (dopo Gigi Riva) ha costruito il suo piccolo impero mediatico e comunicativo. Viste le dirette Instagram di Vieri durante il lockdown mai nulla sarà come prima. Ogni trasmissione sportiva impallidirà.

Ogni Domenica Sportiva o Tiki Taka verrà polverizzata all’istante. Bobo nostro, Bobo sciupafemmine oggi con la testa a posto, Bobo sintetico anzi impalpabile nei messaggi su WhatsApp, è diventato “lo re”. “Perché devi essere tu – Bobo – lo re?”. Perché intanto tutti, in questa quarantena, ti hanno copiato. E “lo re” è quello che viene imitato con risultati patetici. Chi mai potrebbe riprodurre la lunga attesa, i silenzi mentre guarda incazzato come una iena la telecamerina del pc, le imprecazioni sottotraccia, la pausa prolungata mentre Bobo “lo re” attende che Vimeo, Zoom, Teams – o chi per loro – lo faccia accedere al collegamento con l’ospite? “Sei volte t’ho fatto la richiesta, Bobo, sei!”, gli ha sparato sul nasone con le dita Marco Materazzi.

Bobo homo technologicus, Bobo sapiens sapiens, Bobo autentico e naturale. Chi riesce a sbellicarsi dalle risa, tutto attorcigliato sulla poltrona reale, in pantaloncini bianchi e infradito da sauna, senza risultare scomposto, fuori di sé, impostato, fasullo? Nessuno. Ecco allora che ogni diretta web di Bobo con l’ospite diventa un’epifania, un carnevale di Rio, una fasolada alla Peo Pericoli. Ognuno si accoccola davanti a quell’occhiale marrone acquistato al banco in farmacia e apre il suo cuore, lo scrigno dei ricordi, l’intimità da spogliatoio, la doccia (con o senza saponetta) a fine partita. Bobo psicologo, Bobo filosofo, Bobo confessore. Quando è il turno di Pippo Inzaghi ne esce un amarcord struggente di quando volavano scoppole in area di rigore. Un vademecum per attaccanti travolti dalla violenza bruta e maschia dei difensori di provincia. Bobo e Pippo che si leccano le ferite, che si danno pacche sulle spalle, che si misurano le cicatrici.

Piccoli Rambo del pallone. Bobo moglie, Bobo amante, Bobo signora della porta accanto. Quando Cassano gli spiega perché è arrivato alla conferenza stampa di presentazione al Real Madrid con il “peluche” sul collo c’è tutta l’intramontabile virilità tra calciatori che nemmeno Piqué e Ibrahimovic nel parcheggio del campetto del Barcellona. Per non dire di Totti, pronto a mostrargli come una fedelissima geisha la sua camera da letto arricchita della gattina senza pelo che lo scalda sotto le coperte standogli “in mezzo alle gambe, non me par vero, me l’ha comprata mi moglie”. Bobo conducator, Bobo presidentissimo, Bobo “lo re”. Quando arriva il collegamento con Sebastian Veron sbuca perfino la confessione: chiesi al presidente di prenderti. Che un direttore di rete gli apra un programma subito a Bobo Vieri. Ciabatte, pantaloncini, t-shirt e agendina dello smartphone scrollata come un rosario. Al resto pensa lui. Improvvisando. Al naturale. Sempre che la linea regga.

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