Ad aprile fatturato e ordinativi dell’industria italiana praticamente dimezzati rispetto allo stesso mese del 2019: –46,9% e -49%. Tessile e abbigliamento, in particolare, hanno visto il fatturato crollare del 78,5% e i mezzi di trasporto hanno segnato -73,5%. Rispetto a marzo il calo per il fatturato è del 29,4 % e per gli ordinativi del 32,2%. Lo comunica l’Istat, che parla dei peggiori risultati per entrambe le serie storiche – che partono dal 2000 – segnalando come nella media degli ultimi tre mesi la riduzione è del 23,9% e del 27,7%, rispettivamente. Questi numeri seguono quelli sull’andamento della produzione industriale che ha registrato un altro record negativo.
Anno su anno gli ordini calano sia sul mercato interno (-53%) sia su quello estero (-43,6%). E anche il calo mese su mese del fatturato è esteso sia al mercato interno, che cede il 27,9%, sia a quello estero, che segna una caduta del 32%. Per gli ordinativi, sono le commesse provenienti dal mercato interno a registrare il peggiore risultato (-33,9%) rispetto a quelle provenienti dal mercato estero (-30%). La flessione è generalizzata a tutti i raggruppamenti principali di industrie: gli indici destagionalizzati del fatturato registrano una caduta congiunturale del 23,3% per i beni di consumo, del 30,9% per i beni intermedi, del 33,4% per l’energia e del 34,4% nel caso dei beni strumentali. Su base annua, corretto per gli effetti di calendario il fatturato totale diminuisce del 48,1% sul mercato interno e del 44,6% su quello estero.
Per quanto riguarda il comparto manufatturiero, l’Istat evidenzia come tutti i settori registrano variazioni negative. Le flessioni sono più lievi per il comparto farmaceutico (-0,2%) e per quello alimentare (-9,5%), molto più ampie nei rimanenti: dalla chimica (-26,6%) fino ai risultati senza precedenti dei mezzi di trasporto (-73,5%) e dell’industria tessile e dell’abbigliamento (-78,5%).
In termini tendenziali, quindi rispetto ad aprile 2019, l’indice grezzo degli ordinativi segna una caduta 53% per quelli interni e del 43,6% per quelli esteri. L’unica variazione positiva si registra per l’industria farmaceutica (+1,5%), mentre quella negativa più ampia si rileva per il settore dei mezzi di trasporto (-71,2%).