The Last of Us Parte II arriva sugli schermi dei possessori della PlayStation 4 dopo 7 anni dall’uscita primo capitolo, e lo fa portando con sè un bagaglio pesante, fatto di scelte, e con un tema, quello dell’infezione di un virus, che sicuramente in questo momento sentiamo più vicino di quanto vorremmo.
Questo secondo capitolo era atteso da tempo, e in molti là fuori volevano sapere cosa sarebbe successo a Ellie dopo il primo titolo. The Last of Us 2 è una storia di sopravvivenza, al contagio, ai mostri, ma anche una sfida alla vita stessa che inesorabilmente porta a scelte difficili, le stesse che potrebbero tormentarci per tutta la nostra esistenza; è un’ode all’abilità dell’uomo di sapersi adattare, migliorare e sopravvivere persino in condizioni di estrema difficoltà, come quelle che la protagonista si trova ad affrontare, in un mondo devastato da creature che una volta erano umane come lei.
Il gioco si riapre quasi da dove lo avevamo lasciato, come se si volesse continuare un discorso che forse non avevamo capito nella sua totalità e che ha ben altro da svelare: a partire dal comparto grafico, che prende tutto il buono del primo capitolo e lo migliora, rendendolo sicuramente uno dei più bei giochi presenti su PS4 a livello visivo, e continuando con un sistema di controllo e combattimento migliorato, con quel poco crafting necessario a potenziare gli equipaggiamenti, dosando ogni volta le risorse recuperate durante l’esplorazione.
Quello che rimane in Tlou2 è un mondo senza più riferimenti, in cui le città si confondono con una Natura matrigna che, indifferente alle sorti della specie umana, prende inesorabilmente il sopravvento riconquistando gli spazi che le appartengono; luoghi in cui gli esseri umani rimasti, e quasi dimenticati, si smarriscono facilmente confondendo bene e male, giustizia e vendetta, amore e paura in un mondo perduto e meraviglioso. The Last of Us Part II è un’esperienza intensa, ma la parte ludica è presente e vivida: tra esplorazione, azione, e momenti di puro stealth la varietà di gameplay è forte e tiene il giocatore incollato allo schermo fino alla fine.
Di certo in The Last of Us 2 la vera protagonista, sebbene la grafica raggiunga picchi altissimi su una console, è la trama e da questo punto di vista non si può che fare un plauso all’ottima regia che sapientemente guida i personaggi in un turbine di sentimenti molto forti, nella loro forma più pura, come amore e vendetta, speranza e angoscia e così umani e vivi da riuscire a sovrastare la morte come la natura che rigogliosa e tenace torna a ricoprire interi palazzi.
A oggi il lavoro svolto da Naugthy Dog è sicuramente uno dei migliori progetti grafici mai realizzati nel mondo dei videogiochi; a livello audiovisivo, Tlou 2 è quanto di meglio si possa vedere oggi su una console, soprattutto verso la fine del suo ciclo vitale, nell’animazione dei volti, vera nota di risalto che accompagna il giocatore in quello che in fondo è un viaggio nell’animo umano, rappresentato con spietata brutalità attraverso la narrazione di scene che saremo “costretti” a vedere e che smuoveranno in ognuno di noi “quel qualcosa”, che sia rabbia o amore, che solo attraverso le grandi opere riusciamo a toccare.
Si potrebbe parlare ancora molto dell’impianto narrativo del gioco di Naughty Dog e della sua veste estetica, del gameplay ereditato dai giochi progettati precedentemente (come Uncharted) e di come tutto sia impacchettato perfettamente per arrivare alla bellezza di questo titolo, ma sicuramente è ancora più importante il messaggio che passa affrontando questa sfida: la vita per quanto messa in difficoltà ogni giorno da nuove minacce, alla fine, “ha la meglio” su tutto, ed è con questa convinzione che scorrono i titoli di coda di quello che a pieno titolo è un “canto del cigno” di PlayStation 4.