La Spagna punta tutto sul Recovery Fund, che deve essere approvato “il prima possibile”, mentre per ora la possibilità di attivare la nuova linea di credito pandemica del Mes resta in soffitta. “In questo momento la Spagna non ne ha bisogno“, chiarisce la ministra degli Esteri del governo spagnolo, Arancha Gonzalez Laya, intervistata dal Sole 24 Ore. La linea di credito del Fondo salva-Stati, istituita ad hoc per l’emergenza coronavirus, non ha condizionalità e risulta conveniente per i Paesi che si indebitano a tassi relativamente alti rispetto al resto dell’Eurozona. Ma tutti gli Stati del Sud temono lo “stigma” e la reazione negativa dei mercati, che potrebbe interpretare l’attivazione del Mes come un segnale di debolezza. Per questo il ricorso al Fondo salva-Stati potrebbe avvenire dopo un accordo tra Paesi come Italia, Spagna e Portogallo, per accedere ai prestiti contemporaneamente.

Intanto proprio il tema del Mes resta uno dei nodi nell’agenda della maggioranza e il premier Giuseppe Conte lunedì ha ribadito: “Sul Mes, non ci sono novità rispetto a quanto già dichiarato. C’è una discussione, ognuno fa delle valutazioni, ma noi come governo non abbiamo necessità di attivare il Mes”, ha spiegato ai cronisti in un punto stampa a Villa Pamphili. Aggiungendo che “semmai dovremo fare delle valutazioni, le faremo con il Parlamento“. “Il Mes è allettante però la Francia non lo sta prendendo, la Spagna non lo sta prendendo e nemmeno la Grecia… non è che c’è un po’ puzza di bruciato? Ragioniamoci”, commenta Giancarlo Cancelleri, vice ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, ospite di 24 Mattino su Radio 24.

Sul Mes nessuno vuole fare il primo passo: “L’azione costante della Bce – risponde la ministra Gonzalez Laya al Sole 24 Ore – ha messo liquidità in circolo rendendo meno necessario il ricorso al Mes. La Spagna inoltre continua a finanziarsi sul mercato a condizioni favorevoli. Ma non abbiamo preconcetti, l’utilità del Mes dipende dalla situazione di ciascun Paese”. Come l’Italia, anche Madrid guarda soprattutto al Recovery Fund, il vero strumento “fondamentale per la ripresa dell’economia europea”. “Serve il prima possibile. Prima dell’inizio dell’autunno spero che sarà stato approvato. Diciamo per settembre“, è l’auspicio della ministra del governo Sanchez. Che fissa anche quali sono i paletti nella trattativa da parte della Spagna, spesso condivisi anche con Roma: il fondo “deve avere una dimensione adeguata – spiega – e non deve mettere in difficoltà, con ulteriore debito, i Paesi che vi fanno ricorso. Per la Spagna serve ora, per stimolare la nostra economia: ora. Dobbiamo riportare rapidamente l’occupazione sui livelli pre-crisi”.

Sulla strada per raggiungere questi obiettivi il principale ostacolo restano le posizioni dei Paesi del Nord, in particolare dei cosiddetti frugali: “Le divisioni tra Nord e Sud causano danni a tutti: non siamo nel 2008, siamo nel 2020 e questa è una crisi che colpisce tutti. È ormai evidente che o si esce assieme rapidamente dalla crisi o la ripresa sarà molto lenta e soprattutto molto dolorosa, per tutti”, risponde la ministra Gonzalez Laya. Che sulle critiche ai rigoristi torna ad allinearsi con l’Italia, con cui la Spagna vuole fare fronte comune: “Voglio ricordare che per un euro investito nell’Europa, Olanda, Austria o Germania hanno un ritorno doppio rispetto a quello di Italia o Spagna”. “Confido che tutti i governi capiscano qual è la strada da seguire, nel loro stesso interesse”, aggiunge ancora Gonzalez Laya. Perché, se “l’Unione ha risposto con il Sure per l’occupazione, con i fondi Bei e con il Mes”, per la ripresa saranno “imprescindibili” il Recovery Fund e nuovo bilancio europeo.

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