Palazzo dei Marescialli aveva inflitto la sanzione della censura al pm, per alcuni virgolettati che gli erano stati attribuiti dal quotidiano Repubblica e nei quali esprimeva valutazioni sull'inchiesta Consip. La Cassazione aveva annullato con rinvio. Oggi è arrivato il nuovo verdetto: il fatto contestato è stato ritenuto di "scarsa rilevanza"
John Woodcock non commise alcun illecito disciplinare. La sezione disciplinare del Csm ha assolto il procuratore aggiunto di Napoli alla fine del nuovo procedimento su uno dei tanti rivoli nati dal caso Consip. Nel marzo del 2019, infatti, il magistrato era stato già assolto dal Csm per la gestione dell’inchiesta sulla Centrale acquisti della pubblica amministrazione, poi passata a Roma per competenza territoriale. Ma nella stessa occasione gli aveva inflitto la sanzione della censura, per alcuni virgolettati che gli erano stati attribuiti dal quotidiano Repubblica e nei quali esprimeva valutazioni sull’inchiesta Consip, di cui era stato titolare prima del trasferimento nella capitale. Su questa condanna Woodcock aveva fatto ricorso in Cassazione, che aveva annullato con rinvio. Oggi è arrivato il nuovo verdetto.
Secondo il primo giudizio del Csm Woodcock aveva compiuto una grave scorrettezza nei confronti del suo allora procuratore capo Nunzio Fragliasso che gli aveva chiesto di osservare il più stretto riserbo sul caso Consip. Un giudizio che adesso viene completamente ribaltato. La Sezione disciplinare, riunita in una nuova composizione, ha assolto Woodcock perché il fatto contestato è stato ritenuto di “scarsa rilevanza“.
A Palazzo dei Marescialli il pm aveva ribadito di aver espresso quelle riflessioni in un colloquio “che sarebbe dovuto rimanere salottiero” con una giornalista amica, che invece poi tradì l’impegno di non scrivere nulla. “Io sono stato tradito. Se questo inganno, questo tradimento, debba essere causa della mia condanna lo lascio alla serenità della vostra camera di consiglio”, ha detto prima che i giudici si ritirassero per la sentenza. Il pm aveva anche dato lettura delle dichiarazioni dell’allora procuratore di Napoli, lo stesso Fragliasso, che gli ha dato atto di “grande correttezza ed estrema professionalità”. Una versione confermata anche dalla giornalista in questione, Liana Milella, che citata come teste davanti al Csm aveva detto: “Avevo dato la mia parola d’onore che non avrei mai scritto. Ma poi ha prevalso il demone giornalistico, la voglia di fare uno scoop”.