Da una parte Bergomi, Baresi e Ancelotti e la vecchia guardia reduce dal deludente mondiale messicano. Dall’altra una nuova generazione, capeggiata da Vialli e Mancini, proveniente dall’Under 21 cresciuta dall’attuale Ct Azeglio Vicini. Per una volta agli azzurri vengono chieste buone partite per acquisire esperienza in vista dell’edizione italiana del mondiale, che di disputerà due anni dopo. La gara inaugurale viene giocata il 10 giugno contro i padroni di casa e vice-campioni del mondo della Germania.
A Düsseldorf, in uno stadio ricoperto di bandiere tedesche, i ragazzi di Vicini scendono in campo senza timori reverenziali. Pochi minuti e Vialli costringe al miracolo Immel, mandando un chiaro messaggio alla Germania. Per i vari Matthäus, Brehme, Voller e Klinsmann non sarà una passeggiata. Dopo lo spavento i tedeschi si riorganizzano senza però mai risultare davvero pericolosi. Tra gli italiani particolarmente ispirato è Roberto Mancini. Ha ricevuto diverse critiche nei mesi precedenti. Alcuni sostengono addirittura che sia in nazionale immeritatamente. È il settimo minuto della ripresa quando il sampdoriano si prende la sua personale rivincita. Donadoni ruba palla sulla destra e serve Mancini libero in area. Il suo tiro rasoterra mira all’angolino basso più lontano, dove Immel non può arrivare. L’Italia è in vantaggio. Mancini scarica tutta la tensione accumulata. La sua esultanza polemica è rivolta direttamente ai giornalisti presenti in tribuna stampa. Il vantaggio dura però solo quattro minuti. Zenga commette un’ingenuità trattenendo il pallone oltre i quattro secondi previsti dal regolamento. L’arbitro Hackett fischia calcio di punizione a due in area. Littbarski tocca per Brehme che trova il pari. Il risultato non cambierà più. Per Italia e Germania il cammino si interromperà in semifinale, rispettivamente contro Unione Sovietica e Olanda.