“L’intervista era stata resa prima della riunione, e nella riunione non si era parlato di questo”, così il magistrato Nino Di Matteo in audizione in Commissione Antimafia, torna a parlare dell’estromissione dal pool stragi dopo un’intervista, e delle dichiarazioni rese in diretta televisiva a La7 da Cafiero De Raho, che aveva parlato di due riunioni “precedenti all’intervista” in cui il procuratore nazionale antimafia aveva “imposto riservatezza” ai magistrati. “Se avessi raccontato qualcosa di segreto rispetto alle riunioni – continua Di Matteo in Commissione – Penso sarebbe stato d’obbligo denunciarmi all’autorità giudiziaria“. La pratica, sottolinea Di Matteo, “è tutt’ora pendente”, e quindi “so che una commissione del Consiglio superiore della magistratura se ne sta occupando avendo secretato la pratica”. E su quanto detto in merito alla figura di Luca Palamara, sottolinea: “In un’intercettazione ambientale una decina di giorni prima rispetto al provvedimento di esclusione dal pool, parlando con un altro magistrato della direzione nazionale antimafia, il dottor Cesare Sirignano, si era lamentato del fatto che il dottor Cafiero mi avesse inserito nel pool stragi”. “Nel momento in cui viene pubblicata per la prima volta dal sito La Repubblica la notizia dell’espulsione – conclude – il dottor Palamara manda a Sirignano un messaggio ‘grande Federico (De Raho ndr.). E il dottor Sirignano risponde ‘noi siamo seri’. Perché non lo so”.
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