A penalizzare il tycoon sono innanzitutto la gestione dell'emergenza coronavirus, con gli Stati Uniti che hanno fatto registrare circa un quarto dei casi mondiali, con oltre 117mila vittime, e le proteste nate dopo l'uccisione del 46enne afroamericano di Minneapolis nel corso di un fermo di polizia
Mentre la pandemia di coronavirus sta facendo registrare ancora numeri record negli Stati Uniti, con il presidente che deve anche fare i conti con l’ondata di proteste scatenate dal movimento Black Lives Matter dopo l’uccisione di George Floyd, nei sondaggi relativi alle elezioni del 3 novembre il candidato democratico alla Casa Bianca, Joe Biden, continua ad allungare su Donald Trump. L’ultima rilevazione marcata Reuters-Ipsos parla di un vantaggio nei consensi di ben 13 punti percentuali a meno di cinque mesi dal voto. L’ex vicepresidente dell’amministrazione Obama ha fatto registrare un consenso intorno al 48%, mentre il presidente, che punta al secondo mandato, si ferma al 35%.
Numeri che seguono il trend delle settimane passate, quando altri sondaggi avevano mostrato un vantaggio del Dem di 8 punti, prima, e di 10 punti, dopo. A penalizzare il tycoon è innanzitutto la gestione dell’emergenza coronavirus: gli Stati Uniti hanno fatto registrare circa un quarto dei casi mondiali, oltre 2,1 milioni, con oltre 117mila vittime, ben oltre il limite massimo che il presidente si era dato e più delle morti americane durante la Prima guerra mondiale. E la curva non accenna a calare: al 16 giugno sono oltre 24mila i nuovi casi nel Paese in 24 ore.
La strategia del presidente di non imporre un lockdown a livello nazionale e spingere già da mesi per la riapertura delle industrie e dei locali negli States non ha portato i suoi frutti. E ad essere maggiormente colpite sono state, in particolar modo, le fasce più deboli della popolazione, compresa la comunità afroamericana. La stessa che da settimane è scesa in piazza dopo l’uccisione di George Floyd durante un fermo di polizia a Minneapolis. Nel tentativo di frenare l’emorragia di voti nelle comunità più sensibili agli abusi di potere della polizia, ieri (16 giugno) The Donald ha firmato un ordine esecutivo per la riforma della polizia che, tra le altre cose, vieta la stretta al collo, pratica che negli ultimi anni è stata la causa di alcuni decessi tra i sospettati, “tranne nei casi in cui la vita degli agenti viene messa in pericolo”.
Ma oggi, in collegamento video con la sessione del Consiglio dei diritti umani Onu, il fratello di Floyd, Philonise, ha tenuto un discorso in cui ha detto che “negli Stati Uniti le vite dei neri non contano”, parafrasando il nome del movimento Black Lives Matter. “Gli agenti non hanno mostrato pietà né umanità – ha continuato – e hanno torturato a morte mio fratello per le strade di Minneapolis, davanti ad una folla di testimoni che guardava e li implorava di smettere, dando al popolo nero ancora una volta la stessa lezione, ossia che la vita dei neri non conta negli Stati Uniti”. E ha poi chiesto la creazione di “una commissione d’inchiesta indipendente per indagare sull’uccisione di afroamericani da parte della polizia in America”.