L’inchiesta di impeachment avrebbe dovuto indagare Donald Trump non solo per le sue pressioni sull’Ucraina ma anche per altri episodi in cui il presidente cercò di intervenire per ragioni politiche. Una di questo è la sua richiesta di aiuto al presidente cinese Xi Jinping per vincere le elezioni nel 2020. Lo rivela nel suo nuovo libro l’ex segretario alla sicurezza nazionale del presidente, John Bolton. “Le conversazioni di Trump con Xi riflettono non solo l’incoerenza della sua politica commerciale ma anche la confluenza, nella testa del presidente, sui suoi interessi politici con gli interessi americani”, scrive Bolton secondo le anticipazioni del Wall Street Journal. “Mi è difficile identificare una decisione di Trump durante la mia permanenza alla Casa Bianca che non si stata dettata da calcoli per la rielezione“, aggiunge l’ex segretario alla sicurezza nazionale.

Il New York Times riporta anche altre rivelazioni fatte da Bolton, come il desiderio di Trump di bloccare indagini criminali “per fare favori personali ai dittatori che gli piacevano”, citando casi di grandi aziende cinesi e turche. “Il quadro sembrava ostruzione della giustizia come un modo di vivere, cosa che non potevamo accettare”, scrive l’ex consigliere per la sicurezza nazionale, anche se molti si lamentano che avrebbe dovuto testimoniare anziché pensare al contratto da due milioni di dollari per il libro.

Bolton rivela anche altre circostanze imbarazzanti. Ad esempio che Trump non sapeva che la Gran Bretagna è una potenza nucleare, che chiese se la Finlandia fa parte della Russia e che arrivò al ritiro dalla Nato più vicino di quello che si sa. L’ex consigliere per la sicurezza nazionale racconta poi che anche alcuni consiglieri molti vicini al tycoon lo deridevano alle sue spalle: ad esempio, durante l’incontro del 2018 con il leader nordcoreano, Mike Pompeo gli passò una nota che screditava il presidente, dicendo “dice un sacco di cazzate”.

I briefing dell’intelligence, scrive sempre Bolton, erano poi una perdita di tempo “perché molto del tempo era speso ad ascoltare Trump piuttosto che il contrario”. Al tycoon piaceva inoltre mettere i membri del suo staff uno contro l’altro, come quando raccontò a Bolton che l’ex segretario di Stato Rex Tillerson si riferì una volta all’allora ambasciatrice Usa all’Onu Nikki Haley con una oscenità sessista.

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