Davide Mattiello è una di quelle persone che mi fanno sentire orgoglioso di essere italiano. Un Vesuvio vivente prestato al Piemonte. Animatore culturale, fondatore dell’associazione Acmos e della Fondazione Benvenuti in italia, pilastro per anni di Libera e per 5 anni parlamentare della Repubblica Italiana, membro della commissione Giustizia e della commissione interparlamentare Antimafia. Oggi fa il netturbino, avete capito bene, il netturbino. Si è allontanato dalla retorica dei discorsi, delle parole, del faremo, per scendere tra la gente, tra il popolo, tra il paese reale. Raccoglie cartoni e scrive libri.
Il suo ultimo libro, pubblicato da Einaudi Ragazzi, la più grande casa editrice italiana per l’infanzia, si intitola Se vince la mafia. Pubblicato nella nuova collana Presenti Passati, che tanto successo sta riscuotendo nel panorama editoriale italiano per giovani. Un romanzo distopico, in cui in un’Italia di un futuro non troppo lontano, la mafia regna sovrana. Le leggi della nostra Costituzione lasciano spazio al codice d’onore dei mafiosi. Come si è potuti arrivare ad una situazione del genere? Come ha fatto la mafia ad impadronirsi del nostro paese? Per Mattiello tutto ciò è realizzabile solo ed esclusivamente se il popolo cede alle promesse del totalitarismo, del boss di turno, di chi propone ordine e disciplina in cambio di uno scettro.
La storia si svolge in un carcere di massima sicurezza. Un giovane ragazzo recentemente incarcerato incontra un giudice anziano, in cella per la sua resistenza ai mafiosi. In carcere si incontrano un passato fatto di principi e un presente dove i diritti sono calpestati. Il giudice racconta com’era l’Italia prima di arrendersi. Com’era il mondo prima che il codice penale venisse soppiantato dal codice d’onore. In questo libro la mafia trionfa e ci mostra i suoi muscoli dopati dalla paura di chi non riesce ad attraversare il bosco di notte e si affida al cacciatore di turno.
Ciò che questo libro distopico dimostra, non è tanto il mondo governato dalla mafia, ma le nostre debolezze, ferite, paure attualissime, che se non arginate, curate, protette, si infettano fino a cambiare in modo radicale il nostro mondo. Davide Mattiello sembra dirci attenti, basta poco per trovarci in una società che non credevamo possibile. Se vince la mafia è un libro di speranza, è un libro che ci arriva dal futuro per raccontarci il nostro presente, un equilibrista che cammina sul filo del rasoio.
Un volume che dovrebbe essere letto in ogni classe, un volume che racconta le mafie da un insolito punto di vista, nuovo, lontano dalla retorica dei buoni contro i cattivi, del nord contro il sud, delle lupare e delle coppole. Un volume necessario che arriva in libreria in un momento storico particolare, dove pare che il nostro sistema politico e giudiziario stia abbassando la guardia.
Boss che hanno sciolto bambini nell’acido vengono scarcerati, liste di criminali (latitanti da 20 anni) vengono chiuse in un cassetto per l’ennesima campagna elettorale. Criminali accertati, condannati, da arrestare, sono a piede libero a Dubai, godendosi bella vita e soldi, perché i nostri governanti non sono nemmeno in grado di applicare trattati internazionali con i potenti emirati del Dio dollaro.
Questo non è semplicemente un libro per ragazzi, è un libro per famiglie, da leggere a tavola, per discutere, un libro che non ci racconta delle stragi, ma che ci invita a fare, per evitare il buio generato dalla violenza del più forte. L’ennesimo libro azzeccato da Einaudi Ragazzi, dopo lo straordinario successo di Lettere a una dodicenne sul fascismo di ieri e di oggi di Daniele Aristarco, recentemente ristampato e distribuito con uno dei quotidiani più famosi d’Italia.
Bisogna leggere Mattiello, perché, come suo solito, ci mostra sfumature nascoste tra le pieghe di un’Italia, che dopo oltre un quarto di secolo dagli omicidi di Falcone e Borsellino, vive ancora il dramma delle mafie. Mafie non di pecorari e uomini d’onore, ma di colletti bianchi che fanno affari da Trapani a Trento.