Montanelli, della statua non mi importa ma ora che so della sua vicenda dei dubbi me li pongo
Prima di parlare di Indro Montanelli mi sciacquo la bocca. Non ho avuto modo di conoscere personalmente, a differenza di altri illustri giornalisti italiani, l’uomo e lo scrittore di Fucecchio. Come tanti altri l’ho conosciuto solo attraverso i suoi articoli e i suoi libri. Con tutta sincerità non sapevo dell’episodio che lo vede protagonista del matrimonio con una bambina di 12 anni abissina. Colpa della mia ignoranza che ho cercato di colmare andando a rivedere una vecchia intervista a Montanelli facilmente reperibile su YouTube.
In quel programma, L’ora della verità , il noto giornalista afferma: “Pare che avessi scelto bene. Era una bellissima ragazza di 12 anni. Scusate ma in Africa è un’altra cosa. E così l’ho regolarmente sposata nel senso che l’avevo comprata dal padre che mi ha accompagnato insieme alle mogli degli ascari. Queste non seguivano la banda ma ogni quindici giorni ci raggiungevano. Arrivava anche questa mia moglie con la cesta in testa che mi portava la biancheria pulita”.
A quel punto è interrotto da una donna in studio, una giornalista: “Lei ha detto tranquillamente di aver avuto una sposa di 12 anni e a ha detto in Africa queste cose si fanno. Vorrei chiederle come intende normalmente i suoi rapporti con le donne?”. Montanelli a quel punto risponde: “Nessuna violenza perché in Abissinia a 12 anni si sposano”. La giornalista lo incalza: “Sul piano di consapevolezza dell’uomo. Se lo facesse in Europa riterrebbe di violentare una bambina vero? Quale differenza creda che esiste dal punto di vista biologico e psicologico?”. Montanelli a quel punto afferma: “Non è questione, a 12 anni si sposano. Se lei vuole istruirmi un processo a posteriori…”.
Ma non è l’unica fonte informativa sull’argomento. Sul Corriere della Sera nella nota rubrica La stanza di Montanelli una lettrice 18enne, Rossella Locatelli, chiede al giornalista di raccontare l’avventura. Montanelli non nasconde nulla: “Si trattava di trovare una compagna intatta per ragioni sanitarie e di stabilire con il padre il prezzo. Dopo tre giorni di contrattazioni a tutto campo tornò con la ragazza e un contratto redatto dal capo-paese in amarico, che non era un contratto di matrimonio ma – come oggi si direbbe – una specie di ‘leasing’, cioè di uso a termine. Prezzo 350 lire (la richiesta era partita da 500) più l’acquisto di un ‘tucul’ cioè una capanna di fango e di paglia del costo di 180 lire. La ragazza si chiamava Destà e aveva 14 anni: particolare che in tempi recenti mi tirò addosso i furori di alcuni imbecilli ignari che nei Paesi tropicali a 14 anni una donna è già donna, e passati i venti è una vecchia. Faticai molto a superare il suo odore, dovuto al sego di capra di cui erano intrisi i suoi capelli, e ancor di più a stabilire con lei un rapporto sessuale perché era fin dalla nascita infibulata…”
Non vorrei passare per imbecille: il codice penale italiano considerava violenza carnale i rapporti sessuali con minori di 14 anni, ma il codice civile vigente all’epoca consentiva il matrimonio purché la sposa avesse almeno 12 anni e riconosceva valido il matrimonio del cittadino italiano all’estero qualora avesse contratto detto matrimonio secondo le forme stabilite in quel Paese. Ciò rendeva legittimo il rapporto tra Montanelli e la sua sposa, visto altresì che detto matrimonio indigeno non venne mai impugnato da alcuno.
Montanelli dal punto di vista legale non violò alcuna regola. Resta il fatto che io non avrei mai fatto ciò che il giornalista laureato in giurisprudenza, proveniente da una famiglia elevata culturalmente ed economicamente, ha compiuto su una 12enne. Stiamo tra l’altro parlando di un uomo occidentale, acculturato, che anche dopo anni non si è mai pentito di quell’atto. Giudicare i fatti avvenuti quasi cent’anni fa non è semplice e non lo voglio fare. Chi sono io per farlo? Voglio solo provare a riflettere sulla condizione dell’uomo.
Le giustificazioni sentite in questi giorni non mi convincono: è vero anche le case chiuse erano legali e molti consideravano normale frequentarle. Ma non tutti gli uomini l’hanno fatto. La polemica in merito alla sua statua non mi appassiona, anche se i simboli in una città dovrebbero rappresentare i nostri valori. E non mi basta dire che allora chissà quante statue dovremmo rimuovere: errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Considero stupido l’atto di averla imbrattata ma mi dispiace leggere articoli come quello di Beppe Severgnini sul Corriere della Sera che difende Montanelli: “Abbattere, per questo, la statua di Montanelli? Sarebbe assurdo e offensivo, come dicevamo. Quella vicenda — non esemplare, certo — non rappresenta l’uomo, il giornalista, le cose in cui ha creduto e per cui s’è battuto”. Se quella bambina fosse la figlia di Severgnini l’avrebbe pensata così? Severgnini ha letto le considerazioni di Montanelli sull’odore di quella bambina?
Come dicevo all’inizio, io non ho conosciuto l’uomo Montanelli ma qualche interrogativo, ora che so di questa vicenda, me lo pongo. So anche, come mi è stato riferito, che per tutta la vita tenne la foto di quella bambina sulla sua scrivania. Chissà perché. Forse le aveva valuto bene? Nel segno della parresia. Io, comunque, non l’avrei voluto come padre.
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La Redazione
Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - La Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) accoglie con interesse l'approvazione definitiva della riforma dell'accesso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia, odontoiatria e Medicina veterinaria e si rende disponibile a collaborare con il ministero dell'Università e della Ricerca (Mur) per l'attuazione delle iniziative di orientamento nelle scuole secondarie superiori. Uno degli aspetti qualificanti della riforma - spiega la società scientifica in una nota - è proprio l'attività di orientamento, che rappresenta un'opportunità concreta per avvicinare gli studenti alle discipline sanitarie, promuovendo la consapevolezza dell’importanza e il fascino di specialità mediche come l'Anestesia e rianimazione. Siaarti ritiene fondamentale sensibilizzare i giovani sulla necessità di coltivare una vocazione verso queste specializzazioni, cruciali per il sistema sanitario e per la gestione delle emergenze ad alta complessità.
"Siamo pronti a offrire il nostro contributo nell'ambito dell'orientamento scolastico - afferma Elena Bignami, presidente Siaarti - affinché gli studenti possano maturare scelte più informate e motivate verso le professioni sanitarie, in particolare quelle dell'area critica". Accanto alle opportunità offerte dalla riforma, permangono tuttavia alcune preoccupazioni. La presidente Siaarti esprime dubbi sulla capacità delle università di garantire una didattica di qualità e un'adeguata formazione pratica con l'incremento degli studenti ammessi. "Numeri così elevati - osserva Bignami - rischiano di compromettere la qualità della didattica frontale e della formazione pratica nei tirocini, con possibili ripercussioni sul livello di preparazione dei futuri medici e specialisti. Non siamo convinti che questo nuovo assetto organizzativo possa realmente garantire un effettivo diritto allo studio e una formazione equa per tutti, soprattutto per la parte pratica".
A destare ulteriori timori è il combinato disposto tra questa riforma e le disposizioni del cosiddetto 'Decreto Calabria' e dei successivi provvedimenti, che consentono ai medici specializzandi, già dal secondo anno di corso, di partecipare ai concorsi per le assunzioni nelle aziende sanitarie. "Se non si pone un'adeguata attenzione alla qualità della formazione - avverte la presidente Siaarti - il rischio è che i giovani medici vedano ridotti non solo gli anni di formazione effettiva, ma anche la loro preparazione a causa del sovraffollamento e della necessità di entrare subito in mondo del lavoro caratterizzato dalla carenza di organico. Ciò - aggiunge - potrebbe avere ripercussioni negative sulla qualità dell'assistenza sanitaria, specialmente nelle discipline ad alta complessità come la nostra".
Siaarti ritiene che sia il momento di aprire una riflessione più ampia sulla durata del percorso formativo in Medicina e Chirurgia e sulla specializzazione. "Potremmo immaginare un corso di laurea in Medicina ridotto a 4 anni, con un percorso di specializzazione della durata di altri 4 anni: i primi 2 senza possibilità di assunzione e gli ultimi 2 con una crescente autonomia professionale - suggerisce Bignami - Questa potrebbe essere una strada per garantire una formazione più mirata e di qualità, evitando il rischio di medici formati in tempi ridotti ma con competenze non adeguate".
Siaarti auspica che i decreti legislativi attuativi della riforma tengano conto di queste criticità e si rende disponibile a un confronto costruttivo con le istituzioni per individuare soluzioni che possano coniugare l'aumento dell'accesso con la necessaria garanzia di qualità formativa.
Gaza, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas ha dichiarato di attribuire la responsabilità dei nuovi raid aerei a Gaza al "supporto politico e militare illimitato" dell'amministrazione statunitense a Israele. "Con il suo illimitato sostegno politico e militare all'occupazione (Israele), Washington ha la piena responsabilità dei massacri e dell'uccisione di donne e bambini a Gaza", ha affermato Hamas in una dichiarazione.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - Intesa trovata nel Pd sul testo della mozione che i dem si apprestano a presentare in occasione delle comunicazioni della premier Meloni in Parlamento in vista del Consiglio Ue. Nel documento, che ora viene sottoposto all'Assemblea dei Gruppi dem, sono confermate le critiche al piano ReArm Eu con un via libera al 'Libro bianco sulla difesa'. Nessun riferimento esplicito a un no al piano di Difesa Ue, invece.
Caltanissetta, 18 mar. (Adnkronos) - E’ ripreso all’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta la deposizione del pentito Pietro Riggio, sentito come teste assistito, nel processo a carico di due ex generali dei carabinieri in pensione accusati del reato di depistaggio. Alla sbarra ci sono gli ufficiali Angiolo Pellegrini, 82 anni, storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone, e Alberto Tersigni, 63 anni, entrambi per anni in forza alla Dia. Secondo la procura di Caltanissetta, rappresentata oggi in aula da pm Pasquale Pacifico, gli ufficiali avrebbero ostacolato le indagini della Procura a riscontro delle dichiarazioni del pentito Pietro Riggio, ex agente della polizia penitenziaria poi arrestato con l’accusa di essere legato clan mafiosi. Secondo l’accusa, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio che avrebbero potuto portare alla cattura dell’allora latitante Bernardo Provenzano e a quelle relative a un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta.
Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la Procura avrebbe agevolato Cosa Nostra favorendo la latitanza del boss corleonese. Già nella scorsa udienza Riggio aveva deposto per diverse ore.
Gaza, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas ha confermato la morte del capo del suo governo nella Striscia di Gaza, Essam al-Dalis, tra i funzionari che sono stati uccisi durante un'ondata di attacchi israeliani sul territorio palestinese. "Questi leader, insieme alle loro famiglie, sono stati martirizzati dopo essere stati presi di mira direttamente dagli aerei delle forze di occupazione sioniste", si legge nella dichiarazione del gruppo islamista, che nomina tra le vittime anche il capo del ministero dell'Interno Mahmud Abu Watfa e Bahjat Abu Sultan, direttore generale del servizio di sicurezza interna.
Il Cairo, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Il ministero degli Esteri egiziano ha condannato gli attacchi aerei notturni condotti da Israele sulla Striscia di Gaza, definendoli una "flagrante violazione" del cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio.
Gli attacchi costituiscono una "pericolosa escalation che rischia di avere gravi conseguenze per la stabilità della regione", si legge nella dichiarazione dell'Egitto, che ha mediato il cessate il fuoco a Gaza insieme al Qatar e agli Stati Uniti.
Varsavia, 18 mar. (Adnkronos) - Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania vogliono ritirarsi dall'accordo internazionale che mette al bando le mine antiuomo, noto anche come Trattato di Ottawa. "Le minacce militari agli Stati membri della Nato che confinano con Russia e Bielorussia sono aumentate in modo significativo - si legge in una dichiarazione rilasciata dai ministri della Difesa di quattro Paesi - Riteniamo che nell'attuale contesto di sicurezza sia fondamentale garantire alle nostre forze di difesa flessibilità e libertà di scelta per utilizzare potenzialmente nuovi sistemi e soluzioni d'arma per rafforzare la difesa del vulnerabile fianco orientale dell'Alleanza".
Il Trattato di Ottawa del 1997 è sottoposto a crescenti pressioni a causa della guerra di Mosca contro l'Ucraina, mentre gli Stati in prima linea stanno rafforzando i loro confini con la Russia. All'inizio del mese, il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto che la Polonia avrebbe iniziato a prendere misure per uscire dal trattato. I quattro Paesi avevano a lungo meditato un ritiro e volevano prendere una decisione regionale congiunta. Si tratta di un segnale politico per Mosca, più che del riflesso di un'immediata necessità militare, sottolinea Politico.
"Le decisioni riguardanti la Convenzione di Ottawa dovrebbero essere prese in solidarietà e coordinamento all'interno della regione. Allo stesso tempo, al momento non abbiamo piani per sviluppare, immagazzinare o utilizzare mine antiuomo precedentemente vietate", ha affermato il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur. All'inizio del mese, il capo di stato maggiore della difesa lettone, il maggiore generale Kaspars Pudāns, ha dichiarato a Politico che le priorità del Paese restano le mine anticarro e i proiettili di artiglieria. Il ministro della Difesa finlandese Antti Hakkanen ha affermato che anche Helsinki sta valutando la possibilità di abbandonare il Trattato, ma non è tra i firmatari della dichiarazione odierna.
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Alex Corlazzoli
Maestro e giornalista
Cronaca - 16 Giugno 2020
Montanelli, della statua non mi importa ma ora che so della sua vicenda dei dubbi me li pongo
Prima di parlare di Indro Montanelli mi sciacquo la bocca. Non ho avuto modo di conoscere personalmente, a differenza di altri illustri giornalisti italiani, l’uomo e lo scrittore di Fucecchio. Come tanti altri l’ho conosciuto solo attraverso i suoi articoli e i suoi libri. Con tutta sincerità non sapevo dell’episodio che lo vede protagonista del matrimonio con una bambina di 12 anni abissina. Colpa della mia ignoranza che ho cercato di colmare andando a rivedere una vecchia intervista a Montanelli facilmente reperibile su YouTube.
In quel programma, L’ora della verità , il noto giornalista afferma: “Pare che avessi scelto bene. Era una bellissima ragazza di 12 anni. Scusate ma in Africa è un’altra cosa. E così l’ho regolarmente sposata nel senso che l’avevo comprata dal padre che mi ha accompagnato insieme alle mogli degli ascari. Queste non seguivano la banda ma ogni quindici giorni ci raggiungevano. Arrivava anche questa mia moglie con la cesta in testa che mi portava la biancheria pulita”.
A quel punto è interrotto da una donna in studio, una giornalista: “Lei ha detto tranquillamente di aver avuto una sposa di 12 anni e a ha detto in Africa queste cose si fanno. Vorrei chiederle come intende normalmente i suoi rapporti con le donne?”. Montanelli a quel punto risponde: “Nessuna violenza perché in Abissinia a 12 anni si sposano”. La giornalista lo incalza: “Sul piano di consapevolezza dell’uomo. Se lo facesse in Europa riterrebbe di violentare una bambina vero? Quale differenza creda che esiste dal punto di vista biologico e psicologico?”. Montanelli a quel punto afferma: “Non è questione, a 12 anni si sposano. Se lei vuole istruirmi un processo a posteriori…”.
Ma non è l’unica fonte informativa sull’argomento. Sul Corriere della Sera nella nota rubrica La stanza di Montanelli una lettrice 18enne, Rossella Locatelli, chiede al giornalista di raccontare l’avventura. Montanelli non nasconde nulla: “Si trattava di trovare una compagna intatta per ragioni sanitarie e di stabilire con il padre il prezzo. Dopo tre giorni di contrattazioni a tutto campo tornò con la ragazza e un contratto redatto dal capo-paese in amarico, che non era un contratto di matrimonio ma – come oggi si direbbe – una specie di ‘leasing’, cioè di uso a termine. Prezzo 350 lire (la richiesta era partita da 500) più l’acquisto di un ‘tucul’ cioè una capanna di fango e di paglia del costo di 180 lire. La ragazza si chiamava Destà e aveva 14 anni: particolare che in tempi recenti mi tirò addosso i furori di alcuni imbecilli ignari che nei Paesi tropicali a 14 anni una donna è già donna, e passati i venti è una vecchia. Faticai molto a superare il suo odore, dovuto al sego di capra di cui erano intrisi i suoi capelli, e ancor di più a stabilire con lei un rapporto sessuale perché era fin dalla nascita infibulata…”
Non vorrei passare per imbecille: il codice penale italiano considerava violenza carnale i rapporti sessuali con minori di 14 anni, ma il codice civile vigente all’epoca consentiva il matrimonio purché la sposa avesse almeno 12 anni e riconosceva valido il matrimonio del cittadino italiano all’estero qualora avesse contratto detto matrimonio secondo le forme stabilite in quel Paese. Ciò rendeva legittimo il rapporto tra Montanelli e la sua sposa, visto altresì che detto matrimonio indigeno non venne mai impugnato da alcuno.
Montanelli dal punto di vista legale non violò alcuna regola. Resta il fatto che io non avrei mai fatto ciò che il giornalista laureato in giurisprudenza, proveniente da una famiglia elevata culturalmente ed economicamente, ha compiuto su una 12enne. Stiamo tra l’altro parlando di un uomo occidentale, acculturato, che anche dopo anni non si è mai pentito di quell’atto. Giudicare i fatti avvenuti quasi cent’anni fa non è semplice e non lo voglio fare. Chi sono io per farlo? Voglio solo provare a riflettere sulla condizione dell’uomo.
Le giustificazioni sentite in questi giorni non mi convincono: è vero anche le case chiuse erano legali e molti consideravano normale frequentarle. Ma non tutti gli uomini l’hanno fatto. La polemica in merito alla sua statua non mi appassiona, anche se i simboli in una città dovrebbero rappresentare i nostri valori. E non mi basta dire che allora chissà quante statue dovremmo rimuovere: errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
Considero stupido l’atto di averla imbrattata ma mi dispiace leggere articoli come quello di Beppe Severgnini sul Corriere della Sera che difende Montanelli: “Abbattere, per questo, la statua di Montanelli? Sarebbe assurdo e offensivo, come dicevamo. Quella vicenda — non esemplare, certo — non rappresenta l’uomo, il giornalista, le cose in cui ha creduto e per cui s’è battuto”. Se quella bambina fosse la figlia di Severgnini l’avrebbe pensata così? Severgnini ha letto le considerazioni di Montanelli sull’odore di quella bambina?
Come dicevo all’inizio, io non ho conosciuto l’uomo Montanelli ma qualche interrogativo, ora che so di questa vicenda, me lo pongo. So anche, come mi è stato riferito, che per tutta la vita tenne la foto di quella bambina sulla sua scrivania. Chissà perché. Forse le aveva valuto bene? Nel segno della parresia. Io, comunque, non l’avrei voluto come padre.
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Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
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Roma, 18 mar. (Adnkronos Salute) - La Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) accoglie con interesse l'approvazione definitiva della riforma dell'accesso ai corsi di laurea in Medicina e chirurgia, odontoiatria e Medicina veterinaria e si rende disponibile a collaborare con il ministero dell'Università e della Ricerca (Mur) per l'attuazione delle iniziative di orientamento nelle scuole secondarie superiori. Uno degli aspetti qualificanti della riforma - spiega la società scientifica in una nota - è proprio l'attività di orientamento, che rappresenta un'opportunità concreta per avvicinare gli studenti alle discipline sanitarie, promuovendo la consapevolezza dell’importanza e il fascino di specialità mediche come l'Anestesia e rianimazione. Siaarti ritiene fondamentale sensibilizzare i giovani sulla necessità di coltivare una vocazione verso queste specializzazioni, cruciali per il sistema sanitario e per la gestione delle emergenze ad alta complessità.
"Siamo pronti a offrire il nostro contributo nell'ambito dell'orientamento scolastico - afferma Elena Bignami, presidente Siaarti - affinché gli studenti possano maturare scelte più informate e motivate verso le professioni sanitarie, in particolare quelle dell'area critica". Accanto alle opportunità offerte dalla riforma, permangono tuttavia alcune preoccupazioni. La presidente Siaarti esprime dubbi sulla capacità delle università di garantire una didattica di qualità e un'adeguata formazione pratica con l'incremento degli studenti ammessi. "Numeri così elevati - osserva Bignami - rischiano di compromettere la qualità della didattica frontale e della formazione pratica nei tirocini, con possibili ripercussioni sul livello di preparazione dei futuri medici e specialisti. Non siamo convinti che questo nuovo assetto organizzativo possa realmente garantire un effettivo diritto allo studio e una formazione equa per tutti, soprattutto per la parte pratica".
A destare ulteriori timori è il combinato disposto tra questa riforma e le disposizioni del cosiddetto 'Decreto Calabria' e dei successivi provvedimenti, che consentono ai medici specializzandi, già dal secondo anno di corso, di partecipare ai concorsi per le assunzioni nelle aziende sanitarie. "Se non si pone un'adeguata attenzione alla qualità della formazione - avverte la presidente Siaarti - il rischio è che i giovani medici vedano ridotti non solo gli anni di formazione effettiva, ma anche la loro preparazione a causa del sovraffollamento e della necessità di entrare subito in mondo del lavoro caratterizzato dalla carenza di organico. Ciò - aggiunge - potrebbe avere ripercussioni negative sulla qualità dell'assistenza sanitaria, specialmente nelle discipline ad alta complessità come la nostra".
Siaarti ritiene che sia il momento di aprire una riflessione più ampia sulla durata del percorso formativo in Medicina e Chirurgia e sulla specializzazione. "Potremmo immaginare un corso di laurea in Medicina ridotto a 4 anni, con un percorso di specializzazione della durata di altri 4 anni: i primi 2 senza possibilità di assunzione e gli ultimi 2 con una crescente autonomia professionale - suggerisce Bignami - Questa potrebbe essere una strada per garantire una formazione più mirata e di qualità, evitando il rischio di medici formati in tempi ridotti ma con competenze non adeguate".
Siaarti auspica che i decreti legislativi attuativi della riforma tengano conto di queste criticità e si rende disponibile a un confronto costruttivo con le istituzioni per individuare soluzioni che possano coniugare l'aumento dell'accesso con la necessaria garanzia di qualità formativa.
Gaza, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas ha dichiarato di attribuire la responsabilità dei nuovi raid aerei a Gaza al "supporto politico e militare illimitato" dell'amministrazione statunitense a Israele. "Con il suo illimitato sostegno politico e militare all'occupazione (Israele), Washington ha la piena responsabilità dei massacri e dell'uccisione di donne e bambini a Gaza", ha affermato Hamas in una dichiarazione.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - Intesa trovata nel Pd sul testo della mozione che i dem si apprestano a presentare in occasione delle comunicazioni della premier Meloni in Parlamento in vista del Consiglio Ue. Nel documento, che ora viene sottoposto all'Assemblea dei Gruppi dem, sono confermate le critiche al piano ReArm Eu con un via libera al 'Libro bianco sulla difesa'. Nessun riferimento esplicito a un no al piano di Difesa Ue, invece.
Caltanissetta, 18 mar. (Adnkronos) - E’ ripreso all’aula bunker del carcere Malaspina di Caltanissetta la deposizione del pentito Pietro Riggio, sentito come teste assistito, nel processo a carico di due ex generali dei carabinieri in pensione accusati del reato di depistaggio. Alla sbarra ci sono gli ufficiali Angiolo Pellegrini, 82 anni, storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone, e Alberto Tersigni, 63 anni, entrambi per anni in forza alla Dia. Secondo la procura di Caltanissetta, rappresentata oggi in aula da pm Pasquale Pacifico, gli ufficiali avrebbero ostacolato le indagini della Procura a riscontro delle dichiarazioni del pentito Pietro Riggio, ex agente della polizia penitenziaria poi arrestato con l’accusa di essere legato clan mafiosi. Secondo l’accusa, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio che avrebbero potuto portare alla cattura dell’allora latitante Bernardo Provenzano e a quelle relative a un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta.
Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo la Procura avrebbe agevolato Cosa Nostra favorendo la latitanza del boss corleonese. Già nella scorsa udienza Riggio aveva deposto per diverse ore.
Gaza, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Hamas ha confermato la morte del capo del suo governo nella Striscia di Gaza, Essam al-Dalis, tra i funzionari che sono stati uccisi durante un'ondata di attacchi israeliani sul territorio palestinese. "Questi leader, insieme alle loro famiglie, sono stati martirizzati dopo essere stati presi di mira direttamente dagli aerei delle forze di occupazione sioniste", si legge nella dichiarazione del gruppo islamista, che nomina tra le vittime anche il capo del ministero dell'Interno Mahmud Abu Watfa e Bahjat Abu Sultan, direttore generale del servizio di sicurezza interna.
Il Cairo, 18 mar. (Adnkronos/Afp) - Il ministero degli Esteri egiziano ha condannato gli attacchi aerei notturni condotti da Israele sulla Striscia di Gaza, definendoli una "flagrante violazione" del cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio.
Gli attacchi costituiscono una "pericolosa escalation che rischia di avere gravi conseguenze per la stabilità della regione", si legge nella dichiarazione dell'Egitto, che ha mediato il cessate il fuoco a Gaza insieme al Qatar e agli Stati Uniti.
Varsavia, 18 mar. (Adnkronos) - Polonia, Estonia, Lettonia e Lituania vogliono ritirarsi dall'accordo internazionale che mette al bando le mine antiuomo, noto anche come Trattato di Ottawa. "Le minacce militari agli Stati membri della Nato che confinano con Russia e Bielorussia sono aumentate in modo significativo - si legge in una dichiarazione rilasciata dai ministri della Difesa di quattro Paesi - Riteniamo che nell'attuale contesto di sicurezza sia fondamentale garantire alle nostre forze di difesa flessibilità e libertà di scelta per utilizzare potenzialmente nuovi sistemi e soluzioni d'arma per rafforzare la difesa del vulnerabile fianco orientale dell'Alleanza".
Il Trattato di Ottawa del 1997 è sottoposto a crescenti pressioni a causa della guerra di Mosca contro l'Ucraina, mentre gli Stati in prima linea stanno rafforzando i loro confini con la Russia. All'inizio del mese, il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto che la Polonia avrebbe iniziato a prendere misure per uscire dal trattato. I quattro Paesi avevano a lungo meditato un ritiro e volevano prendere una decisione regionale congiunta. Si tratta di un segnale politico per Mosca, più che del riflesso di un'immediata necessità militare, sottolinea Politico.
"Le decisioni riguardanti la Convenzione di Ottawa dovrebbero essere prese in solidarietà e coordinamento all'interno della regione. Allo stesso tempo, al momento non abbiamo piani per sviluppare, immagazzinare o utilizzare mine antiuomo precedentemente vietate", ha affermato il ministro della Difesa estone Hanno Pevkur. All'inizio del mese, il capo di stato maggiore della difesa lettone, il maggiore generale Kaspars Pudāns, ha dichiarato a Politico che le priorità del Paese restano le mine anticarro e i proiettili di artiglieria. Il ministro della Difesa finlandese Antti Hakkanen ha affermato che anche Helsinki sta valutando la possibilità di abbandonare il Trattato, ma non è tra i firmatari della dichiarazione odierna.